I vicoli di Ballarò sono stretti e tortuosi, le strade dissestate. Ma che il quartiere sia in grande e inedito fermento lo scopri appena ci metti piede. Nessun miracolo: i problemi – la mancanza di lavoro, la difficoltà a sradicare lo spaccio di droga, le abitazioni in stato precario – ci sono e non c’è ragione per nasconderli. Ma quello che è in atto nel cuore di questa parte di centro storico di Palermo è un cambiamento multiculturale che ha al centro una sola parola da cui tutto prende piede: bellezza.
C’è una tremenda voglia di bellezza, tra questi vicoli. Bellezza di idee, di relazioni, di luoghi. A Ballarò si entra, con il mare alle spalle, dopo avere passato l’incrocio dei Quattro Canti, scegliendo una delle vie laterali che partono da via Vittorio Emanuele, asse viabilistico del centro storico oggi reso ottimamente pedonale. Tra case ancora sventrate dai bombardamenti del 1942 e comunque vari tentativi di recupero estetico che per esempio fanno nascere stupendi giardini interni, il motore del cambiamento che si incunea nel quartiere di Ballaro è la società civile, le associazioni che con la loro presenza stanno ridisegnando le mappe sociali. Il fulcro di questa presenza è all’angolo tra via Saladino e via Giuseppe Puglia, il locale Moltivolti: aperto nel 2014 dall’idea di 14 soci di otto nazioni diverse – dall’Italia al Gambia, dal Marocco all’Afghanistan – oggi è frequentato sia da persone che vogliono provare la cucina “siculo etnica” del ristorante o passare una serata con gli amici, sia da chi vuole trovare un luogo di aggregazione socio-lavorativo. “C’è la sala riunioni aperta a tutti e gratuita, e lo spazio coworking sede di varie realtà che operano nel quartiere”, spiega Claudio Arestivo, socio fondatore di Moltivolti e presidente della onlus Per Esempio, che dal 2011 ha all’attivo progetti educativi nel quartiere in particolare destinati a bambini e ragazzi in dispersione scolastica e ha da poco lanciato in rete con altri enti il progetto Provaci di promozione del volontariato.
Lui e gli operatori di Per esempio hanno base proprio nel coworking del locale: “Moltivolti è un luogo che ridisegna le attività che partono dal profit, perché intercetta un’utenza che venendo anche con lo scopo di divertirsi e stare bene fa comunque una scelta di consumo critico, dato che i costi aggiuntivi delle consumazioni – la birra a tre euro anziché due – vengono reinvestiti nelle attività sociali verso il quartiere”, spiega Arestivo. Moltivolti, in effetti, colpisce in positivo sia nell’allestimento, con i volti di persone da tutto il mondo dipinte sulle pareti, tra cui don Ciotti dell’associazione Libera e molti altri che negli anni hanno visitato il luogo, “compresa la coppia reale olandese, venuta in visita proprio per capire il nostro modello”, sia nella cura degli spazi e delle relazioni. Poco più distante un altro fulcro del quartiere, l’Arci Porco Rosso, fondamentale primo appoggio tra l’altro per i migranti arrivati nel porto di Palermo, e appena fuori, su via Vittorio Emanuele, in un passaggio dal laico al religioso ecco la libreria Paoline, considerata un’istituzione da molti in città proprio perché le religiose promuovono cultura da sempre nel centro storico (da poco hanno aperto una libreria anche poco più fuori, in via Notarbartolo), a un passo dalla maestosa Cattedrale.
Tornando verso Ballarò, ecco altre due esperienze che una volta viste non si dimenticano, anch’esse legate al tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo: la prima si chiama Cledu, Clinica legale per i diritti umani dell'Università di Palermo ed è uno sportello attivo il mercoledì pomeriggio per chiunque abbia bisogno di supporto legale. Interessante il fatto che la sala di piazza Bologni dove si tiene lo sportello, e molti dei tutor che si alternano sono infatti esperti avvocati che prestano assistenza gratuita. “Seguiamo caso per caso coordinandoci con tutti gli altri enti legati all’accoglienza”, spiega l'avvocato Laura Bondì, volontaria alla Cledu, con la quale arriviamo poi nell’altro luogo che rappresenta un faro nell’attivismo sociale di Ballarò: l’oratorio Santa Chiara, sede dei Salesiani, tra le cui mura ha preso piede una parte del progetto Ragazzi Harraga dell’ong Ciai in partenariato con varie realtà istituzionali e del privato sociale tra cui lo stesso ente che opera nella struttura, l'associazione Santa Chiara, e il Comune di Palermo. Il progetto, scandito in più azioni, è rivolto ai minori stranieri non accompagnati. “Stiamo ultimando la ristrutturazione di alcuni locali dell’edificio in cui nascerà una foresteria per studenti e turisti”, spiega Alessandra Sciurba, coordinatrice di Ragazzi Harraga. "I proventi dell'ostello sosterranno i costi per una soluzione abitativa in un'altra parte di Santa Chiara in cui vivranno otto ragazzi neomaggiorenni che sono usciti dal centro di accoglienza per minori una volta compiuti i 18 anni”.
