Daniela Padoan

Senza diritto all’acqua, né pace né democrazia

di Veronica Rossi

È uscito in libreria "Gli stati generali dell'acqua", primo volume della collana "Lupicattivi" di Castelvecchi editore, curato da Daniela Padoan, direttrice dell'Associazione Laudato Si'-Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale. Si tratta di un lavoro corale, in cui diversi esperti e attivisti raccontano la tematica da più punti di vista, mantenendo però un dialogo costante, nell'ottica dell'ecologia integrale

L’acqua non è un diritto umano. Almeno, non è solamente questo. È un diritto del vivente, in senso ampio; questa visione olistica che i popoli americani precolombiani insegnano da tempo, la stessa, a ben vedere, che papa Francesco propone con la sua ecologia integrale nell’enciclica Laudato si’, è alla base del libro Gli stati generali dell’acqua (Castelvecchi editore), che raccoglie le voci di quasi 70 autori e autrici, uomini e donne da tutto il mondo, attivisti, climatologi, geografi, biologi, economisti, antropologi, teologi, artisti e rappresentanti delle istituzioni locali e globali. A contribuire, anche Pedro Arrojo-Agudo, special rapporteur delle Nazioni Unite per il diritto all’acqua. VITA ne ha parlato con la curatrice del volume – nonché direttrice dell’associazione Laudato Sì-Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale – Daniela Padoan.

Partiamo dalla definizione che lei da della raccolta, che è quella di “libro-assemblea”. Che cosa significa?

L’idea per questo volume è nata da un workshop a cui hanno partecipato i rappresentanti di diversi movimenti italiani per l’acqua, che hanno poi coinvolto i loro contatti in America Latina. Alla fine, si è creato un gruppo di 68 persone, con diverse competenze: è diventato un lavoro corale, in cui ciascuno ha parlato di un lato della questione, mantenendosi però in dialogo con gli altri. In questo modo volevamo restituire le tante sfaccettature del tema, ma anche mostrare come tutto sia collegato.

Qual è lo scopo del volume?

Far parlare di acqua. Anche all’interno dei movimenti legati all’ecologia è spesso un argomento che resta sottotraccia, quasi lo si desse per scontato, finché non succede qualcosa – siccità o nubifragi, per far due esempi – che lo riportano sotto i riflettori. C’è tanto da scoprire o su cui puntare l’attenzione, come il fatto che solo il 3% dell’acqua a livello globale è dolce, ma di questa il 2% è inutilizzabile, perché si trova nelle calotte polari: a essere immediatamente disponibile è solo lo 0,01% che si trova in superficie. Si tratta di una quota piccolissima, ma è quella da cui attingono la maggior parte delle specie viventi.

E, per questa piccolissima quota dell’acqua globale, nascono conflitti e lotte per le risorse.

Già anni fa il Pentagono aveva preparato dei dossier in cui c’è scritto che nel futuro le guerre sarebbero avvenute per appropriazione idrica. D’altronde, sappiamo anche che ci sono grandi multinazionali che hanno interessi in questo senso e che vogliono entrare nei meccanismi decisionali. C’è spesso un equivoco che riguarda il Forum Mondiale dell’Acqua, che non è formato dai movimenti sociali, ma dalle grosse aziende. Quello che noi stiamo cercando di costruire è un collettivo dal basso per l’idrodiplomazia, che non può essere lasciata alle multinazionali.

Ci spiega questo concetto?

È un’idea che nel libro viene lanciata dal politico e attivista Emilio Molinari e significa tante cose: equa ripartizione delle risorse, pace, democrazia. Lo stesso titolo del libro, “Stati Generali dell’Acqua” era partito in modo scherzoso, ma poi ha assunto dei toni più seri. Abbiamo fatto una presentazione a Bookcity, che è stata anch’essa una sorta di assemblea, perché sono arrivate tante persone che hanno contribuito al libro, rappresentanti di movimenti, da tutta Italia. C’era anche la Lega anti vivisezione (Lav); sono molto felice di questo, perché hanno portato il tema dell’acqua utilizzata per gli allevamenti intensivi, che è moltissima, anche se se ne parla poco.

L’enciclica Laudato Si' è considerata, tra le altre cose, un bellissimo trattato di ecologia. Qual è l’impegno in questo senso dell’associazione che ne porta il nome?

Cerchiamo di mettere in moto percorsi di conoscenza, di comprensione e di rete sull’ecologia integrale; stiamo lavorando anche per organizzare una scuola popolare su questo tema a Milano, nel quartiere periferico di Crescenzago, in un contesto in c'è una struttura – la Casa della Carità – che accoglie rifugiati e persone disabili. La fragilità non è per forza di cose un elemento negativo, ci può insegnare un modo diverso di stare al mondo. Abbiamo iniziato a pensare alle tematiche da affrontare e una di queste è sicuramente l’acqua, cercando di capire cosa si può fare davvero sul territorio. In generale, quello su cui noi lavoriamo è cercare di dare una panoramica della complessità dell’argomento e delle sue mille sfaccettature. In Italia abbiamo una grande ricchezza di esperienze, come quella delle Mamme No Pfas o quella del Monastero del Bene Comune a Verona, che porta avanti tante lotte nel campo dell’ecologia, tra le quali quella contro la quotazione in borsa dell’acqua.

Foto in apertura, screenshot da Youtube

Le vignette sono di GianLorenzo Ingrami

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