Avere vent’anni e gestire due negozi. Non è una cosa da tutti. Soprattutto oggi. Eppure Michela è la dimostrazione che è possibile. E soprattutto è la dimostrazione vivente e vivace che il motto di una campagna non è solo uno slogan ben pensato da abili copy. “Nessun bambino nasce per crescere solo”, questo da alcuni mesi è il claim di Sos Villaggi dei Bambini Italia ed è anche la mission dell’organizzazione che con i suoi sette Villaggi Sos in Italia aiuta i bambini e gli adolescenti a crescere. Quella di Michela è una delle storie che si incontrano.
Michela e il Villaggio Sos di Vicenza si sono incontrati poco più di cinque anni fa, allora la 15enne era appena rimasta orfana di padre. Il complesso periodo del lutto e le difficoltà che stava vivendo l’hanno portata a chiedere aiuto. «La morte di mio padre ha esasperato i problemi, con mia mamma non riuscivo ad andare d’accordo. L’essere rimasta senza mio papà mi ha fatto prendere coscienza del fatto che avevamo bisogno di qualcuno che ci aiutasse a superare un momento difficile», ricorda Michela. E l’aiuto lo chiede ai servizi sociali, dopo una serie di colloqui la decisione: «Ho detto all’assistente sociale che avevo bisogno di andare via. Sette mesi di colloqui mi avevano portato a una situazione limite. Non vedevo una via d’uscita ed è a quel punto che sulla mia strada è comparso il Villaggio Sos di Vicenza».
Una panoramica del Villaggio Sos di Vicenza: sullo sfondo le case dove vengono accolti i minori
Il luogo dove ricaricarsi, riprendere in mano la propria vita, ma anche come lo descrive Michela «bello, accogliente, ma sconosciuto. È vero che avevo chiesto aiuto io, ma sono arrivata al pomeriggio e prima di sera volevo già ritornare a casa mia» confida. «È successo che la mattina dopo la direttrice mi ha detto “se vuoi andartene la porta è aperta”, sono venute le assistenti sociali e mi hanno detto di prendermi alcuni giorni per pensare, tutto il weekend, e se avessi ancora voluto andarmene lo avrei potuto fare. Io mi sono detta che per due giorni non cascava il mondo». Ed è tra sabato e domenica che la vita di Michela ha una svolta, conosce le operatrici del Villaggio, quelle che poi lei chiamerà zie, «persone che mi tenevano testa». Il punto di svolta è l’acquisto di una frittella… «Io ero sempre dietro a far conti, al costo della frittella, censuravo i miei desideri ancor prima di esprimerli… dopo la frittella abbiamo passato la notte a parlare, a scrivere il programma di cosa fare se fossi rimasta. Arrivato il lunedì ho deciso: rimango».
Per Michela era giunto il momento di “lavorare su di sé”, «ho deciso di continuare a studiare e di recuperare gli anni persi. Il Villaggio mi ha aiutato e ho passato gli esami da privatista con ottimi voti» ricorda soddisfatta Michela che continua il racconto di quel momento della sua vita: «Vedevo delle persone che si prendevano cura di me, come zia Sere che mi aiutava nello studio delle lingue… Avevo sempre più voglia di studiare e così ho continuato l’alberghiero e la mia media si è mantenuta alta: tra il 7 e l’8» dice soddisfatta, mentre ricorda il momento in cui con il passare degli anni scolastici è arrivato il momento della maggiore età, dello stage a Cortina e della ripresa dei rapporti con la madre. «Piera (la direttrice del Villaggio Sos di Vicenza – ndr.) ha proposto a me e ad altri maggiorenni la semi-autonomia. Ho iniziato a lavorare in una pizzeria la sera e poi ho iniziato a lavorare per Pane quotidiano (il progetto del Villaggio inserito in un percorso di lavoro e autonomia dedicato ai ragazzi del Villaggio) nei weekend».
La prima bottega di Pane Quotidiano in piazza della Erbe è stata inaugurata con Carlo Cracco (nella foto a destra con alcuni dei giovani che vi lavorano) – Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook del Progetto
Quello che esce dal racconto di Michela è un periodo intenso: l’apertura in piazza delle Erbe della panetteria / bar “Pane quotidiano” circa un anno e mezzo fa, lo stage a Cortina e la proposta di fare una stagione nel cuore delle Dolomiti «una proposta che mi lusingava, poi Piera (la direttrice del Villaggio Sos di Vicenza – ndr.) mi ha chiesto di diventare la responsabile della panetteria. Ho pensato che il progetto di Pane quotidiano mi piaceva, oltretutto il Villaggio era casa mia e così mi sono ritrovata a 19 anni a dirigere la panetteria. L’estate scorsa poi un ulteriore passo, dalla casa in autonomia del Villaggio sono passata a un appartamento in affitto e a settembre quando è stata aperta la seconda panetteria di viale Trieste ho iniziato a gestire anche quella».
Al Villaggio Sos, la mia seconda famiglia, ho dedicato un tatuaggio: lo abbiamo scelto insieme. Ho deciso forma e colori insieme alla famiglia che ho scelto e mi ha scelta e accompagnata. Amo i tatuaggi
Michela oggi è indipendente, ha un lavoro che le piace, ma come ama ricordare «la mia casa e le mie zie al Villaggio ci sono ancora, alla Befana, a Natale… ci sono. Ed è anche per questo che al Villaggio ho dedicato un tatuaggio. Io adoro i tatuaggi al momento ne ho 9 e ognuno di loro ha un significato» sottolinea spiegando l’aquilone colorato che si è tatuata sul braccio (nella foto in apertura e sopra il particolare del disegno scelto) «è un simbolo di libertà, i colori li hanno scelti i bambini della casa dove vivevo in semi-autonomia. Lo posso definire un tatuaggio corale».
Pensando alla sua esperienza e a quello che è oggi si sente come descritta dal claim di Sos Villaggi dei Bambini «è una cosa giusta. Ci sono tantissimi bambini che avrebbero bisogno di una mano, a volte se sei piccolo non te ne rendi conto, ma strutture come quella in cui sono cresciuta sono importanti perché lì si lavora per far sì che i ragazzi e le famiglie facciano un percorso e sistemata la situazione familiare possano andare avanti insieme».
Michela con grembiule d'ordinanza nella panetteria del Pane Quotidiano – Immagine dalla pagina Facebook
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.