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Strage di Cutro, ActioniAid: «I sopravvissuti lasciati per 10 giorni in un centro indecoroso»

L’organizzazione sottolinea come anche con i superstiti al naufragio si è seguita una gestione irrazionale e senza programmazione. «Non è chiaro in base a quale logica sia stata operata la scelta di accoglierli al Cara, uno dei centri più grandi e critici d'Italia», dice Cristiano Maugeri, programme developer area migrazioni di ActionAid Italia. «È un contesto completamente inadeguato». Stando ai dati relativi al 2019 il Cara è stata la struttura che, in quell’anno, ha ricevuto un numero di ispezioni di gran lunga maggiore alle altre strutture nazionali: 36 controlli e 8 contestazioni

di Redazione

Il Cara di Crotone è la struttura di accoglienza più grande d’Italia. Con capacità superiore a 600 posti, è stata individuata come luogo idoneo all’accoglienza di 54 dei superstiti della strage di Steccato di Cutro. Nel 2021 (al 31 dicembre), a livello regionale, erano oltre 1.500 i posti liberi nei Cas (centri di accoglienza straordinaria) e Sai (sistema accoglienza integrazione), il 28% della capienza complessiva. Circa 1150 i posti liberi nel solo Sai regionale e 167 nel Sai della provincia di Crotone. Nell’informativa alle camere del 7 marzo, il Ministro dell’interno riporta che 54 dei superstiti della strage di Cutro sono stati alloggiati “nel locale centro di accoglienza”, il Cara di Crotone, mentre altri 12 sono nel sistema Sai.

«Non è chiaro in base a quale logica sia stata operata questa scelta. È tuttavia evidente che, anche a livello regionale emerge una gestione irrazionale dell’accoglienza, l’assenza di programmazione e criteri discutibili (o quanto meno sconosciuti) di accesso alle strutture e ai diritti per le persone migranti. Per quasi dieci giorni le persone sopravvissute alla strage di Cutro, tra cui anche minori, che hanno visto morire fratelli, sorelle, genitori, figli e compagni di viaggio, sono state lasciate in un luogo indecoroso. Il Cara è un contesto completamente inadeguato, come denunciato da associazioni locali, di tutela legale e dalle stesse persone sopravvissute. Non solo per le condizioni materiali, ma anche e soprattutto per l’impossibilità di fornire il necessario sostegno alle persone, anche solo per garantire attenzione e ascolto», dichiara Cristiano Maugeri, Programme developer area migrazioni di ActionAid Italia.

Il Cara di Crotone, in particolare, è una struttura del tutto inadatta all’accoglienza in generale ed ancora di più a ricevere dignitosamente persone che hanno subito un trauma di tale portata. A fine 2021, secondo i dati del ministero dell’Interno raccolti e divulgati da ActionAid e openpolis tramite la piattaforma Centri d’Italia, il Cara di Crotone aveva una capacità di accoglienza pari a 641 posti, tutti occupati alla fine del 2021. Eppure, nella stessa provincia di Crotone, sempre al 31 dicembre del 2021, risultavano 167 posti nel SAI. A livello regionale poi, i posti liberi erano 1.527 ossia il 28%, ben al di sopra della media nazionale che si assesta al 20% circa. 1.138, ossia la gran maggioranza, erano i posti liberi nel Sai nel resto della regione.

Inoltre, grazie ai dati relativi alle ispezioni ottenuti per mezzo di una sentenza del Consiglio di Stato, purtroppo relativi solo al 2019, il Cara di Crotone è stata la struttura che, in quell’anno, ha ricevuto un numero di ispezioni di gran lunga maggiore alle altre strutture nazionali: 36 controlli effettuati e ben 8 contestazioni rilevate riguardanti la fornitura di beni, servizi alla persona,registrazione delle presenze e inadeguatezza dei profili professionali.

Credit Foto Avalon Sintesi

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