Uno di target principali di Harraga, finanziato dal programma Never alone promosso da otto Fondazioni, è proprio incidere su una fragilità importante, ovvero il vuoto che trovano in mancanza di appoggi i ragazzi migranti arrivati alla maggiore età: “si trovano a doversela cavare da soli, ma non è affatto facile soprattutto in mancanza di un lavoro”. Dopo un corso di formazione e un tirocinio dedicato a 20 di loro, ne verranno selezionati tre che lavoreranno nella gestione della foresteria, a fianco della quale si tengono già altri corsi previsti da Harraga, tra cui il laboratorio espressivo-teatrale e quello per diventare operatori video. Arriviamo nel momento in cui sta per iniziare la lezione di quest’ultimo: “assieme all’insegnamento delle competenze di base cerco di stimolare i ragazzi allo storytelling, al racconto personale sia attraverso la cinepresa che lo smartphone. L’obiettivo è sia guardare la realtà attorno sia guardarsi dentro, per essere pronti alle difficili sfide della loro condizione”, spiega Antonio Macaluso, videomaker che gestisce il laboratorio ed è referente di Nottedoro, un'altra associazione partner del progetto. Macaluso è aiutato nel laboratorio da Numu Touray, 18enne del Gambia in Italia da 20 mesi, oggi facilitatore di RagazziHarraga. "Con il progetto si sta promuovendo inoltre la creazione di una cartella sociale in cui siano contenute tutte le informazioni sulle persone accolte, per evitare informazioni frammentate e lavorare in rete tra enti pubblici, del privato sociale e anche tutori dei minori non accompagnati", aggiunge Sciurba.
Lasciati gli spazi del progetto del Ciai e volendo rivolgere lo sguardo appena fuori Ballarò, i luoghi in cui t’imbatti non sono meno densi di significato: a sud ritrovi il porto e quindi il mare – nel momento in cui arriviamo è in atto uno sbarco da una nave militare spagnola di un centinaio di migranti con le loro storie drammatiche, e tra l’altro Palermo è anche la sede operativa italiana dell’ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranée, che salva vite in mare con la nave Aquarius – un po’ più a monte, sotto il colonnato della Posta centrale c’è padre Biagio Conte in sciopero della fame per denunciare l’emergenza di centinaia di senzatetto in città (pochi giorni dopo Conte ha smesso la protesta ascoltando l’appello di una moltitudine di persone preoccupate per la sua salute) affiancato da decine e decine di cittadini in solidarietà.
A Nord, ultima nostra tappa, ecco il quartiere della Zisa. Residenziale, in ampi tratti popolare, con al centro una riqualificazione virtuosa, quella dello spazio di un ex mobilificio oggi rimesso a nuova vita dal progetto dei Cantieri Culturali e da Zisa Creativa (di cui Vita.it ha parlato qui, in occasione del lancio). Oltre alla presenza di cinema, gallerie d’arte, scuole di cinematografia e teatro, è quasi pronto lo spazio di coworking e ristorazione dell'associazione Clac, finanziato con un bando della Fondazione Con il sud. Uno spazio polifunzionale è già attivo e ospita eventi di varia natura. “C’è fermento attorno a questo progetto e non vediamo l’ora che parta del tutto”, sottolinea il coordinatore e presidente di Clac Filippo Pistoia, “la rinascita di Palermo passa anche da luoghi come questo, restituiti alla città e a disposizione di tutti”. Al pensiero di quello che sarà, non vedi l’ora di tornare, in questa Palermo in movimento determinata a spazzare via retaggio criminale e stereotipi il più rapidamente possibile.
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