Aperti per ferie

Roma, la grande famiglia Salvamamme

di Ilaria Dioguardi

Da 30 anni l’associazione offre aiuto concreto a migliaia di famiglie, in Italia e nel mondo. Carmen e Federica: «Un aiuto fondamentale per noi». La presidente: «La nostra è un’operazione amorosamente disperata»

In una calda mattina di agosto romana, entro in un piccolo portone nel quartiere Marconi. Salgo le scale e si apre davanti a me un mondo di giochi, vestiti, borse, generi alimentari, pannolini, peluche, carrozzine, secchielli per il mare, prodotti per la cura della persona e tanto altro. Un negozio di 700 metri quadrati, con prodotti per persone da 0 a 100 anni, dove non ci sono casse, prezzi esposti e commessi. Qui viene a scegliere chi ha bisogno. Incontro Federica, Carmen, Valentina, Maria Grazia, Rosy. Sono le donne che sono aiutate e che aiutano, nella grande famiglia di Salvamamme. Passiamo insieme una mattinata, tra sorrisi e qualche lacrima.

«La mia storia d’amore con Salvamamme è iniziata 10 anni fa, quando il mio primo figlio aveva 6 mesi ed ero incinta dei gemelli. Mi hanno preso sotto la loro ala protettrice e mi hanno salvata», spiega Federica con il sorriso, 32 anni. «Le volontarie hanno visti nascere i miei figli e li hanno cresciuti, nel vero senso della parola: dal corredino della nascita ai pannolini, dai generi alimentari all’abbigliamento, dai giochi al necessario per la scuola. Anche psicologicamente non sono stati anni facili, mio marito aveva lavori precari e si è anche ammalato, avevamo lo sfratto di casa. In Salvamamme ho trovato una famiglia, devo tutto a loro. Mi danno quello di cui ho bisogno e ci hanno sempre incoraggiato: abbiamo trovato dei lavori, non ci siamo mai adagiati. Non ho ancora trovato un modo per ricambiare, ogni tanto do una mano a preparare i pacchi per le famiglie, per restituire in parte quello che ho ricevuto».

Federica (a sinistra) e Carmen (a destra) scelgono i vestiti per i loro figli, aiutate dall’operatrice Rosy (al centro)

Valentina, suo marito e i loro figli sono una delle migliaia di famiglie aiutate da Salvamamme, che solo dall’inizio del 2023 ha risposto in Italia ai bisogni disperati di più di 500 nuclei familiari, tra italiani e stranieri, di 37 nazionalità diverse (135 delle famiglie aiutate sono ucraine). Inoltre, fornisce tanti ospedali, aiuta i senza fissa dimora, manda aiuti in Ucraina, Romania e ovunque ci sia bisogno, nei paesi più poveri e nelle situazioni di emergenza (alluvioni, terremoti, guerre).

«Anche per me Salvamamme è una famiglia. Quando ho telefonato all’associazione la prima volta, sei anni fa, non avevo nulla per mio figlio appena nato. Ma non sapevo se mi sarebbe servito il corredino perché rischiava di non sopravvivere», racconta con gli occhi lucidi Carmen, 48 anni, mamma single peruviana. Dylan ha sei anni e ci sorride mentre gioca con il cellulare della mamma. «È nato con una malformazione al cuore. La situazione era molto delicata, era nato di 1,8 chilogrammi; dopo due mesi in incubatrice è stato operato. Quando ci hanno dimesso, il medico mi disse “suo figlio è un cristallo”. Il primo anno l’abbiamo passato quasi sempre in ospedale, Salvamamme mi chiamava sempre per chiedermi se serviva qualcosa. Dylan è stato operato tre volte nei suoi primi tre anni di vita, è cresciuto grazie all’associazione, che mi forniva tutto, anche il latte artificiale». Grazie al contatto con la Caritas, le è stata pagata la bolletta della luce che non riusciva a pagare. Salvamamme è in rete con 200 associazioni ed enti. «L’anno scorso Dylan desiderava tanto ricevere il trenino Thomas e l’associazione ha esaudito il suo desiderio. Vedere mio figlio giocare felice insieme ad altri bambini, nelle feste organizzate da Salvamamme, in occasione di Natale, Epifania, Pasqua, vuol dire tanto per noi, non posso organizzargli una festa e della nostra famiglia, a Roma, c’è solo mio fratello».

