Avevamo bisogno di rimetterci in viaggio. Incontrare tutte quelle persone con cui abbiamo condiviso gioie e sofferenze in questi ultimi due anni di pandemia e scoprire la bellezza dei volti, in carne e ossa, e dei luoghi in cui le organizzazioni erano presenti, resistevano e vivevano la loro quotidianità. Come NeXt Nuova Economia per Tutti e con il Forum Nazionale del Terzo Settore abbiamo deciso di continuare un percorso di formazione importante e strategico per tutte quelle associazioni che devono ripensare o rafforzare le proprie strategie, trasformando la crisi in opportunità, il distanziamento fisico in reti molto “fisiche” e i progetti in vere e proprie idee di sviluppo. Il progetto Formazione Quadri Terzo Settore per molti enti del Terzo settore che abbiamo incontrato in ore e ore di laboratori online è stata una salvezza, per alcuni un semplice modo per rimanere collegati con il resto del mondo mentre tutto sembrava fermarsi e per altri un metodo nuovo di concepire lo sviluppo sostenibile del Terzo Settore locale.
Per questo e per molte altre ragioni, in un momento in cui c’è bisogno non tanto di tornare alla “normalità” ma di costruire relazioni nei territori spalla a spalla, non potevamo che chiudere lo schermo del pc, alzarsi dalle nostre sedie confortevoli e metterci in viaggio. In questi casi, come in molte avventure un po’ pazze e un po’ estreme, non bisognava troppo pensare ma fare semplicemente il primo passo. L’obiettivo era chiaro e lampante ed era il titolo della nostra linea “Co-progettare per Ri-generare”, non in modo episodico ma sul serio e in Rete, il dubbio era sul mezzo da prendere per compiere questa impresa. Un viaggio tra 5 regioni e più di 50 tra associazioni, cooperative e Comuni. Il tempo non è mai molto (vivendo in un periodo denso di attività tra cui il Festival Nazionale dell’Economia Civile appena concluso e il Decennale di NeXt).
Tutto però si è fatto più chiaro quando ho ripreso un articolo scritto a inizio della pandemia in cui con grande rammarico si ricordava la chiusura di una “istituzione” in Alaska, vale a dire il Magic Camper che utilizzò Christopher McCandless per rifugiarsi dal mondo e dal “dio” denaro che sembrava impossessarsi della sua vita e che ispirò nel 1996 il libro “Into the Wild” di Jon Kraukauere poi il film fantastico del 2017 di Sean Penn con la colonna sonora di artista incredibile come Eddie Vedder. Il mito del mezzo abbandonato a circa 382 chilometri a nord di Anchorage sullo Stampede Trail, nel parco nazionale di Denali era diventato una vera e propria meta di pellegrinaggio e un simbolo di ri-generazione per molti. Noi, in realtà volevamo fare l’esatto contrario di Christopher, volevamo immergerci nella società e nelle storie delle persone ma la “magia” di una casa e un rifugio su quattro ruote ha ispirato la nostra idea di prendere un camper, il Magic Camper, e metterci in cammino con la porta sempre aperta e pronta ad accogliere, ospiti, collaboratori e amici.
Sardegna, prima tappa
Dopo aver attraversato la bellissima porta Marina e fatto un pranzo veloce abbiamo incontrato l’associazione Efys con Enrica che ci ha raccontato di come la periferia sta al centro di Cagliari e non ai suoi margini. Le attività di dopo scuola per persone che maggiormente versano in condizioni di povertà non creavano un ghetto a Piazza Savoia ma un connettore con gli altri 4 dopo scuola presenti un po’ più ai margine della città. Le attività erano tante, ricche e di valore ma come succede spesso in questi casi la problematica vera era quella di non solo educare i bambini ma i genitori a portare avanti il valore dei corsi anche quando la porta dell’associazione rimane chiusa. Il Comune in questo è presente formalmente ma sostanzialmente non ha supporto fino a oggi un collegamento con gli altri enti che si occupano di formazione agli adulti. Le prime braccia che abbiamo incontrato sono state aperte e desiderose di creare una filiera formativa che coinvolgesse in modo strutturato le scuole, spesso attività per la visione e la passione dei docenti, e le organizzazioni che si occupano di educazione alla genitorialità. Tanti spunti e riflessioni già dal primo incontro che ci hanno portato a proseguire una chiacchierata con un professore e un amico che da anni si occupa di concretizzare la Terza Missione universitaria. Con lui l’aperitivo è stato mixato da idee, progetti, iniziative, ricerche e sogni accompagnati da un buon campari aperol preso nel quartiere universitario. Nel futuro del Terzo Settore c’è bisogno di anche di Università che investano non solo in didattica e ricerca.
