Il trentunenne Solomon Seyoum Elala è arrivato in Italia nel 2020 lasciando i genitori, le sorelle e i fratelli nel Corno d’Africa. Nello stesso anno l’ Università Iuav di Venezia ha aderito alla seconda edizione del progetto Unicore. Da allora l’ateneo ha accolto complessivamente quattro studenti rifugiati sempre per il corso di laurea magistrale in Urbanistica e pianificazione del territorio.
L’accesso all’istruzione è un diritto umano fondamentale e dev’essere garantito e protetto
— Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati
«I professori sono davvero inclusivi e il loro entusiasmo nell’aiutare gli studenti è stato ammirevole», spiega Solomon, «i corsi prevedono attività di lavoro di gruppo che danno l’opportunità di interagirsi tra studenti italiani e internazionali, permettendo a noi ragazzi di acquisire e condividere una grande varietà di esperienze. Complessivamente, è stato fantastico vivere questa esperienza».
Raccota Giovanna Marconi, referente per le attività di inclusione e coordinatrice della Cattedra Unesco sull’Inclusione sociale e spaziale dei migranti internazionali: «Ho scommesso su di lui, assumendomi la responsabilità di lasciare altri indietro, ed è stato un successo. Durante il colloquio Skype indossava un vestito elegante da grande occasione; era teso ma brillante, evidentemente determinato a giocarsi al meglio quell’unica opportunità di lasciare il campo rifugiati dove viveva da quando la sua famiglia aveva dovuto lasciare l’Eritrea, e riprendere i suoi studi in un paese che aveva molto più da offrire: il nostro».
Lavoro di squadra, creatività e curiosità sono le tre parole chiave del percorso che Solomon ha fatto all’Università Iuav.
Il progetto University corridors for refugees (Unicore) è stato avviato dall’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) nel 2019 per permettere agli studenti rifugiati di arrivare in Italia con un percorso di ingresso regolare e sicuro e proseguire i loro studi. Da allora, 38 università italiane hanno aderito al progetto, giunto già alla sua quarta edizione, permettendo a 142 studenti rifugiati da Etiopia, Niger, Nigeria, Malawi, Mozambico, Sud Africa, Zambia e Zimbabwe di laurearsi in Italia.
«Era la prima volta che venivo a studiare in Europa», conclude Solomon, «all’inizio, non conoscendo bene la lingua taliana, ho avuto qualche difficoltà a inserirmi anche perché è subito iniziata la pandemia che ha rallentato la conoscenza del nuovo ambiente in cui mi stavo entrando. Ma la disponibilità degli assistenti sociali, dei volontari Caritas, della diaconia Valdese e di altri gruppi religiosi, mi ha aiutato a creare una rete sociale e ha permesso di trovare casa e essere supportato nel mio inserimento sul territorio veneziano. Quando sono iniziate le lezione universitarie non potevamo frequentare a causa del Covid ma alla riapertura dell’ateneo ho incontrato gli altri studenti, veneziani e internazionali, e gli insegnanti che lavoravano con noi durante l’attività in classe. È stata un’esperienza fantastica entrare in contatto con ragazzi desiderosi di interagire, condividere competenze e altre esperienze educative. Un’opportunità formativa unica».
2 puntata
1 puntata Abdullahi, dal campo profughi alla facoltà di Mario Draghi
Nella foto di apertura Solomon Seyoum Elala il giorno della laurea (foto: Ufficio stampa Iuav)
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