Mentre parliamo, ci viene a salutare Jonathan, un volontario che sta per partire con un camion pieno di vestiti e di beni di prima necessità: va a portare tutto all’ambasciata del Lesotho, che farà arrivare tutto il materiale alle persone bisognose di questo paese dell’Africa meridionale.

Il camion pieno di vestiti e di beni di prima necessità destinati alle famiglie del Lesotho.


Intorno a noi, Valentina non smette un attimo di piegare e sistemare vestiti per adulti. «Sono tre mesi che faccio la volontaria, c’è tanto da fare, ogni persona ha la sua taglia e i suoi gusti. Ogni capo deve essere perfetto, anche con una piccola macchia o imperfezione viene eliminato, se non riusciamo a pulirlo o ripararlo», dice questa energica volontaria ucraina di 63 anni. «A maggio 2022 sono scappata dalla guerra, dopo 14 anni che ero di nuovo nel mio paese sono tornata a Roma, dove avevo lavorato tanti anni in passato. Mi piace sentirmi utile. Vengono tante persone ucraine, che hanno bisogno di tutto: c’è chi è rimasto senza casa, chi è scappato senza avere il tempo di prendere una valigia. Molti non sanno l’italiano e faccio la traduttrice. Io sono scappata con una piccola valigia, con la speranza di tornare presto», mi dice Valentina piangendo. «Sono già passati 15 mesi, non ho perso la speranza di tornare. Ringrazio gli italiani, ma sono una profuga e vorrei trovare un lavoro».

Valentina, volontaria ucraina, sistema i vestiti per gli adulti.

«Le persone che vengono da noi a chiedere aiuto devono avere voglia di creare un legame, deve esserci un sentimento reciproco», dice Maria Grazia Passeri, presidente dell’associazione. «Salvamamme è un’operazione amorosamente disperata. Sono stanca, rischio da settembre di dover restringere i progetti. Finora abbiamo risposto alle domande di dignità e di piccola bellezza delle famiglie non abbienti, cerchiamo di accontentare tutti. Se riuscissimo ad avere un altro spazio, terremmo questo, gentilmente concesso da Croce Rossa Italiana, come magazzino e avremmo l’altro per poter ricevere le persone e organizzare feste di compleanno per bambini», spiega Passeri.

Non risolvo problemi,
se mi faccio prendere dalle emozioni

— Maria Grazia Passeri

«Tutti noi siamo stati salvati da un bel ricordo dell’infanzia, che in certi casi è stata uno schifo. Voglio creare ricordi belli per ogni bambino, ne ha diritto: una festa di compleanno, una bella bambola, una maglietta. Pago 2100 euro al mese di affitto di un altro magazzino, dove teniamo i cambi di stagione». I primi di ottobre arriveranno centinaia di telefonate di persone che non sanno come vestire i figli che sono cresciuti, bisogna fornire il vestiario per l’autunno/inverno. «Dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto finora per questa città, mi merito una sede dove non debba scegliere se tenere i vestiti o i giocattoli. Gli ucraini piangono solo quando dai loro i giocattoli, non i vestiti, perché vedono la luce negli occhi dei loro bambini. Qui c’è un coro formato da professionisti, volontari che vengono dalla strada e dalla sofferenza, operatrici: io sono ancora il Direttore d’orchestra, non so per quanto ancora. Chiedo aiuto al comune di Roma e alla regione Lazio. I bandi sulla povertà sono pochi». Il materiale viene donato da privati, negozi ed aziende, è diviso per taglie e per stagione, lavato e ricamato dalle volontarie, impacchettato. «Ho voluto questo negozio, che abbiamo inaugurato a fine giugno perché cerchiamo di dare delle risposte che sono oltre la piccola necessità, ma una piccola soddisfazione nel dare. Poi se un bambino è malato vogliamo il meglio per lui: più fatichi ad emergere non dal soffitto di cristallo, ma dalle cantine, più per noi sei importante».

Tutti noi siamo stati salvati da un bel ricordo dell’infanzia, che in certi casi è stata uno schifo. Voglio creare ricordi belli per ogni bambino, ne ha diritto: una festa di compleanno, una bella bambola, una maglietta.

