Teatro sociale

Yes, I Care: che spettacolo la nostra comunità

di Redazione

Il successo della pièce su don Milani ("Don Lorenzo, parole per sognare") ideata e messa in scena in una parrocchia della periferia sud di Milano. Gli attori? Tutti abitanti del quartiere

La cosa che ti è piaciuta di più? «Che siamo stati insieme. Io Chiara non la conoscevo. E nemmeno Nico e Letizia. Ma siamo stati bene. Anche con tutti gli altri». A rispondere è Nora, sette anni, la più giovane fra i circa 50 attori che hanno partecipato al musical “Don Lorenzo, parole per sognare”. Uno spettacolo che non solo è stato un successo inatteso, tutte e tre le rappresentazioni dell’ultimo weekend di novembre sono andare sold out in poche ore, ma man mano che le prove sono andate avanti è diventato un piccolo (ma forse neanche tanto) laboratorio sociale di attivazione comunitaria.

Il palcoscenico del teatro della parrocchia Samz (Sant’Antonio Maria Zaccaria) guidata dall’attivissimo don Davide Milanesi, siamo nella periferia sud di Milano nel quartiere Conca Fallata stretto fra lo Stadera e il Gratosoglio, è stata solo la punta dell’iceberg di un lavoro certosino di tessitura di legami sociali fra le famiglie del quartiere, durato un anno. Esattamente il tempo necessario per mettere in scena lo spettacolo. Chiara, Nico e Letizia, dunque. Sono stati loro a tessere la tela. Chiara è Chiara Zago, insegnante di scienze motorie e una grande passione per il teatro ereditata dal papà Roberto (autore di una sessantina di commedie teatrali e fondatore della Compagnia dei Giovani di Milano): è lei la regista del don Milani della Samz. Nico è Nico Cornacchione (fratello di Antonio), un lavoro nell’ambito dei servizi finanziari: ha curato le musiche e le parti vocali dello spettacolo. Infine Letizia Marzulli, consultant per eBay, la più giovane del trio: si è occupata delle coreografie e delle parti ballate.

«Da anni qui in parrocchia utilizzo il teatro nel lavoro con gli adolescenti, ma mai avevamo fatto una cosa di queste dimensioni», racconta Zago. L’idea è nata cammin facendo, «siamo partiti più o meno un anno fa, di questi tempi», ricorda la regista, «qui in parrocchia c’è un gruppo di famiglie storicamente molto attive che si sono subito rese disponibili, ma poi piano piano il cerchio si è allargato». La proiezione nel teatro della parrocchia del film Don Milani-Il priore di Barbiana è stato un buon trampolino e ancora di più la trasferta organizzata da don Davide proprio a Barbiana cui hanno preso parte molti dei futuri attori.

Va bene le candidature, ma poi c’è stato da fare il casting. «Non abbiamo chiuso la porta in faccia a nessuno, alla fine si sono proposte una cinquantina di persone, di tutte le età, dai sette ai 75 anni. Ad ognuno abbiamo trovato un ruolo e il 30 novembre, il giorno della prima erano tutti in scena, anche chi fino ad allora non aveva mai ballato, mai cantato e non era mai salito su un palco», interviene Cornacchione. Non scontato. Vista l’intensità dell’impegno che prevedeva prove serali e anche durante il fine settimana. «Ed è stata forse questo l’aspetto più complicato da gestire, nessuno voleva rimanere indietro, così abbiamo previsto anche prove di recupero per chi era costretto a saltarne qualcuna», precisa Marzulli.

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L’aspetto più sorprendente? Secondo Cornacchione «l’entusiasmo che prova dopo prova ha contagiato l’intero gruppo di lavoro, nel complesso quasi un centinaio di persone perché oltre a chi è andato in scena bisogna contare tutto il retropalco (sarte, truccatrici, scenografi) e i tecnici». Zago, guardando alle performance punta sui «miglioramenti degli attori, che in alcuni casi sono stati davvero notevoli, evoluzioni non solo tecniche, ma nella capacità di affidarsi e di fidarsi di noi e reciprocamente fra loro». «Vedere lavo rare così bene insieme, bambini, adolescenti ed adulti non era per nulla scontato», ribadisce Marzulli.

Il risultato è stato davvero notevole. Il testo scritto dopo mesi di studi da Zago («ho letto per interno sette/otto libri su don Milani oltre a tante altre documen- tazioni: la mia vuole essere una forma di teatro sociale, educante e comunitaria, non finalizzata all’estetica») scorre in modo molto armonico per oltre due ore. Ottime anche le interpretazione dei tre protagonisti: Emanuela Russo nei panni della mamma di don Lorenzo Alice Weiss Milani, Domenico Pucci (l'edicolante di zona) in quelli del prete di Barbiana adulto e Marcella Battaglini che fa Beatrice, l’acquirente della villa dove i Milani trascorrevano le vacanze (l’unico personaggio di fantasia).

Un successo replicabile anche in altri contesti? «Pensiamo proprio di sì», rispondono all’unisono Zago, Cornacchione e Marzulli, «anzi ne saremmo onorati: se qualcuno volesse chiederci un consiglio noi siamo assolutamente a disposizione di tutti gli interessati».


Tutte le foto sono a cura di Chiara Zago
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