A Campobasso, un gruppo di volontari riceve giocattoli, li ripara e li rimette in circolazione. Questi oggetti, infatti, sono difficili da riparare, ancora più difficili da riciclare. Un progetto che fonde l’arte della riparazione con la solidarietà, nato nel tentativo di aggregare adolescenti tramite diverse proposte di volontariato
A Campobasso, i quindici volontari di Rigiocattolo raccolgono giocattoli usati, li rigenerano e li rimettono in circolo. Entrando in questa bottega, che assomiglia ad un luogo magico dove il tempo si è fermato, mani artigiane si muovono lentamente e con molta cura, come se stessero maneggiando oggetti molto molto preziosi. «E in effetti è così», racconta Daniele Leo, dalla cui mente è nato questo progetto nove anni fa.
«Io ho lavorato sempre nel campo dell’educazione extra scolastica, occupandomi di animazione culturale, prevenzione del disagio giovanile, orientamento e formazione dei giovani. Negli ultimi anni mi sto concentrando sui processi di innovazione sociale e di rigenerazione civica», ricorda. «Con alcuni miei colleghi cercavamo di aggregare adolescenti tramite diverse proposte di volontariato. Io avevo già una certa dimestichezza con attrezzi e riparazioni, e allora mi venne in mente questa attività: raccogliere giocattoli usati, sistemarli e donarli ai bambini poveri della città».
Tra gli adolescenti che decisero di partecipare a una delle proposte c’era anche Rebecca Viglione, oggi responsabile della comunicazione del progetto ma allora ancora sedicenne. «Ci muoveva la voglia di fare qualcosa di buono per gli altri; volevamo sia ridurre i rifiuti, che rendere disponibili i giocattoli anche per le famiglie meno abbienti».
Chi contatta Rigiocattolo?
«Il motivo che spinge più frequentemente le persone a cercare di riportare in vita un giocattolo che non funziona più è l’affetto. Ad alcuni giocattoli ci si lega emotivamente, ci restituiscono un pezzo della nostra identità, della nostra storia», spiega Viglione.
Il motivo che spinge più frequentemente le persone a cercare di riportare in vita un giocattolo è l’affetto
– Rebecca Viglione
Bambole, macchinine, pupazzi in generale, costruzioni, robot: da piccolini sono stati toccati, assaggiati, annusati, sono stati fatti rotolare, cadere, sparire e ricomparire. Alcuni hanno retto bene gli urti e gli strapazzamenti, altri si sono deteriorati in fretta.
Tra tutti quelle che ci legano all’infanzia, ce ne sono alcuni che hanno un significato più speciale degli altri. «A volte il gioco da riparare appartiene a un bambino o a un giovane con disabilità cognitiva e rappresenta per questi un compagno imprescindibile delle proprie esplorazioni sensoriali».
«Altre volte la riparazione ci viene chiesta da collezionisti; altre volte da nonni che vogliono fare una sorpresa ai nipoti con i giocattoli di una volta», sottolinea Leo.
Difficili da riparare, ancora più difficili da riciclare
A differenza di altre categorie di beni per i quali esiste un mercato dei pezzi di ricambio, per i giocattoli ad oggi è difficile ottenere ricambi originali. «Purtroppo la riparazione non è incentivata dalle norme italiane, e quindi risulta economicamente non conveniente. Tra i giocattoli è ancora molto diffuso il “compra, usa, rompi e getta”!», puntualizza Viglione. «Qualcosa sta cambiando, anche in adempimento alle più recenti direttive europee sulla prevenzione e la riduzione dei rifiuti. Di recente, ho notato che una fabbrica di giocattoli spagnola ha sul proprio sito un catalogo di pezzi di ricambio per diversi dei propri prodotti».
«La riparazione allunga la vita degli oggetti, ritardando il tempo in cui giungeranno a fine vita. Non è pienamente una forma di economia circolare, ma per lo meno limita i danni dell’economia lineare, che invece produce montagne di rifiuti. Purtroppo però i pezzi di ricambio dei giocattoli sono pressocché inesistenti. Noi li ricaviamo dallo smontaggio dei giocattoli irreparabili», chiarisce Leo. «In questo modo proviamo ad avere un gioco funzionante a partire da due rotti».
Cosa fare con i giocattoli rotti?
