Mondo
Strage di Crotone, Agostino Sella: «Tragedia prevedibile, classe politica fuori dal mondo»
Il presidente di Don Bosco 2000 fa sentire la voce della sua associazione con dure critiche e il necessario richiamo a un cambio di prospettiva: «Le migrazioni non sono un problema da risolvere, ma un fenomeno naturale da gestire. Bisogna intervenire nei Paesi di origine che i migranti decidono di lasciare con corridoi culturali e umanitari»
«La tragedia avvenuta al largo di Crotone era prevedibile. Siamo governati da una classe politica che pensa di fermare le migrazioni agendo sui paesi di partenza delle imbarcazioni o, ancor peggio, ostacolando il lavoro di chi salva le vite in mare. Una visione totalmente fuori dal mondo». Agostino Sella, presidente di Don Bosco 2000, associazione attiva nel campo dell’accoglienza e della promozione sociale in Sicilia e in varie zone dell’Africa, commenta con commozione e lucidità la tragedia avvenuta ieri sul litorale di Steccato di Cutro, a Crotone.
Sella ha ribadito l’errore strategico di concentrarsi sul limitare gli arrivi anziché trovare soluzioni durature. «Le migrazioni non sono un problema da risolvere, ma un fenomeno naturale da gestire. Bisogna intervenire in Gambia, in Senegal, in Mali, in Burkina Faso, in quei Paesi di origine che i migranti decidono di lasciare. Occorre creare corridoi culturali e umanitari, abbiamo bisogno di una progettualità che non sia in balìa degli umori elettorali».
A pochi giorni dall’approvazione del decreto contro le Ong, bisogna avere il coraggio di soluzioni diverse da quelle che hanno portato a questa ennesima strage di innocenti, conclude Sella: «Questa è la prova ulteriore che limitare i soccorsi non può essere la soluzione, così come non può esserlo dare soldi ai Paesi al di là del Mediterraneo per ostacolare le partenze. Sono politiche fallimentari che fomentano pratiche lesive dei diritti umani, come nei campi profughi turchi o ancor peggio nei lager libici. E con quale risultato poi? Le persone continuano a partire, ad arrivare e troppo spesso, a morire in mare».
La foto di apertura è riferita a un precedente soccorso in mare
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