Dire che una periferia non ha una storia è come dire che chi ci vive non ha una vita. A Tor Bella Monaca per scoprire la narrazione di un'altra periferia.
Enzo Fabbro era un ragazzo ed amava leggere. Enzo Fabbro era un ragazzo, amava leggere, ma voleva bene anche al suo quartiere: Tor Bella Monaca. Enzo Fabbro era un ragazzo, amava leggere, voleva bene al suo quartiere, aveva una disabilità e purtroppo morì. I suoi genitori donarono i suo libri ad una piccola biblioteca del posto. Quest'onda di narrazione su pagine scritte, però, arrivò anche da molti degli abitanti del quartiere. Ma iniziamo da dove si deve, e cioè dall'inizio.
Tor Bella Monaca. Ore 15.00. Largo Ferruccio Mengaroni. La gabbia.
So che prende il nome da una torre del Trecento, di proprietà di un certo Pietro Monaca. Si popola negli anni Venti e Trenta del Novecento e poi negli Ottanta, quando nascono nuove torri diverse da quelle di Monaca perché ogni generazione, del resto, ha la sua torre. Ho appuntamento con Lorenzo davanti a La gabbia.
Faccio sempre così: trovo un primo contatto, un posto coinvolto nella periferia, chiamo o mando mail e poi vado: a Tor Bella Monaca ho trovato la Ciclofficina La gabbia. In effetti, appena arrivo, con in tasca un pacchetto appena comprato di toscani all'anice, mentre aspetto Lorenzo, capisco perfettamente da dove viene questo nome. Davanti a me e in fondo, sul lato opposto, due serrande a mo' di gabbia. Dentro, tutte biciclette e pezzi di ricambio.
“Sto arrivando”, arriva il messaggio di Lorenzo. Non c'è problema: ho il mio toscano che è lungo a finire. Arriva Lorenzo e fuma anche lui una sigaretta.
Chiacchieriamo un po' di me ed un po' di lui, del quartiere, di questo centro nevralgico fatto di laboratorio di ceramica, centro sociale e un piccolo cubo di cemento, su cui c'è scritto che è una biblioteca. La Ciclofficina è un posto che insegna a riparare bici, ma anche a stare insieme mentre le si ripara. Lorenzo, alla mia proposta, dice subito si, ma deve parlarne con Claudia, che tiene un po' le redini di tutto questo: “mandami una mail con la proposta e poi durante la nostra prossima riunione ne parlo con Claudia e gli altri”. Mail inviata. Appuntamento con Claudia.
Tor Bella Monaca. Mattina. Largo Ferruccio Mengaroni. Appuntamento con Claudia Bernabucci.
Il fatto è che la periferia è un “teatro”. Solo che chi arriva per portarci il suo “spettacolo” spesso ha già la sua compagnia di attori e a chi ci vive, in periferia, o a chi ci opera per migliorarla, tocca al massimo di fare le comparse: le comparse nel proprio teatro. La compagnia fa il suo “spettacolo”, dice che è per la periferia, e poi se ne va lasciando tutto vuoto e spesso pure sporco di pregiudizi e storie di fatti che sono avvenuti ma non sono gli unici, perché la periferia è lì dove succede non solo ciò che sarebbe meglio non succedesse, ma anche quello che sarebbe bello accadesse dovunque. Ed ecco che arriva Claudia e mi parla di quest'ultima categoria di cose che succedono: quella che ti fa venire voglia di darti da fare. Il progetto è Cubo Libro e in effetti di un cubo si tratta. Quel piccolo edificio che lo ospita fu costruito tra il 1994 e il 1999 dal Comune di Roma, attraverso il progetto Urban.
Rimase inutilizzato per anni, finché nel 2005 El Chentro Sociale decise di occuparlo per farne una biblioteca per il quartiere. I libri li donarono i cittadini di Tor Bella Monaca ed in particolare arrivarono dai familiari di Enzo Fabbro, ragazzo disabile amante della lettura e molto affezionato al suo quartiere. Nel 2006 l'Associazione di promozione sociale Socialmente Inutili decise di collaborare al progetto, aumentando gli orari di apertura della biblioteca fino a quel momento garantiti dall'impegno volontario di Manuela Tidili.