Il 5 ottobre sveglia presto e incontro casalingo con l’asd Sanderache con la loro “biodanza” hanno deciso di occuparsi di dei legami tra le persone e della riscoperta dell’empatia e dello stare insieme. L’utenza è molto variegata, famiglie di migranti che con l’ostacolo della lingua non riuscivano ad avere un contatto con la comunità, giovani detenuti che rischiavano di perdersi tra le quattro mura del carcere e anziani che avevano un altro rischio, quello di rimanere soli e non essere più un aiuto per il prossimo. L’accoglienza è stata familiare e oltre il metodo che abbiamo dato per rendere tangibile e misurabile il valore che generavano nelle persone mi ha colpito molto una loro frase, netta e lucida: “Non lavoriamo per cancellare il buio dalle persona ma lavoriamo per aumentare la luce”. Ovviamente gli incontri online non li hanno aiutati ma il movimento internazionale continua a crescere e si riprenderà e il legame che subito ci è balzato agli occhi è stata la possibilità strategica e funzionale di creare un partenariato con l’ets incontrato il giorno prima. In sole 12 ore abbiamo già unito dei punti così facili da unire che alla fine abbiamo confermato come basta solo parlare con le persone. Poi, in generale, noi sicuramente fare un’attività di team building con loro perché la bio danza è davvero una bella scoperta.
Nel pomeriggio abbiamo incontrato UISP Sardegna con Giovanni, uno statistico filosofo che avremmo ascoltato per ore, che ci ha raccontato come lo sport sia un universo di inclusione, sviluppo umano e territoriale e che necessità ancora più di altri settori di co.progettare insieme ad altri ets e ai Comuni. Le loro fondamenta sono state e continuano a essere sempre molto solide ma qui il problema rimane di ricambio interno e di formazione professionale di un comparto dirigenziale che oltre ad avere passione e conoscenza del mondo sportivo necessita di giovani e di professionalità importanti. L’età media rischia di essere un problema per il ricambio di alcune associazioni storiche ma la volontà di formare nuovi giovani dirigenti in collaborazione con le altre strutture presenti in regioni oltre che a ridurre costo di attivazione e selezione permette anche di fornire competenze eterogenee che permettono di applicate in una logica di formazione condivisa e integrata tra territori.
Il 6 ottobre è stata la giornata più densa di incontri. Grazie alla guida di un esperto di sviluppo locale come Luigi abbiamo conosciuto le varie anime dei comuni presenti nell’area metropolitana e rafforzato l’idea di come la Sardegna necessiti in generale di una riscoperta di alleanza di scopo tra mondo for profit e non profit. La mattina abbiamo incontrato la realtà amministrativa di Quartu Sant’Elena con un sindaco e un assessore molto attenti allo sviluppo locale del territorio di Cagliari e delle realtà amministrative collegate. La discussione è stata molto franca e il problema da risolvere in questo caso è stato cambiare la logica a monte delle politiche a sostegno del sociale che non possono dare l’impressione di fornire supporto a coloro che sono reputati “meritevoli” ma ci deve essere un processo di creazione di una comunità di senso che deve partire più che dalla co-progettazione con le realtà locali, dalla co-programmazione per individuare quei bisogni sui quali intervenire in modo prioritario e collaborativo. Lo spopolamento rimanere lo spettro dietro l’angolo ma solo la creazione di alleanza di scopo vere e con indicatori di sviluppo sostenibili misurabili può permettere una soluzione che supera la logica del “qui e ora”. La voglia di creare un percorso di co-progettazione con il Terzo Settore locale è stata molto alta e sicuramente l’Unione di Comuni di cui Quartu fa parte può essere già una rete da attivare per il prossimo 2022. Dopo un momento di pausa di lavoro, in un coworking vicino al porto, per ricollegarci con quello che stava accadendo nella terra ferma, abbiamo incontrato Stefano che è una colonna del terzo settore regionale con il quale abbiamo condiviso la ricchezza dei nostri incontri e le idee per una formazione nei prossimi anni che passi da una logica “one to one” a un approccio di rete capace di mettere fin da subito tutti i soggetti di un territorio intorno al tavolo. Il lavoro del Forum locale, mai come in questa fase di frammentazione e ripresa, risulta essere strategica per il suo ruolo di connettere e facilitatore di relazioni.
