Esperienze

YEPP Porta Palazzo: Torino ha un cuore multietnico

di Marina Moioli

Nel quartiere sede del più grande mercato all’aperto d’Europa i giovani dai 15 ai 29 anni scoprono i loro talenti sperimentando ogni giorno forme di cittadinanza attiva. Grazie al progetto nato con il supporto della Compagnia di San Paolo

«Secondo me la forza di YEPP è quella di scoprire e valorizzare i talenti dei giovani, tramite l’aggregazione e le tante attività proposte. Ma non solo. Da qualunque parte del mondo tu arrivi, ti senti accolto, ti diverti e conosci tantissime persone». Basta questa dichiarazione di Mariam, 23 anni, italo-egiziana per spiegare l’importanza del Progetto YEPP Porta Palazzo. Un esempio concreto di successo di cittadinanza attiva ed empowerment dei giovani che ha trasformato in opportunità un quartiere problematico di Torino, famoso come sede del mercato all’aperto più grande d’Europa.

Il progetto è nato nel 2012 per volontà e con il supporto della Compagnia di San Paolo (e con il partenariato della Città di Torino, di Torino Giovani, delle Circoscrizioni 1 e 7 della Città di Torino, e del Comitato Progetto Porta Palazzo – The Gate) come sito locale nell’ambito della rete YEPP internazionale. «Trae le sue origini da YEPP (Youth Empowerment Partnership Programme), un metodo sviluppato a livello europeo che punta a migliorare la qualità della vita dei giovani in aree che presentano una particolare complessità sociale, facendoli diventare membri attivi delle proprie comunità», spiega Cristina Basciano, 45 anni, architetto e coordinatrice del progetto.

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Il metodo YEPP è promosso in Italia dall’Associazione YEPP Italia e conta 15 siti locali dal Piemonte alla Sicilia. A Torino sono stati coinvolti più di 250 ragazzi di 17 nazionalità diverse, guidati da 2 coordinatrici e 3 tutor dell’Associazione Arteria onlus. Oltre a un gruppo teatrale che ha messo in scena alcuni spettacoli originali e a un cineforum, è nata anche una squadra di calcio multietnica che ogni anno partecipa ai mondiali antirazzisti di Modena, è stata realizzata una web radio, sono stati avviati alcuni tirocini lavorativi e opportunità di esperienze di studio all’estero, senza contare le cene condivise.

«C’è un nucleo di 25 affezionati, ma dal 2012 sono stati coinvolti centinaia i giovani in progetti ed eventi. Sembrano diversissimi, per storie ed esperienze di vita, ma grazie a YEPP hanno scoperto di avere molto in comune, a partire dalla voglia di mettersi in gioco in prima linea, scoprire i propri talenti e crescere come persone e cittadini. Alcuni di loro raccontano di avere trovato una seconda casa nell’associazione, altri hanno radicalmente cambiato la loro opinione su Porta Palazzo e ora lo considerano il più bel quartiere in cui vivere in città», continua Cristina Basciano.

Avevo un sogno: abbellire il quartiere. Grazie a YEPP l’ho realizzato

Andres, peruviano

«L’unicità di questo progetto sta nella sua capacità di considerare i ragazzi attori protagonisti del loro tempo libero e del loro futuro», aggiunge il tutor Ivano Casalegno. «Noi non ci consideriamo animatori, ma tutor che li supportano e li incoraggiano nel trasformare sogni e bisogni in progetti concreti, da realizzare insieme agli altri. Di conseguenza, i ragazzi non sono utenti: a chi vuole unirsi al gruppo, chiediamo di farsi carico della promozione e attuazione delle singole iniziative dimostrando costanza e responsabilità. Se manca l’impegno, il progetto non si fa».

In YEPP Porta Palazzo ho trovato una seconda casa

Ahmed, egiziano

Per YEPP Porta Palazzo il 2018 sarà un anno importante, in cui il progetto dovrebbe diventare autonomo e continuare grazie a una nutrita rete di partner tutte le attività in programma: sportive e di espressione corporea in diversi luoghi del quartiere, artistiche e creative (teatro, arti grafiche, fotografia, webradio, video), aggregative e di socialità e infine quelle formative, di avvicinamento al lavoro e di mobilità internazionale. «La nostra – conclude Cristina Basciano – è un’esperienza piccola, ma molto virtuosa, che crea contaminazione. E per i nostri giovani rappresenta una vera e propria palestra di vita».

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