Domenico Napoli

Verso un nuovo sapere pubblico: innovazione, Pubblica Amministrazione, territorio

di Redazione

È necessario riconsiderare il servizio alla cittadinanza non come sottoprodotto dell’apparato burocratico ma come risposta progettuale alle esigenze emergenti dalle differenti categorie di cittadini nel contesto di un nuovo livello di qualità della vita civile. Una riflessione che riporta in auge il tema della smart land e del territorio come nuclei per la formazione della nuova classe dirigente

L’emergenza Covid – 19 ha messo definitivamente a nudo alcune delle maggiori inefficienze che attanagliano il Paese. Così, oltre a quelle legate alla gestione del sistema sanitario, è emersa anche l’arretratezza relativa ai processi innovativi sia in ambito pubblico che in ambito privato.

Eloquenti, al riguardo, sono i dati sullo “smart working” presentatici sulle colonne del “Corriere della Sera” da Milena Gabanelli e Rita Querzé secondo cui “prima dell’emergenza Coronavirus a lavorare da casa in Italia erano in 570 mila, il 2% dei dipendenti, contro il 20,2 % del Regno Unito, il 16,6% della Francia e l’8,6% della Germania. Poi è esplosa la pandemia e in due settimane, ci comunica il Ministero del Lavoro, 554.754 lavoratori sono stati mandati a lavorare da casa” .

Una corsa fatta in piena emergenza, con tempi risicati e i cui risultati non sono stati del tutto soddisfacenti. Sempre la Gabanelli e la Querzé fanno notare che il fenomeno è attribuibile anche ad una certa riluttanza, dettata forse da una “mentalità poco aperta all’innovazione” testimoniata anche da un’analisi del Politecnico di Milano secondo cui “la percentuale delle piccole e medie imprese che non hanno alcun interesse allo smart working è passato nell’ultimo anno dal 38% al 51%.” L’urgenza del momento, oltre ad amplificare il dibattito sulla questione, ha richiamato all’importanza dello sviluppo dei processi innovativi corredati da azioni formative capaci di riformare la Pubblica Amministrazione e sostenere lo sviluppo delle città e del territorio.

Sul punto abbiamo chiesto il parere di Domenico Napoli, Direttore del CE.F.R.I.S. (Centro per la Formazione la Ricerca l’Innovazione e lo Sviluppo) un centro di formazione con sede in Calabria, a Gioia Tauro, impegnato da anni nell’erogazione di corsi di Alta Formazione Professionale, ricchi di contenuti innovativi e all’avanguardia.

Come procedere per adeguare i nostri standard?
Per onestà occorre preliminarmente dire che da un po’ di tempo a questa parte, molto prima che scoppiasse la pandemia, il tema dello sviluppo e dell’innovazione, legato ai concetti di “città intelligente” e “territorio intelligente”, era abbastanza sentito dagli organismi di governance della pubblica amministrazione e dalle organizzazioni pubbliche preposte alla gestione del territorio. Tanto è vero che molte Città Metropolitane, per agevolare e rendere flessibile tale percorso, hanno dato vita o aderito a Fondazioni coinvolgendo direttamente alcuni tra i principali attori del proprio tessuto culturale, tecnico ed economico, al fine di gestire al meglio il percorso verso la “città intelligente”.

L’interesse comune a voler valorizzare lo scambio di conoscenze tra la Pubblica Amministrazione e le Organizzazioni Private si può realizzare tramite un processo di cambiamento ed una sistemica azione di formazione e riqualificazione dei dirigenti di Enti Pubblici e Privati al fine di sviluppare una formazione globale dove la specializzazione dei singoli sia basata su una diffusa e condivisibile cultura organizzativa orientata all’utilizzo di tecnologie digitali. In particolare, ciò sarebbe possibile avviando attività di formazione e addestramento professionale per lo sviluppo delle risorse umane ai vari livelli degli Enti pubblici e privati sia nei campi dell’organizzazione aziendale e della Pubblica amministrazione, che in quello dell’utilizzo delle nuove tecnologie digitali. Dunque, non vi è dubbio che per accrescere la propensione complessiva al cambiamento e all’innovazione della Pubblica Amministrazione sia essenziale sviluppare, in modo estensivo, le conoscenze digitali di tutti i dipendenti pubblici e costruire una comune visione sui temi della cittadinanza digitale, dell’e-government e dell’open government.