Non potevamo però chiudere la giornata senza incontrare Claudio, un volto di oggi e di domani di Cagliari che oltre a essere un vulcano di attività è impegnato in tantissime associazioni di volontariato e ci ha condiviso bene la necessità di mettere al centro dei processi di rinnovamento del terzo settore, le future generazioni non solo come beneficiari dei progetti ma come progetti, magari rafforzando la componente europea che lo ha folgorato in uno degli ultimi corsi fatti durante la pandemia, e soprattutto nei consigli direttivi in cui rimangono a oggi in grandi assenti insieme alla presenza femminile. Ci siamo lasciati con la voglia di supportare l’imprenditoria locale di qualità sarda a uscire fuori dai propri confini tramite l’utilizzo di piattaforme digitali cooperative.
Il 7 ottobre è il nostro ultimo giorno a Cagliari e sembra che il tempo ci sia scivolato tra le dita ma andiamo avanti alla scoperta di uno spazio di rigenerazione eccezionale come Exma, sede di una storica emittente locale come Radio X e in cui siamo stati travolti da un festival di musica locale indipendente. Un’altra ricarica di bellezza e musica prima di incontrare il nostro ultimo ETS Arca dentro una caffetteria vicino alla loro sede che non riusciva a ospitarci tutti.
La loro realtà sembrava chiudere il cerchio delle esperienze precedentemente incontrate perché la loro idea di sviluppo era quella di aumentare la diffusione e i collegamenti, dal punto di vista comunicativo e di marketing, tra gli eventi e le iniziative del terzo settore locale. Oltre a questo sono stati molto abili nell’ingegnarsi, durante il periodo più difficile delle chiusure, per fare degli spettacoli culturali direttamente nei cortili delle abitazioni di alcuni quartieri di Cagliari. La loro necessità rimarcava, inoltre, la necessità di coinvolgere nuovi giovani nelle attività culturali della loro realtà per rafforzare il coinvolgimento di studenti e docenti nel volontariato per la trasmissione di competenze di progettazione e organizzazione di eventi. Finiamo in ritardo e corriamo a posare il nostro mezzo per prendere l’aereo per Roma con tanti pensieri che come un frullatore girano nelle nostre teste. C’è tanto lavoro da fare ma sicuramente la pandemia ha aiutato tutti noi nel capire che da soli non andremo da nessuna parte che il Terzo Settore per non essere considerato una stampella da utilizzare quando le cose non vanno ha bisogno di ibridazione e contaminazione, quella buona.
La Sardegna ha un potenziale enorme in termini di sostenibilità e generatività sociale. La prima tappa del nostro viaggio prosegue degli incontri fatti con il terzo settore sardo in cui abbiamo capito che le realtà non si stanno limitando a sopravvivere ma hanno desiderio di ripensare i loro legami sociali aprendosi come mai prima d’ora. La problematica che subito è balzata ai nostri occhi è stata quella della poca efficacia delle politiche di sviluppo locale con programmi europei che non sono riusciti a contrastare adeguatamente lo spopolamento demografico. La programmazione negoziata non ha funzionato perché da una parte la logica di coinvolgimento del terzo settore locale è stata quella “one to one” senza aiutare i collegamenti tra enti e dall’altra assumeva una logica spartitoria. Ma la soluzione è chiara a tutti e bisogna ripartire da una buona co-programmazione più che da una meta co-progettazione evidenziando però come lo sviluppo locale esiste solo quando risorse e territori superano i propri confini e dialogano verso l’esterno.
*Luca Raffaele, direttore di NeXt – Nuova Economia per Tutti
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