Welfare

Stranieri che tesoro Parola di Bankitalia

"L'afflusso degli immigrati continuerà anche nei prossimi due anni. Ma tutto ciò deve diventare una risorsa da inserire nel sistema economico".

di Antonio Fazio

Immigrati, la grande risorsa economica e di sviluppo per le imprese del nostro Paese. Parola di Antonio Fazio, Governatore della Banca d’Italia. Al recente meeting di Loreto dedicato ai temi dell’immigrazione e dell’integrazione, l’economista Fazio ha sorpreso tutti, invitando imprenditori e politici a non aver paura. Riproponiamo le parti più importanti del discorso Il mondo si sta sempre più integrando e globalizzando: il fenomeno è connesso con il prodigioso sviluppo delle comunicazioni, dei trasporti e dell’informatica. Oggi, infatti, è possibile essere aggiornati su tutti i fatti del mondo, praticamente in diretta e ogni sistema economico-sociale può entrare a contatto con qualsiasi altra parte del mondo. Il fenomeno della globalizzazione è cominciato, soprattutto, con lo scambio delle merci. Gli ultimi cinquanta anni dello sviluppo umano hanno portato a un importante aumento del volume degli scambi di merci e servizi. Di merci in particolare. Dall’aumento dello scambio deriva un aumento della ricchezza: c’è un miglioramento, un arricchimento di coloro che partecipano allo scambio. Di questo scambio hanno beneficiato i paesi industrializzati, i cosiddetti Paesi più ricchi e alcuni altri Paesi che, negli anni più recenti, sono emersi e che si individuano tra quei Paesi che fanno parte delle cosiddette “tigri asiatiche”. Dallo scambio di merci c’è dunque un miglioramento, ma deriva anche un problema, un grosso problema. Ed è quello della ripartizione dei benefici dello scambio. Già l’Enciclica “Populorum Progressio” si è interessata a questo tema: quello della ripartizione dei guadagni prodotti dato che i Paesi ricchi e più industrializzati si avvantaggiano più degli altri dei benefici dello scambio e della trasformazione delle merci. Dalla metà degli anni Ottanta si è sviluppato il fenomeno della globalizzazione finanziaria. Grazie, soprattutto, al rilevante sviluppo dei mezzi informatici e telematici, è possibile spostare capitali, fare transazioni veloci tra regioni lontane del mondo, durante tutto l’arco della giornata. Uomini in cerca di un futuro migliore Questo fenomeno contribuisce fortemente al progresso economico dei Paesi che sanno avvantaggiarsene ma ci sono Paesi che si sono trovati in gioco senza potersi cautelare e senza poterne trarre dei vantaggi. Penso, per esempio, alla recente crisi della Russia, alle crisi del Messico, del Sud-Est Asiatico e dell’America Latina. Da queste crisi possono derivare danni molto gravi. Sono crisi contagiose che producono effetti molto preoccupanti come, per esempio, la disoccupazione, la recessione, la contrazione della produzione di ricchezza in genere e producono danni a livello sociale al sistema economico che ne è coinvolto. Si parla di un mercato unico della finanza mondiale, di un mercato globale ma, sullo sfondo, c’è anche un’altra globalizzazione in atto che si manifesta con crescente e notevole intensità: ed è una sorta di globalizzazione di uomini che caratterizzerà i prossimi decenni e che consiste nello spostamento di masse notevoli alla ricerca di migliori condizioni di vita. La crisi demografica L’Europa, soprattutto negli ultimi decenni, è caratterizzata da una struttura demografica particolare, da una riduzione del numero delle nascite. È noto che, affinchè una popolazione si mantenga stabile nel tempo, da ogni coppia sposata devono nascere almeno due bambini per mantenere il rapporto demografico invariato. Per una verificata legge della demografia, ogni 105/106 maschi nascono 100 femmine ma, poi, la mortalità degli uomini che é maggiore a quella delle donne (gli uomini infatti sono un po’ il sesso debole in natura e non il contrario) e altri fattori sociali riequilibrano il rapporto uomo-donna nel periodo della riproduzione. Un perfetto meccanismo delle leggi della natura che consentono di