Settant’anni, genovese, ordinario di igiene al dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena, Mario Alberto Battaglia è presidente della Fondazione italiana sclerosi multipla – la fondazione di Aism – e da pochi mesi anche della Multiple Sclerosis International Federation (Msif) che raggruppa le organizzazioni dedicate alla sclerosi multipla nel mondo.
Nella piccola sezione genovese della neonata Associazione italiana sclerosi multipla Battaglia è entrato cinquant’anni fa come giovane volontario per diventarne presidente nazionale nel 1986 e poi anche presidente della European Multiple Sclerosis Platform, la piattaforma europea sclerosi multipla che guida il movimento internazionale insieme alla Msif.
È la persona giusta cui chiedere, in occasione della Giornata internazionale del volontariato del 5 dicembre, cosa muove e quali sfide incontra chi decide di dedicare a causa tanto tempo ed energie, spesso assumendosi grandi responsabilità.
Battaglia nasce volontario. Ha solo 15 anni quando, durante l’anno scolastico, segue i ragazzini di una scuola del quartiere. D’estate, più grandicello, è responsabile di una casa alpina dove si alternano vari gruppi di giovani. Si impegna anche, con successo, nella raccolta fondi per le missioni, attività che un tempo molti lettori ricorderanno essere state molto frequenti e impegnative.
Ogni volontario ha la sua storia, ma quanto conta la spinta personale e quanto quella ideale?
È impossibile fare intensamente il volontario per tutta la vita senza la spinta ideale, che può essere diversa da persona a persona, a seconda della storia e del vissuto di ciascuno. Credo che la tradizione familiare e il vivere in una comunità inclusiva contino moltissimo. In situazioni che possono essere alienanti, come quelle delle grandi città, condizioni favorenti allo sviluppo di questa spinta ideale al volontariato sono la giovane età, quando tra la scuola, le amicizie e le relazioni sociali si vive più una dimensione di comunità, e poi il contesto lavorativo, dove si può entrare in contatto con progetti e proposte che fanno conoscere iniziative di volontariato che diventano contagiose.
Qual è, se c’è, una peculiarità del volontariato di salute?
È diverso dagli altri nella misura in cui spesso nasce, almeno in parte, da un’esperienza personale di malattia o dalla conoscenza di chi persone che stanno o sono state male. Si parte, quindi, con una motivazione aggiuntiva. Il coinvolgimento attivo spesso però continua anche una volta che la persona malata cui si teneva, e che magari era stata il motore interiore iniziale, viene a mancare.
Della sua esperienza di volontario, iniziata nella sezione locale di Aism a Genova e che sino ad oggi lì prosegue, lei sottolinea spesso la dimensione di “entusiasmo e fiducia nel futuro”. È sempre così?
Entusiasmo e fiducia nel futuro sono una base costante del volontario, pur nelle inevitabili fluttuazioni legate ai momenti più difficili o più particolari. La volontà di risolvere i problemi, però, c’è sempre.
Entusiasmo e fiducia nel futuro sono una base costante del volontario, pur nelle inevitabili fluttuazioni legate ai momenti più difficili. La volontà di risolvere i problemi, però, c’è sempre
Mario Alberto Battaglia, presidente Fism, da 50 anni volontario Aism
Se dovesse dirne una, qual è la maggiore difficoltà?
La situazione più impegnativa è forse quella legata al volontariato difficile, continuo, costante e organizzato. Non quello occasionale di chi si impegna saltuariamente ma quello di chi organizza le attività e sente su di sé la responsabilità. Un po’ come se fosse un lavoro, ma un lavoro a cui si tiene moltissimo.
Com’è cambiato il volontariato e come sono cambiati i volontari?
