Quella di Marco è una bella storia di inclusione. Ma non è un fiore sbocciato in un deserto, il suo percorso personale è inserito in una trama più grande, quella del Progetto Fare inclusione: una rete nata nel 2019 e che coinvolge associazioni ed enti che si occupano di inclusione sociale tra le province di Novara, Verbania e Vercelli. Fare è l’acronimo di Formazione, Appartenenza, Responsabilità, Esperienza (ne avevamo parlato qui ).
Oggi Marco (nella foto durante una gita sulla neve) ha 25 anni, ha una diagnosi di autismo ed è per questa ragione che, racconta Roberta Fornara, coordinatrice del progetto “Vuoi uscire con me?” dell’Odv Orizzonti «lo conosciamo da venti anni. A Borgomanero (No) il nostro Centro Gazza Ladra si occupa di trattamenti terapeutici ed educativi. Possiamo dire che siamo partiti con lui e con altri bambini che hanno bisogno di fare logopedia, neuro psicomotricità e tutta una serie di interventi a favore dell’autonomia».
Un percorso che prosegue negli anni, passo dopo passo finché «quando aveva 18 anni Marco ci ha stupito con una richiesta: ma perché qualche volta non andiamo a mangiarci una pizza?», ricorda Fornara. «All’inizio facevamo queste uscite in pizzeria con terapisti ed educatori. Si usciva il sabato sera… è stato il periodo della mia vita in cui ho mangiato più pizze. Dopo un po’ di tempo eravamo in 27, un po’ tanti ed è così che è nato il progetto “Vuoi uscire con me?” e abbiamo iniziato a diversificare: concerti, lo stadio, un film, ciaspolate sulla neve, le cene a casa…».
Oggi sono 50 i ragazzi che partecipano alle attività e altrettanti i volontari. «Facciamo le cose che fanno gli amici: è una speciale normalità che ai nostri ragazzi a volte manca» chiosa Fornara.
Con il progetto "Vuoi uscire con me?" facciamo le cose che fanno gli amici: è una speciale normalità
Roberta Fornara
«Il vero dono sono questi ragazzi della sua età che vengono a prendere Marco e lo portano tra amici a mangiare una pizza» commenta Teresa, la mamma di Marco.
Al centro del progetto l’idea di avere una vita al di fuori dalle mura di casa insieme a persone che non fanno parte del proprio nucleo familiare: una rete che sorregge chi ha delle fragilità e ha bisogno di più aiuto, un sostegno che crea opportunità per rendere ogni giornata quanto più possibile piena e normale. Un lavoro paziente e costante sulle autonomie di ognuno che fa sì che si creino le occasioni per andare in questa direzione.
Un’altra “occasione” si è presentata nello stesso periodo: la Canottieri del Lago d’Orta ha dato il via a un progetto di inclusione rivolto alle persone con disabilità. «E Marco è stato il primo a iscriversi, oggi rema per oltre un km, la canoa è stabile e lui è molto bravo» osserva Fornara.
Però…. «Il tempo libero e lo svago sono molto importanti per la socialità, uscire con i volontari per Marco è stimolante perché la vita è piena di imprevisti e per lui è un buon allenamento… ma se parliamo di tempo libero vuol dire che è libero da qualcosa, come il lavoro. Per fortuna nella rete ci sono cooperative e laboratori che aiutano a sperimentare il mondo lavorativo», continua.
Così poco più di un anno fa Marco ha iniziato a lavorare due mattine a settimana al laboratorio Gener.Attiva di Borgomanero in un progetto gestito dalla Cooperativa sociale il Ponte di Invorio che da una trentina d’anni si occupa di inserimento lavorativo per chi ha disabilità o fragilità. Nelle tre sedi della cooperativa: a Invorio, Borgomanero e Quarona lavorano 130 persone, di queste 106 hanno delle fragilità.
Sono tante le attività che Marco fa con gli amici, dalle ciaspolate in montagna alle gite, senza dimenticare le uscite con la canoa sul Lago d'Orta (nella foto in alto)
Per Marco è il primo lavoro, i compiti sono tanti e diversi: si dividono viti e tasselli, le forcine per capelli sono ordinate e pesate in piccoli contenitori, si mettono le guarnizioni nei soffioni delle docce.
«Con i colleghi si trova bene, sono una bella squadra. C’è un ottimo rapporto anche con i responsabili. Durante la pausa parla di canottaggio, si beve una cioccolata alla macchinetta. Sono tutte abilità che servono: dal rispettare gli orari al chiacchierare con i colleghi», continua Fornara. «I laboratori sono un momento di passaggio per alcuni, altri invece si fermano lì. Per ognuno c’è un percorso diverso. Per molti il laboratorio è uno step per proseguire poi in cooperativa o in azienda. Con questa esperienza Marco sta diventando più autonomo e ne ha coscienza al punto di dire “farcela da soli è bello”».
Qui e in apertura il laboratorio di Gener.Attiva di Borgomanero – Foto di Francesco Lillo
Da parte sua Teresa, la mamma di Marco sottolinea quanto i ragazzi come suo figlio abbiano bisogno di vita. Lo vede felice da quando, da solo, ha iniziato il suo percorso lavorativo.
«Come progetto diamo anche supporto alle famiglie, sostegni psicologici e con le mamme abbiamo fatto anche un bel percorso di consapevolezza che alla fine è sfociato in un laboratorio fotografico in cui sono stati fatti dei ritratti che dimostravano l’energia di queste mamme speciali, bellezza ed energia. Alla mamma di Marco, come alle alle mamme, abbiamo fatto un ritratto (nella foto) in cui le abbiamo fatto tirare fuori la forza e la bellezza del suo essere una mamma speciale», conclude.
Dalla sua nascita il progetto Fare (con il contributo del ministero delle Politiche sociali e la collaborazione della Regione Piemonte) coinvolge diversi attori per offrire un aiuto possibile ai ragazzi del territorio come Marco e le loro famiglie e lo fa proprio grazie a una rete che vede enti di Terzo settore in costante dialogo e collaborazione con le pubbliche amministrazioni. Tre le direzioni principali delle azioni previste dal bando vinto lo scorso anno: inserimento lavorativo di persone fragili, ricerca di nuovi volontari, incontri di formazione per enti del Terzo settore.
Capofila del bando Fare inclusione sociale è l'Odv Orizzonti di Borgomanero con diversi partner del Terzo settore (Odv, Aps e cooperative sociali) e i Comuni di Arona, Borgomanero, Briga Novarese, Dormelletto, Invorio, Quarona e Soriso.
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