mantenere in equilibrio il rapporto tra i due sessi. In Italia nascono, negli ultimi anni, meno di 1,3 bambini per ogni coppia. Ma questo dato caratterizza, soprattutto, l’economia europea. Non ad esempio quella degli Stati Uniti dove questo rapporto è superiore a 2. Dal punto di vista demografico, dunque, per mantenere invariata la popolazione dovrebbero nascere 2 bambini per ogni coppia sposata altrimenti, nel lungo periodo, ciò provocano un invecchiamento e una riduzione della popolazione. In assenza di immigrazione questa riduzione è fisiologica. Nel giro di 20 o 30 anni, questo deficit delle nascite porterà ad una riduzione e ad un invecchiamento della popolazione e nel lungo periodo questi sistemi tendono ad avere una ripercussione sullo sviluppo economico e sociale del continente. Se questa tendenza non si inverte e non risale al di sopra dei due bambini, la popolazione europea tenderà a ridursi e contrarsi, pregiudicando lo sviluppo del Continente. All’Europa e all’Italia, in particolare, serve una popolazione giovane su cui investire in termini di educazione e istruzione. Una popolazione giovane serve per investire nella conoscenza, e la conoscenza porta allo sviluppo; con l’invecchiamento della società invecchiano anche i meccanismi dello sviluppo economico della popolazione. Si scoprono i livelli di copertura previdenziale e di equilibrio tra giovani e vecchie generazioni. L’immigrazione, una risorsa Le previsioni per i prossimi venti/trenta anni sono di dover a che fare con il tema della immigrazione e con flussi di popolazione attratti dalla ricchezza dei paesi più industrializzati. Quest’afflusso sarà sempre più intenso e, come economista, posso prevedere che continuerà della stessa intensità nei prossimi 2-3 decenni, pur considerando le misure legali di contenimento e governo. Dobbiamo vedere queste nuove forze come una risorsa da inserire e integrare nel nostro sistema economico e sociale, dobbiamo vederla come una fonte di ricchezza e di sviluppo per il nostro sistema. Non è un caso che gli Stati Uniti hanno avuto un alto tasso di sviluppo proprio perchè si sono accorti della risorsa immigrazione. E gli Stati Uniti sono una popolazione giovane con un indice demografico rilevante in rapporto con il territorio. Quello degli Stati Uniti è un caso studiato dagli economisti che sorprende per la continua crescita legata all’uso accorto della risorsa immigrazione. In Italia il rapporto della presenza degli stranieri sulla popolazione è molto più basso che in Francia e in Gran Bretagna. Certo l’arrivo in forme clandestine da adito a forme di malavita e disagio ma dobbiamo riflettere sull’apporto dell’immigrazione come risorsa economica. Perchè non immaginare che, con una politica lungimirante e con una strategia di medio-lungo termine, questa risorsa e questa ricchezza di vitalità sia compatibile con lo sviluppo del nostro Paese che si impoverisce nel numero di uomini. Via libera per 58 mila Nessuna flessione per il 1999 nei flussi migratori “legali” degli extracomunitari in Italia. È stata infatti confermata anche per quest’anno la quota di 58 mila ingressi, comprensiva di quelli già resi operativi da circolari del ministero del Lavoro. Tale quota è stata decisa, come ha precisato la ministra per la Solidarietà sociale, Livia Turco, “per rispondere alla consistente richiesta di lavoratori extracomunitari da parte delle imprese”. Una parte di questa quota sarà riservata a cittadini albanesi, tunisini e marocchini (in base agli accordi bilaterali), altri a lavoratori stagionali, altri a impieghi a tempo indeterminato, altri a lavoratori autonomi. Sarà consentito l’ingresso anche agli infermieri. Nello stesso provvedimento è previsto il riconoscimento del titolo di studio degli extracomunitari e la possibilità, per chi ha studiato e soggiornato regolarmente in Italia, l’iscrizione agli albi professionali e all’esercizio della professione in deroga alla cittadinanza, facoltà che interessa soprattutto la Sanità.


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