Che belle tutte queste facce. Che poi sì, lo pensiamo tutti. La povertà è quella cosa lì – di cui abbiamo paura – che ti dovrebbe indurire, e a volte invece capita che ti addolcisca. Li ha fermati bene questi visi la fotografa Valentina Tamborra. Dal suo viaggio nella povertà italiana ha restituito colori accesi. Una forza che deve – se si vuole vivere – superare a sua volta, sempre con forza, la sofferenza. Carola a Palermo, Francesca e Salvatore a Soveria, in provincia di Catanzaro, e poi ancora Gianni e Rosaria a Napoli, Alessandra a Genova, Daniela a Legnano.
Li potete vedere fino al 2 giugno nello spazio Interface HUB/ART di Milano (Via Privata Passo Pordoi, 7/3) nella mostra organizzata da Fondazione l’Albero della Vita “Poveri Noi – Un racconto dell’Italia che non si arrende”. Un progetto progetto fotografico di Valentina Tamborra appunto, a cura di Roberto Mutti e con i racconti di Monica Triglia. Un mix di parole e immagini per raccontare una delle piaghe più dilaganti del nostro Paese: quello della povertà delle famiglie con minori.
26 scatti fotografici, 5 racconti per illustrare un fenomeno così diffuso ma anche poco esplorato, nonostante i grandi numeri. Un percorso che si snoda nei presidi aperti dalla Fondazione grazie al progetto Varcare La Soglia nato diversi anni fa per supportare le persone nel contrasto alla povertà assoluta. Ma cosa significa davvero povertà assoluta? Il presidente di Albero della Vita, Ivano Abruzzi, la descrive cosi: «Povertà assoluta significa che non si mangia la sera. Non c’è un cambio di vestiti. Non si sa cosa sia il cinema. “Vivo a Napoli e non ho mai visto il mare”».
Sono 1 milione e 208mila i minori che in Italia si trovano in condizioni di povertà assoluta, con una incidenza pari al 12,1%. Un bambino su otto vive, al nord quanto al sud, in condizioni di deprivazione, senza aver il diritto di vivere un’infanzia felice. Il progetto Varcare la Soglia è già attivo a Napoli, Milano, Roma, Genova, Palermo e Catanzaro. Città dove le periferie sono tutte difficili, ma nessuna uguale a se stessa. «Quello che vogliamo», spiega Ivano Abbruzzi, «è interrompere un processo generazionale di povertà».
«Quello di oggi», racconta la giornalista Monica Triglia, che ha raccolto le testimonianze delle famiglie ritratte, «non è uno scontro tra chi ha moltissimo e chi non ha niente. Ma è una lotta tra gli ultimi e i penultimi».
Quelle che racconta Monica Triglia sono storie normali di persone normali che dall’oggi al domani, dopo la crisi economica, si sono trovate e non poter più mettere un piatto in tavola.
«Una mamma», racconta Monica, «mi ha detto: “Mio figlio guarda i bambini mangiare il gelato, ma io non ho un euro per comprare il gelato a lui”. Credo che abbiamo cos’ tanta paura di questa povertà perché potrebbe essere la nostra».
«Abbiamo voluto avvicinarci a una realtà quotidiana spesso ignorata», continua Monica Triglia. «In zone difficili dell’Italia, luoghi vicini, ma percepiti come mondi altri, lontani dalla nostra quotidianità. Abbiamo voluto indagare una nuova povertà che colpisce chi ci sta accanto, che potrebbe colpire noi per primi. Una realtà di cui non siamo solo testimoni silenziosi, ma in cui ci sentiamo fortemente coinvolti. A Milano, Genova, Catanzaro, Napoli e Palermo, nell’Italia ricca del nord e in quella più povera del sud, abbiamo incontrato e ascoltato i protagonisti di esperienze difficili. Raccontando le loro storie, abbiamo voluto raccontare anche l’apporto fondamentale de L’Albero della Vita che sta riuscendo a tracciare per molte famiglie una nuova strada verso la serenità».
La mostra è stata inserita in Milano Photofestival, la manifestazione culturale diretta da Roberto Mutti che ogni anno propone per due mesi e mezzo un palinsesto di oltre 170 mostre fotografiche distribuite sul territorio metropolitano, perché il suo messaggio culturale e sociale va sottolineato e valorizzato.
Dopo Milano la mostra approderà nelle città in cui L’Albero della Vita è presente con il progetto Varcare la Soglia di contrasto alla povertà delle famiglie: Palermo, Catanzaro, Napoli e Genova.
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