Spontaneità Creativa Unicamente Basata sull’Arte. Più semplicemente Skuba Libre, nome d’arte di Albino Rizzato, di Latina classe 1985 e di professione rapper. Nel 2000 forma l’Ira Funesta con Surfa ed Exo, gruppo musicale che durerà fino al 2009, con il quale realizza 3 dischi e svariate collaborazioni con nomi di primo piano della scena hip hop italiana come Tormento, Tony Fine e Primo Brown.
Nel 2005 Skuba partecipa alla fondazione de ilrap.com, portale di settore che lo vede impegnato come amministratore e caporedattore. Il sito diventa il punto di rifermo del Rap Italiano. Nel febbraio del 2009 il portale cambia nome e diventa lacasadelrap.com e poco dopo, nel 2010, Skuba abbandona l’attività di caporedattore per dedicarsi ad altri progetti paralleli. «Sentii l'esigenza di cominciare un percorso solista. Non nascondo che mi scottai con certe dinamiche, sia a livello giornalistico che artistico, che mi afecero un po' disamorare. Rimase però l'amore per la scrittura, ma avevo bisogno di voltare pagina». In quegli anni produce altri tre dischi “7 giorni dopo EP”, “Sonanda – Strade senza nome” e “Isola Vulcano” che vedono tutti la firma di DoubleGJ.
Nel Novembre 2010 esce “Filo Intermentale”, primo progetto solista di Skuba prodotto dal suo storico produttore DoubleGJ. Nel 2013 esce il suo secondo disco “Fame d’aria” in distribuzione digitale sui principali store online prodotto da Blazing Loop Team. Nel 2015 Skuba Libre conquista la finale ad Italia’s Got Talent arrivando tra i 12 migliori finalisti che si sono contesi la vittoria finale, presentando due testi inediti sulle note de “Il volo del calabrone” di Rimsky-Korsakov e dell’“Ave Maria” (piena di rabbia) sulle note di Schubert.
Skuba Libre è un rapper insolito per il panorama musicale italiano. Si pone in forte continuità con la golden age degli anni '90 di cui porta avanti l'attitudine hip hop originale e la tradizone della rivendicazione sociale. Fatto che, in un mercato dominato dal gangsta rap, dai dissing e da una osessiva autocelebrazione, lo ha posto un po' ai margini. Queste sono le caratteristiche che lo hanno portato ad una dele tappe più sorprendenti della sua carriera. Una collaborazione davvero insolita, una partenership con l’Anmil – Associazione Nazionale fra Lavoratori mutilati e Invalidi del Lavoro per cui ha scritto il pezzo “Qualcosa cambierà”.
«Mi avevano contattato e ci ho pensato su un po' prima di accettare, anche perché non sono esattamente il tipo. Poi mi sono deciso vivendola come stimolo. L'idea del usare la musica classica mi era venuta perché era il periodo in cui andava di moda l'extra beat, in cui però alla velocità non si abbinava un senso del testo. Così ho deciso di usare questi pezzi scrivendoci su testi che avessero anche un significato».
«Penso ci sia un’età per tutto», spiega Skuba, «ho 30 anni e non posso parlare ancora di battle o spendere il mio tempo a raccontare quanto sono bravo, figo o migliore di altri. Oggi ho bisogno di parlare di argomenti utili di pensare a qualcosa che abbia senso». E da questa esigenza che nasce il rapporto con l'associazione. «È stato tutto molto spontaneo. Ho incontrato Marinella, dell'ufficio stampa di Anmil, che inzialmente mi ha invitato ad uno dei loro eventi».
Skuba partecipa ad una giornata alla Camera dei Deputati in cui fa da giudice per la premiazione di alcuni lavori in ambito rap fatti dai ragazzi dell'associazione. «Il tema era naturalmente la sicurezza sul lavoro. Così nata un’amicizia che poi con il tempo si è trasformata anche in un impegno comune».
Grazie all'incontro con Anmil Skuba scopre anche la triste realtà degli incidenti sul lavoro. «Una piaga di cui nel nostro Paese si parla troppo poco. Ma su cui non si può più far finta di niente. Una realtà fatta di piccoli dettagli ma se si dà uno sguardo alle percentuali la situazione è allarmante. Io vengo dall’Agro Pontino, dove specialmente nelle zone agricole c’è un grande allarme per scarsa sicurezza e lavoro nero, dati che spesso sfuggono alle statistiche», racconta.
Da qui è nata “Qualcosa cambierà”. «Ho scelto di comporre questo pezzo dopo diversi incontri e tavole rotonde con ANMIL, che fornendomi dati e testimonianze mi hanno permesso di avere una visione globale del problema. Il brano è nato così: è una specie di diario in cui do voce alle richieste di aiuto di gente che viene puntualmente ignorata o dimenticata, con un’esistenza compromessa per sempre a causa di un tumore per l’amianto o di un’amputazione sul posto lavoro».
«Mi sono immedesimato e la canzone è un grido di orgoglio, proclamato a gran voce, per affermare l’identità e la continua presenza di ANMIL sul territorio nazionale», conclude Skuba, «la gente si rende conto di qualcosa soltanto se la vive in prima persona, non c’è niente da fare». Skuba continua a spiegare: «Nel brano parlo di persone che hanno perso tutto ma non la loro dignità. E ho scelto di mostrarli nel loro lato più umano, meno idealizzato, perché mi sono reso conto che queste persone esistono davvero e sono depositarie di esperienze e ricordi che meritano un riscatto, lo meritano ogni giorno della loro vita».
Skuba Libre e il rap che parla dei morti sul lavoro
Testi a cura di Lorenzo Maria Alvaro
Foto gentilmente concesse dall'artista
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