Da un lato, le sfide cambiano sempre perché sono dettate da situazione specifiche. Ricordo per esempio la grande mobilitazione collettiva e istantanea che c’è stata durante le alluvioni a Genova da parte di chi considerava un dovere morale mettersi a disposizione per il bene della collettività e non mostrava quindi alcuna esitazione. È lo stesso spirito che, più di recente, abbiamo visto in Emilia-Romagna. La solidarietà fa parte dell’animo umano. Ci sono poi i momenti non di crisi, quando le persone possono essere avvicinate e sensibilizzate con l’esempio e il passa parola di amici e familiari ma anche tramite l’azione dei volontari stessi, in occasione delle campagne per il reclutamento di nuovi volontari, via social o di persona, come facciamo in Aism. Dall’altra parte è vero che nel volontariato abbiamo assistito a dei cicli, così che al momento d’oro di grande predisposizione che abbiamo vissuto nel secolo scorso, è seguita una fase di maggiore difficoltà sociale e c’è stato un atteggiamento meno positivo. Oggi, le nuove generazioni hanno disponibilità, entusiasmo e impegno: sono fiducioso per il futuro.
Nel volontariato abbiamo visto dei cicli storici. Oggi, le nuove generazioni hanno disponibilità, entusiasmo e impegno: sono fiducioso per il futuro
Mario Alberto Battaglia
Ha festeggiato i suoi 50 anni di volontariato in Aism con la nomina a presidente della Federazione Internazionale, che rappresenta oltre 90 associazioni nel mondo. Cosa imparare dai volontari degli altri paesi, cosa li accomuna e cosa li distingue?
C’è sempre un senso di unione e di crescita insieme, di contaminazioni e di reciproco scambio di iniziative di idee di progetti. La differenza principale tra paesi è che, in alcune aree del mondo, abbiamo “associazioni di” persone con sclerosi multipla e anche diverse sezioni giovanili, mentre in molti paesi ci sono ancora solo “associazioni per” le persone con sclerosi multipla. In questi casi, i volontari si occupano prevalentemente di raccolta fondi e assistenza semplice, mentre negli altri casi l’attività principale è la battaglia per i diritti fondamentali come il diritto di vivere la propria vita oltre la malattia, il diritto al lavoro e all’inclusione sociale.
Spesso i volontari mettono a disposizione non solo il proprio tempo ma anche le proprie competenze professionali: lei è un esempio.
In Aism abbiamo molti neurologi e ricercatori che sono volontari e dedicano il proprio tempo all’associazione. Abbiamo anche persone che sono entrate in contatto con noi inizialmente per il servizio civile e al termine sono rimasti come volontari attivi.
Qual è la chiave per essere credibili e validi interlocutori presso i cittadini, le società scientifiche e le istituzioni? Quanto conta per un’associazione avere, oltre ai volontari, anche del personale competente dedicato?
L’associazione più robusta e più forte è quella che ha al suo interno un volontariato competente su vari fronti, capace di capire i bisogni e di trovare le risposte all’interno del contesto e della società in cui si opera, avanzando proposte fattibili. Il nostro mix ideale è avere dipendenti e collaboratori competenti, che dall’interazione con i volontari ricavano motivazione, entusiasmo e la spinta che li fa andare oltre l’esecuzione del loro compito lavorativo.
Infatti, tra gli obiettivi del 2024 ai Aism c’era quello di ideare una nuova campagna sul volontariato.
Per noi questi momenti di rilancio, quali sono le campagne di reclutamento, sono molto importanti. Un altro bacino di nuovi volontari è, ad esempio, quello dei ragazzi che vengono a fare il servizio civile e poi restano con noi. I soci dei gruppi di giovani con la sclerosi multipla poi, con il tempo, diventano sempre più attivi e intraprendono un percorso di crescita personale, di volontariato e di responsabilità. Nel consiglio nazionale di Aism oggi ci sono già molti giovani che hanno iniziato così.
Si parla molto del beneficio che l’attività di volontariato regala al volontario. per lei qual è?
Per me, la soddisfazione personale più rilevante è quella che viene dalla consapevolezza di aver realizzato qualcosa per la comunità, qualcosa di concreto e che rimane. Inoltre, conta anche sapere che non si è soli ad avere una prospettiva sul futuro, che si riesce a coinvolgere gli altri e che si può essere in tanti. A Roma, all’evento del 30 novembre – 1 dicembre “Giovani con Sm nuove prospettive” c’erano tantissimi giovani con una recente diagnosi di sclerosi multipla pieni di entusiasmo e di voglia di lavorare per la collettività. È un percorso continuo. Di chi vuole cambiare il mondo.
Foto da ufficio stampa Aism
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