— Maria Grazia Passeri

Nello shop centre c’è un po’ di tutto, a settembre aprirà il settore scuola, a Natale ci saranno 30mila giocattoli pronti. «Mentre diamo una piccola soddisfazione, escono fuori casi disperati, problemi gravissimi. È come un passino: una volta che hai dato a chi ha bisogno, rimangono nel setaccio i casi più gravi, che risolviamo con la forza di volontà e le capocciate. Dopo aver risposto alle necessità più semplici (il bagnoschiuma, la crema per il sederino arrossato del bambino, il detersivo per i pavimenti), rimangono le situazioni di emergenza, che vanno dalla donna vittima di violenza che deve essere posta in sicurezza alla mamma che bussa alla nostra porta, con il figlio di pochi giorni in braccio, chiedendo aiuto perché non ha nulla e nessuno. Se un soldato ucraino amputato ha voglia di correre con suo figlio di 3 anni, cerchiamo di fargli arrivare la carrozzina a motore. Sempre arrampicandoci sugli specchi».

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Maria Grazia Passeri è una donna grintosa, che da 30 anni porta avanti questa missione, ha gli occhi buoni «che purtroppo ci vedono sempre meno», mi confessa. Le chiedo se ogni tanto le capita di cedere alle emozioni: «non risolvo problemi, se mi faccio prendere dalle emozioni. I progetti di Salvamamme non li ho inventati io, sono nati dalle persone. Una signora, un giorno di tanti anni fa, venne qui. Era stata pestata di botte, incinta, era stata buttata nuda in strada, aveva una piccola bambina che era stata maltrattata. Voleva tornare a casa a prendere i vestiti, le dissi che avrebbe rischiato, mi rispose: “Tanto mio marito prima o poi mi ammazza”. Ci venne naturale darle una valigia piena di vestiti meravigliosi, per lei e sua figlia. “Quella valigia concreta e le vostre parole di vicinanza mi hanno dato la forza di non tornare più”, ci disse». Così nacque la Valigia di salvataggio (e “valigine” per i bambini al seguito), con beni di prima necessità per le donne che subiscono violenza e che hanno lasciato la casa. Ne vengono consegnate almeno 300 l’anno in tutta Italia, purtroppo stanno crescendo.

L’area di Salvamamme dedicata alla “Valigia di salvataggio” (e alle “valigine”)


Un altro progetto, nato da poco, è Nonna Boutique, con vestiti e accessori per le donne non più giovani. «Le signore anziane chiamano spesso l’associazione perché non hanno soldi per comprarsi vestiti: c’è chi ha un matrimonio e non ha nulla da mettersi, chi si veste con le maglie fosforescenti della nipote di 13 anni perché non ha altro. Purtroppo avevamo sempre altre emergenze e non riuscivamo ad aiutarle. MI ha convinto a fare subito questo progetto una signora di quasi 80 anni, che mi ha detto «ma io quanto tempo posso aspettare? Io faccio la guerra da quando sono nata».

La zona di Salvamamme dedicata al progetto “Nonna Boutique”



Rosy è un’operatrice dell’associazione da circa 15 anni. Mi racconta che «in una professione come questa, il lavoro e il volontariato si uniscono, dedichiamo tante ore e tanto cuore. Salvamamme aiuta a 360 gradi tutta la famiglia. Aiutiamo anche gli uomini, che restano soli, o che hanno bisogno, come il resto della famiglia, di vestiti e di beni d prima necessità».

I pannolini, uno dei tanti prodotti che riempiono gli scaffali di Salvamamme.


Mentre parliamo, passa Vincenzo Bocciarelli, attore, scrittore, pittore e produttore. È uno dei tanti amici di Salvamamme, durante la performance teatrale del suo spettacolo “Volando nei cieli d’Italia sulle ali dell’arte” realizza un quadro, il ricavato della raccolta fondi a cui ha dato vita, assieme al quadro, sarà consegnato all’associazione. La famiglia di Salvamamme è enorme e potrebbe esserlo ancora di più.

Vincenzo Bocciarelli, attore, scrittore, pittore e produttore, tra i sostenitori di Salvamamme.

Tutte le foto sono di Ilaria Dioguardi.


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