Welfare

«Stranieri più attenti di noi ai diritti sul lavoro»

Intervista al sindacalista esule Han Dongfang

di Redazione

Nelle sole miniere di carbone, secondo i dati ufficiali, tra il 2000 e il 2006 sono morte più di 40mila persone. Milioni di uomini, e a volte bambini, si spostano dalle province verso le città per lavorare nelle nuove aziende o nei nuovi cantieri. Nel 2004 questi lavoratori guadagnavano circa 780 yuan al mese, poco più della metà della media nazionale di 1.350 yuan. Solo il 12,5% aveva un contratto e il 10% un’assicurazione medica. Han Dongfang oggi vive da esule a Hong Kong. Prima di essere incarcerato per le manifestazioni di piazza Tien An Men, aveva fondato il primo sindacato libero cinese. Oggi dirige il China Labour Bulletin (www.clb.org.hk), ente per la difesa dei lavoratori in Cina.
Vita: Quali sono oggi i problemi più urgenti?
Han Dongfang: Molti lavoratori non sono pagati, specialmente gli operai edili e i minatori. Altri hanno stipendi troppo bassi, con cui non riescono a sopravvivere.
Vita: Gli incidenti sono sempre troppi. Quali responsabilità addebita al governo?
Han: Le leggi per la sicurezza ci sono e sono molto buone. Sono le aziende a non rispettarle.
Vita: Il sindacato che ruolo ha?
Han: C’è un solo sindacato, quello ufficiale, che è molto grande (ha 160 milioni di iscritti, ndr), ma non riesce a far iscrivere tutti lavoratori. Ma non è molto efficace. Molti delegati sono collusi con i padroni. E in gran parte sono stati nominati proprio dai dirigenti delle imprese.
Vita: Le compagnie straniere come trattano i lavoratori?
Han: Molte si stanno spostando verso Vietnam, Malesia e India, perché i costi stanno aumentando. Molte altre rimangono perché comunque la Cina è un buon posto per fare soldi.
Vita: Anche loro hanno legami col governo?
Han: No, il governo e il sindacato ufficiale sono molto impegnati per far rispettare la legge nelle aziende occidentali. È stata messa in piedi una campagna specifica per invitare i lavoratori a far sentire la propria voce. Molte si sono adeguate, ma altre no. E per questo si stanno spostando.
Vita: Quindi non cambia molto tra le aziende straniere e quelle cinesi?
Han: Niente affatto, quelle occidentali sono molto più controllate delle nostre. C’è molta più pressione.

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