Un mondo colorato che diventa grigio con l’arrivo di una Sparaplinni, una macchina che promette di realizzare i sogni in cambio di poche monete. È questa la città immaginaria di Lullotopia: l’ambientazione dello spettacolo “La macchina dei sogni”. Con musiche e testi originali, portato in scena dal gruppo teatrale I SognAttori è un musical attualissimo scritto e diretto da Martina Ferrazzano e Raffaele Fracchiolla e dedicato alla tematica del gioco d’azzardo. L’evento, in programma al teatro Ambra Jovinelli di Roma lunedì 22 gennaio, è realizzato in collaborazione con le Caritas diocesane del Lazio, la Fondazione Salus Populi Romani e la rete “Mettiamoci in gioco” Lazio. Il ricavato della serata sarà interamente devoluto alle attività del progetto “Conoscere per non azzardare” ed è promosso dall’ufficio NoAzzardo della Caritas diocesana di Roma, che organizza incontri di prevenzione, sensibilizzazione e animazione territoriale per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo. «Il nostro spettacolo è adatto a tutti, è pensato anche per i bambini», dice la co-regista Martina Ferrazzano.
Ferrazzano, come nasce l’idea di questo musical?
“La macchina dei sogni” nasce come idea nel 2019, quando l’allora direttore della Caritas di Roma, don Benoni Ambarus, chiese a me e al co-autore Raffaele Fracciolla, di realizzare uno spettacolo adatto a tutti, grandi e piccoli, in toni leggeri, sul tema della ludopatia. Avevamo collaborato già con la Caritas con un altro spettacolo, “I figli di Giuda”, che trattava i temi dei senza fissa dimora. Abbiamo cominciato a studiare su quest’argomento, di cui si conosce purtroppo molto poco, è un tema tabu. La Caritas ci ha aiutato a prepararci, anche con degli incontri.
Qual è stata la difficoltà nella preparazione di uno spettacolo leggero ma con un tema così importante, quale quello del gioco d’azzardo e della ludopatia?
Rendere, in toni leggeri e per una platea ampia, un tema così complesso. Già siamo andati in scena nel 2022 e il riscontro è stato buono, da parte di tutte le fasce d’età. Abbiamo provato a parlare di quest’argomento facendo una sorta di astrazione. Il musical è ambientato in un mondo fantastico, a cui si unisce un linguaggio un po’ favolistico. Abbiamo cercato di estrarlo e di non legarlo troppo alla realtà: nel mondo della ludopatia c’è tanta sofferenza. Abbiamo cercato di ambientare la storia in un altro luogo, Lullotopia, che è diverso dal nostro ma dove possiamo ritrovare dinamiche e persone che ruotano attorno alla ludopatia, molto affini al nostro mondo. Abbiamo scelto di catturare l’attenzione dei più piccoli con il colore. Il mondo de “La macchina dei sogni” è ricco di colori ed energia: è un modo diretto, semplice per far capire a tutti quello che vogliamo dire. Lo spettacolo vede in scena anche due bambini.
Cos’è la Sparaplinni?
Il plinni è la moneta usata in questo mondo che si chiama Lullotopia. La Sparaplinni è una slot machine, una macchina che promette di realizzare i sogni in cambio di poche monete. Man mano i personaggi risultano sempre più dipendenti da questa macchina e hanno sempre più bisogni legati a questa macchina. I bambini si riconoscono nel mondo dei videogiochi, l’abbiamo sperimentato quando l’abbiamo messo in scena un paio di anni fa; anche i più piccoli, di cinque-sei anni, hanno fatto un parallelismo diretto tra la Sparaplinni e la loro dipendenza dagli schermi.
Cosa avete scoperto studiando per prepararvi allo spettacolo?
