Veleno. Evento speciale di chiusura della Settimana Internazionale della Critica alla 74esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. «Sono distrutto di emozioni», ha dichiarato a Vita.it Gaetano di Vaio, autore del film diretto dal regista Diego Olivares.
La pellicola è una produzione Bronx Film, Minerva Pictures e Tunnel Produzioni in collaborazione con Gesco Gruppo di Imprese Sociali, Rai Cinema, Sky Cinema e Film Commission Regione Campania, sarà nelle sale dal prossimo 14 settembre. «Un lungometraggio senza censure», continua di Vaio. «Per raccontare la verità».
Veleno è la storia di una coppia, Cosimo e Rosaria, che vive nelle campagne della Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli e Caserta. Dopo anni di tentativi, i due riescono a concepire un bambino che però non riuscirà mai a vedere il padre, ammalatosi e morto di tumore dopo un’esistenza trascorsa a lavorare la sua terra, quella ereditata dal padre, vicina a una discarica gestita dalla camorra.
Intorno alle straordinarie interpretazioni di Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo e Salvatore Esposito ruota la drammatica quanto cruda quotidianità della vita nella Terra dei Fuochi, dove amore e odio, diritti e ingiustizia, felicità e dramma si intrecciano di continuo sullo sfondo dei rifiuti tossici interrati ovunque. Nei sottopassaggi, nelle campagne, nelle discariche, ai bordi della strada, una presenza oscura che definisce un contesto che condiziona ogni momento dell’esistenza.
Il film mostra l’interesse economico delle mafie nell’inquinare quella terra, descrive come le mani della camorra hanno interrato rifiuti, incendiato materiale tossico e sversato liquami.
Veleno nasce da una storia vera: «Il marito di mia sorella, mio cognato», racconta Gaetano di Vaio, «è morto nel 2007. Ci siamo lasciati accompagnare dalla sua storia per realizzare questo film: raccontare il dramma legato allo sversamento dei rifiuti tossici in Campania. Io ho 49 anni. Sono napoletano. Io rimango sempre».
Castel Volturno, Villa Literno, Cancello Arnone. I set reali di scene di vita che con la finzione non hanno niente a che fare. «Mio cognato era un “contadino massiccio”, già allora i dottori ci dissero che c’era un legame tra la terra che lavorava – ed il veleno che gli ha portato via la vita».
Uno sguardo dal basso, per raccontare uno squarcio di vita di una famiglia di contadini in un piccolo paese del casertano, dove ci si conosce un po’ tutti e dove le storie delle famiglie si incrociano spesso l’una con l’altra
Diego Olivares, regista
Lo sversamento dei rifiuti tossici, però, non riguarda solo la Campania. «Tutto il Paese – come si sta scoprendo poco alla volta – convive con questo problema», racconta di Vaio. «Noi napoletani forse siamo stati i “più cattivi” nello sversamento, ma abbiamo “messo fuori i panni sporchi”».
«Questo film non vuole essere solo una “restituzione” che riguarda la mia famiglia, mia sorella. Ma vuole essere un monito per dire “non abbassiamo la guardia”. Perché qua tutti ci vogliono raccontare che non c’è relazione tra l’inquinamento della terra e le morti per tumori, ma è una bugia».
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