Sul giusto smaltimento la questione diventa ancora più complicata. «I giocattoli sono spesso dei prodotti multimateriale», spiega Viglione. «Quando giungono in discarica la loro collocazione è nell’indifferenziato, spesso anche ingombrante. Noi provvediamo a smontarli, in questo modo facilitiamo il riciclo di materie come legno, metalli, componenti elettronici, carta. Ma resta il grande problema della plastica; alcune aziende producono giocattoli in plastica riciclabile (es. polipropilene) ma non esiste in Italia una filiera che li ricicli. La maggior parte è ancora realizzata con composizioni polimeriche non riciclabili. Esistono esperienze di produzione di nuovi beni a partire da plastiche di giocattoli usati, triturate e nuovamente fuse, ma sono delle rarità».
Come funziona Rigiocattolo
Chi ha difficoltà economiche o chi ne fa un uso sociale, educativo o terapeutico può prendere gratuitamente i giochi. Tutti gli altri lasciano un corrispettivo che viene utilizzato per coprire le spese e progettare qualche passo in avanti. A questo si affianca il servizio di riparazione conto terzi.
Tra i vari servizi offerti, da poco Rigiocattolo sta sperimentando anche il noleggio: «Per stimolare la condivisione dei beni piuttosto che il consumo – dice Leo – e i corsi di riuso e riparazione, per stimolare nei bambini la consapevolezza delle alternative alla discarica. Sogniamo altri servizi e attività ma al momento non sono possibili per carenza di spazio e di tempo».
Il sito di Rigiocattolo per ora è ancora sotto forma di catalogo ma si può prenotare il prodotto telefonicamente e farselo spedire. Telefonate ed e-mail ci hanno consentito di condividere piccole storie di vita con i nostri follower. Anche questo fa parte di quell’economia del dono che sta alle spalle di realtà come Rigiocattolo».
Telefonate ed e-mail ci hanno consentito di condividere piccole storie di vita con i nostri follower. Anche questo fa parte di quell’economia del dono
– Daniele Leo
I giocattoli partono tutti dalla bottega di Campobasso. «Il sito però non è un e-commerce», specifica Viglione. «Speriamo possa diventarlo, in un futuro non troppo lontano. La nostra bottega è molto piccola ed è aperta solo alcuni giorni della settimana; il sito funge da vetrina a distanza. Consente, a chi sta cercando qualcosa, di trovarla in autonomia. Se qualcuno ha bisogno di qualcosa, invece di riempire il carrello è invitato a contattarci.
L’aspetto economico è, per ora, uno dei tasti dolenti del progetto
«Rigiocattolo non è economicamente sostenibile», spiega Leo. «O meglio, in quanto attività di volontariato, con le offerte raccolte riesce a coprire i costi e a destinare l’avanzo sia in beneficienza che a progetti di sviluppo. Noi però sogniamo di diventare una realtà social profit, capace di generare dei posti di lavoro, magari per soggetti svantaggiati. Funzionano così alcuni centri del riuso italiani che seguiamo sui social. Questo sogno attualmente non è sostenibile, perché i ricavi non sono sufficienti e anche perché non esiste una normativa che riconosca le specificità di questo tipo di attività economica marginale. In due occasioni, grazie a dei progetti finanziati, abbiamo potuto offrire del lavoro occasionale a persone in situazione di disoccupazione o di disabilità. La sostenibilità sociale e quella ambientale sono invece molto elevate».
Noi sogniamo di diventare una realtà social profit, capace di generare dei posti di lavoro, magari per soggetti svantaggiati. Intanto la sostenibilità sociale e quella ambientale sono invece molto elevate
– Daniele Leo
Progetti futuri
Per il futuro, uno dei tantissimi sogni di questi ragazzi è quello di riuscire a intercettare i bambini e riparare le cose insieme in un laboratorio mobile, in modo che si creino contatti e relazioni. «finora abbiamo fatto solo alcune esperienze di repair-café per i bambini nella nostra città. Non disponiamo di un veicolo idoneo e – a dire il vero – scarseggia anche il tempo libero. Prima o poi però calendarizzeremo almeno un esperimento in qualche altra città, magari a margine di qualche evento di economia circolare».
Ad ascoltare Leo e Viglione, che si muovono in questo spazio tra realtà e fantasia, viene in mente Toy Story, la serie di film di animazione dell’infallibile Pixar che racconta il legame tra i bambini e i giocattoli. E allora cosa augurare a questo progetto? Verso l’infinito… e oltre!, (citazione Buzz Lightyear, il supereroe spaziale, protagonista di Toy Story).
Scegli la rivista
dell’innovazione sociale
Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.