Abbiamo scoperto che la ludopatia in Italia inizia dalle fasce più basse d’età perché, anche i giochi che consideriamo più innocenti e che si trovano sui cellulari dei genitori, portano a dei meccanismi di funzionamento e di dipendenza in chi sta giocando che sono esattamente gli stessi del gioco d’azzardo. Questo è molto importante saperlo anche da un punto di vista sociale perché iniziare a creare questi meccanismi anche nelle fasce d’età più basse porta un domani ad avere degli adulti che più facilmente possono entrare nella “trappola” del gioco d’azzardo.
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Come vi siete preparati, insieme alla Caritas?
Abbiamo partecipato a degli incontri insieme agli operatori che lavorano sul tema del gioco d’azzardo. Tutto il ricavato dello spettacolo andrà in beneficenza alle attività (anche di prossimità) che la Caritas diocesana di Roma porta avanti nel progetto “Conoscere per non azzardare”. Scrivendo questo spettacolo e parlando di questo tema, ci siamo accorti di quanto la ludopatia sia più vicina a noi di quanto si creda, ma non se ne parla molto. Spesso abbiamo vicino a noi famiglie che stanno vivendo questo dramma in casa. Il gioco d’azzardo e la ludopatia coinvolgono l’intero nucleo familiare, non solo la persona che ne soffre: vanno ad impattare su tutta la sfera economica. Le attività che la Caritas svolge seguendo le persone che soffrono di ludopatia sono tante e vanno avanti da tantissimo tempo. Il nostro spettacolo ha l’obiettivo di accendere un faro, oltre che su questo tema, anche su quanto la Caritas fa in questo ambito e su quanto le istituzioni, su questo argomento, siano un po’ sorde.
Come nasce la vostra compagnia?
I SognAttori nel 2011 nasce con la riproposizione di spettacoli editi come Grease e Hercules. Poi man mano abbiamo iniziato a scrivere noi i testi, nel 2016 abbiamo iniziato con uno spettacolo nostro e abbiamo iniziato a lavorare con temi più vicini al sociale; nasciamo in una parrocchia di Roma (ci chiamiamo I SognAttori di San Giuda Taddeo) come polo per attrarre i ragazzi del quartiere. Gli spettacoli li creiamo nella parrocchia e li destiniamo lì, al teatro Albertino di San Giuda Taddeo. Io, il co-autore Raffaele Fracchiolla e mia sorella Marianna Ferrazzano, che è scenografa e coreografa, creiamo la compagnia. Siamo tutti e tre educatori parrocchiali, quando abbiamo iniziato a scrivere ci è venuto spontaneo lavorare su tematiche che sentivamo vicine. I nostri sono spettacoli in cui si ride, si canta e si balla. E si riflette. Quando don Ben (don Benoni Ambarus, ndr) vide lo spettacolo “I figli di Giuda”, che trattava i temi dei senza fissa dimora, si innamorò del nostro modo di portare in scena tematiche molto serie in un tono leggero, che arrivasse un po’ a tutti. Cerchiamo sempre di trasmettere un messaggio al pubblico, è il nostro modo di scrivere e fare teatro con i SognAttori.
Tutto il ricavato dello spettacolo andrà in beneficenza alle attività che la Caritas diocesana di Roma porta avanti nel progetto “Conoscere per non azzardare“
Progetti futuri?
Noi lavoriamo un passo alla volta. Questo all’Ambra Jovinelli di Roma è un appuntamento molto importante per noi, essendo in un teatro così grande. Stiamo ragionando sul futuro. “La Macchina dei Sogni” è uno spettacolo complesso da portare come produzione, molto ricco: con grandi scenografie, grandissimi costumi. L’idea, insieme alla Caritas, è di coinvolgere le altre Caritas diocesane del Lazio. Più interlocutori hanno apprezzato la nostra iniziativa. Sul sito della Caritas di Roma c’è una pagina dedicata allo spettacolo “La Macchina dei Sogni”, dove si possono acquistare i biglietti.
Foto dell’ufficio stampa Gruppo Teatrale i Sognattori/Aberto Scarpitti
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