Come vivono i profughi rimasti bloccati in un limbo dove è impensabile tornare indietro ma diventa difficile andare avanti? E le conseguenze di questo fatto, almeno per quanto riguarda la rotta balcanica, ricadono tutte su un Paese piccolo, la Bosnia Erzegovina, che conta appena tre milioni e mezzo di abitanti, però, circa la metà, vive all’estero.
«In Bosnia – Erzegovina i dati ufficiali registrano 5mila profughi», dice Silvia Maraone, project manager di IPSIA, Ong delle Acli, che segue il tema migrazioni lungo la rotta balcanica da anni, e collabora con l’osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. «In realtà i profughi bloccati nel Paese sono almeno settemila e le loro condizioni di vita sono inaccettabili e allo stremo».
A Vučjack hanno autorizzato l’apertura di un campo profughi su una ex discarica. Ma è possibile questa cosa?
Purtroppo sì. È un posto isolato, in mezzo ad un bosco, a sudovest di Bihać, il capoluogo del cantone di Una- Sana. Il campo è stato voluto proprio dal cantone di Una-Sana. Ed è l’unico in tutto il paese a non essere gestito dall’Iom, International Organization for Migration.
Quanti campi ufficiali ci sono in Bosnia?
Sette. Due nelle vicinanze di Sarajevo, due a Mostar e gli altri tra Bihac e Velika Kladuša. Ma tra Mostar e Sarajevo ci sono al massimo 600 profughi. Tutti gli altri sono concentrati al confine con la Croazia, dove se ne contano almeno 4mila.
Com’è possibile questa cosa?
La Bosnia vive un momento di forte crisi politica. Con uno scontro intestino tra i vari cantoni. L’apertura di un campo su una discarica è la conseguenza diretta di questa crisi e della difficoltà di instaurare un dialogo con il governo centrale di Sarajevo. Il cantone di Una – Sana, infatti, lo accusa di averli lasciati soli nella gestione dell’emergenza profughi.
Quando è stata dismessa la discarica?
Fino a pochi anni fa veniva depositata lì l’immondizia, ma niente era a norma. Di fatto scaricavano i rifiuti e li seppellivano con la terra. Dopo la chiusura i rifiuti sono rimasti ammassati nella terra. Il campo non è a norma con gli standard: non ci sono bagni. Non c’è l’acqua. Due volte al giorno vengono portate cisterne con acqua potabile e non. Finché il tempo sarà clemente la situazione rimarrà “stabile”. Ma cosa succederà in questi tendoni con l’inizio dell’inverno? La Croce rossa di Bihać sta facendo un lavoro immane per queste persone, ma si trova da sola a gestire un’emergenza che va ben oltre le sue risorse.
Qual è la tratta che seguono queste persone?
Grecia, in cui sono bloccate 60mila persone, Macedonia, Serbia. Oppure Grecia, Albania, Montenegro, Bosnia. L’obiettivo di tutti è quello di passare il confine con la Croazia. Chi ci prova, e ci provano più e più volte, viene picchiato dalla polizia di frontiera e rispedito indietro.
Come funziona la Rotta Balcanica?
C’è una fitta rete di trafficanti alle base. Dalla Grecia si muovono attraverso una serie di contatti. Il costo più basso per una tratta è di quattromila euro, ciò significa che si va incontro ad un viaggio più lungo dove le persone sono costrette a fare quasi tutto il perocrso a piedi. Il costo può arrivare anche a settemila euro, se non di più. Più si paga più è possibile che tratti del viaggio vengano percorsi in macchina o pullman. In ogni città il trafficante ti passa nelle mani di un altro trafficante e cosi fino in Bosnia dove il percorso si inceppa. Quando si hanno pochissimi soldi però il trafficante ti vende delle mappe e ti indicano solo l’itinerario.
Quanto tempo, in media, le persone rimangono bloccate in Bosnia?
In Bosnia ci sono persone ferme nei campi anche da più di un anno. In Serbia da due. Chi non ha più soldi ed è stanco di prendere manganellate. Chi si è perso mentalmente. Quando si rimane per troppo tempo nei campi si viene come assorbiti da un limbo.
Ma se i campi sono già alla capacità massima, cosa succederà agli altri migranti che arriveranno?
Le persone che sono adesso nel campo sulla discarica erano quelle che dormivano fuori dai campi ufficiali perché per loro dentro non c’era posto. O quelli a cui i cittadini bosniaci affittavano illegalmente appartamenti: stiamo parlano di cento persone in una casa. Fino a poco fa la polizia ha sempre chiuso un occhio. Ma poi le persone hanno cominciato ad essere troppo visibili. In un paese piccolo come Bihać, 4mila persone in più fanno la differenza. Non c'è nessuna previsione positiva per il futuro.
Foto pagina Facebook Croce Rossa di Biach
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