Claudia parla col sorriso e io, in sincerità, mi sono già dimenticato – come sempre – del motivo per cui sono venuto qua. Mi piacciono le storie. Soprattutto quelle che mi raccontano. Bene. Faccio mente locale. Ho delle storie che mi hanno raccontato nella mia e in altre periferie. Molte sono state più forti di altre e così sono riuscito a raccontare o, meglio, anche cantarle. Molte sono perfette per coinvolgere e infatti le uso per creare momenti di partecipazione laddove vado. Prediligo periferie, perché è qui che succede tutto ed è qui che mi piace stare con questa passione delle storie. Col tempo ho capito che se io racconto il “mio”, mi sento meglio, mi salvo. Chi mi ascolta pensa al “suo” e magari gli viene voglia di raccontarlo e di salvarsi. Spesso capita che ci si salvi insieme dando vita ad una narrazione comune a partire da ciò che racconto e che, a quel punto, diventa solo un pretesto. Si. Ecco cosa son venuto a fare qui. Claudia continua a raccontare, ovviamente sempre sorridendo.
Nel 2007 cominciò il dialogo con l'amministrazione del Municipio VIII, per poter regolarizzare l'attività. Durante l'agosto del 2009, in cui per la prima volta si sperimentò l'apertura serale della struttura con l'iniziativa "R-Estate al Cubo", si decise di costituire un'associazione dedicata esclusivamente alla gestione del progetto, così da poterne sviluppare al meglio le potenzialità. A settembre 2009 venne costituita, quindi, l'Associazione culturale "Cubo Libro", formata dagli operatori della struttura. Pochi giorni dopo l'Associazione ha presentato al Municipio un progetto di affidamento chiamato "Cubo Libro: biblioteca, emeroteca e non solo per Tor Bella Monaca e il Municipio VIII". Il 21 ottobre 2009 la Giunta Municipale ha approvato il progetto e sono iniziate le pratiche per la stesura del contratto, completate con la firma avvenuta il 31 dicembre 2010. Cubo Libro si impegna a portare avanti il progetto con regolare affidamento della struttura per 10 anni.
Io sto qua. Sul tavolino di un bar. Insieme a Claudia che mi racconta della loro storia. Storia sociale, perché non coinvolge solo loro ma un po' tutti quelli che vivono a Tor Bella Monaca. Ci rivediamo un'altra volta e si decide che il 26 novembre porterò una mia storia, quella di un macellaio di periferia che per farsi piacere il suo lavoro ed il suo territorio, mise dentro la passione e l'entusiasmo: io ci credo e glielo dirò a chi ci sarà. Chi ci sarà poi potrà crederci a sua volta e magari un pezzo di strada lo faremo insieme. Non so cosa succederà il 19 novembre. Ma so che non vedo l'ora di raccontarvelo e di raccontarvi pure ciò che accadrà in seguito.
Simone, il teatrante delle periferie
Testi a cura di Simone Saccucci
Foto gentilmente concesse dall'artista
Simone Saccucci
Dal 1999 si occupa di animazione di comunità attraverso il racconto ed il canto delle storie che raccoglie in diverse periferie, creando ogni volta occasioni di partecipazione puntando ad una attivazione della narrazione in ogni periferia che incontra. Nel 2015 cura una rubrica su Radio 24 Il Sole 24 Ore, dal titolo Cartoline dalla periferia e in quello stesso anno realizza momenti di narrazione in luoghi di lavoro al centro di polemiche circa l'impatto ambientale che producono nella periferia est di Roma: uno dei più grandi cementifici d'Italia ed una miniera di estrazione di travertino. Sempre nel 2015 si laurea per la seconda volta, acquisendo il titolo di Assistente Sociale. Nello stesso anno la BBC Uk e Rai Radio Tre Teatro realizzano due monografie sul suo lavoro ed impegno che coniuga la narrazione ai territori, prediligendo le zone periferiche delle città.
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