È necessario riconsiderare il servizio alla cittadinanza non come sottoprodotto dell’apparato burocratico ma come risposta progettuale alle esigenze emergenti dalle differenti categorie di cittadini nel contesto di un nuovo livello di qualità della vita civile

Domenico Napoli

Quali obiettivi dovrebbero perseguire tali percorsi formativi?
Lo scopo fondamentale di questo tipo di attività di formazione è la creazione di un comune linguaggio, una comune cultura, uno scambio orizzontale di esperienze tra dirigenti di strutture pubbliche e private che, seppur chiamati a svolgere compiti diversi, possano comunque condividere una comune base di organizzazione del lavoro. Pertanto, la comunicazione e le sue tecniche giocano un ruolo preponderante. Il tutto, però, deve essere svolto con metodologie didattiche contenenti elementi capaci di rigenerarsi anche al di fuori quei contesti specifici per i quali sono stati pensati e sviluppati.

Quali sono i fattori che determinano la gestione del cambiamento e dell’innovazione nella PA?
La capacità di gestire il cambiamento e l’innovazione nella Pubblica Amministrazione dipende “da quanto” e “da come” la classe dirigente pubblica sia in grado di programmare e gestire le strategie digitali. Sarebbe pertanto opportuno sviluppare competenze digitali nella dirigenza pubblica, al fine di accrescere il livello di cultura manageriale e digitale dei soggetti impegnati quotidianamente a prendere decisioni e a garantire il massimo livello di servizio in termini di qualità e innovazione.

In quest’ottica, è fondamentale la formazione sia delle persone in carriera, sia di coloro che si avviano ad entrare nel mondo del lavoro, destinati a diventare i dirigenti di domani. Le organizzazioni private e la Pubblica Amministrazione devono essere pronte e preparate all’arrivo di nuove professioni, nonché a garantirsi le competenze necessarie per presidiare le tematiche di frontiera dai big data al cloud computing, alle professioni che ancora non sono definite.

Questi risultati richiedono il supporto di un sistema di condivisione delle conoscenze che assicuri una disponibilità di opportunità e risorse di apprendimento nel momento e nel luogo in cui si manifesta la necessità di risolvere un problema, individuare soluzioni, riusare software, adottare regolamenti o prendere decisioni. Tutte le iniziative di sviluppo delle competenze digitali per la PA devono condividere la conoscenza e convergere verso un sistema di formazione permanente operativo e sostenibile.

Le modalità di intervento devono articolarsi in un mix di percorsi tra cui eventi, azioni di affiancamento, trasferimento di esperienze e collaborazione in rete.

Quali potrebbero essere le ricadute benefiche sui cittadini?
"Gli Enti Pubblici sono al servizio del cittadino”. L’attuazione di questo principio comporta una differente visione del problema ed un approccio progettuale integrato tra lo sviluppo della distribuzione dei servizi ed il funzionamento delle “macchine” burocratiche che li producono.

In generale, è necessario riconsiderare il servizio alla cittadinanza non come sottoprodotto dell’apparato burocratico ma come risposta progettuale alle esigenze emergenti dalle differenti categorie di cittadini nel contesto di un nuovo livello di qualità della vita civile.

Come superare le difficoltà dei cittadini per accedere ai servizi on-line?
Per superare la difficoltà dei cittadini ad accedere ai servizi pubblici on line bisogna senz'altro accrescere la capacità della Pubblica Amministrazione di migliorare i servizi di e-government in termini di qualità, semplicità, tempestività, accessibilità e usabilità. Ciò al fine di affermare un nuovo rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione, capace di determinare l'affermazione e la diffusione dei principi dell’open government: trasparenza e dati aperti, integrità e accountability, partecipazione e collaborazione.

Sarebbe, inoltre, importante sostenere la nascita di start up capaci di rispondere ai bisogni sociali emergenti e trasformare idee innovative in servizi, prodotti, soluzioni in grado di generare valore economico e sociale per il territorio e la comunità con l’obiettivo di promuovere l’evoluzione verso un modello di città e territorio sostenibile e intelligente. Ciò attraverso una stretta collaborazione tra pubblico e privato, capace di attivare un processo condiviso di trasformazione verso le “Smart City” e le “Smart Land”.

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