Vincenzo Tosti è arrabbiato e commosso insieme quando racconta di Davide. Che ha sette mesi e per quattro ha cercato di curarsi dal cancro. Adesso non si cura più. I medici del Pausilipon, ospedale pediatrico, hanno iniziato la terapia del dolore. La struttura si affaccia sul golfo di Napoli: «Una veduta spettacolare. La bellezza di questa terra la vedi da quei balconi. Eppure dentro c’è la morte», racconta Vincenzo. «Un’altra mamma giovane sta guardando il figlio morire. Due occhi azzurri come il mare, bellissimi, si stanno per chiudere sul mondo. Non sapevo che dire a quella mamma, a Davide invece ho detto “ci vediamo a casa”».
Vincenzo Tosti ha 58 anni, e da un anno è il portavoce di Rete di cittadinanza e comunità – nata circa un anno fa con l’obiettivo di raccontare lo scempio che si vive nelle terre campane, fare prevenzione e informazione – raggruppa 27 associazioni tra la provincia di Napoli e il basso Casertano. «Il mio tempo libero non esiste più», racconta Vincenzo. «Ma questa è la scelta che ho fatto io. La rete ha un’ambizione precisa: vogliamo creare qualcosa che abbia un vero spessore. Una valenza nazionale. Perché quello dei rifiuti tossici interrati è un problema che riguarda l’Italia intera. Hanno iniziato a sversare al sud Italia solo perché il Nord era già tutto pieno».
Si pensava che il problema fosse solo campano. E invece…
L’Italia è piena di rifiuti tossici interrati. Esistono nel Paese tante “terre dei fuochi”.
Perché tutto è iniziato dalla Campania?
Noi abbiamo avuto un solo merito: quello di aver acceso l’attenzione mediatica su questo problema. E raccontare quello che stava succedendo. Ritorniamo alle seconda metà degli anni ottanta. Dopo il terremoto dell’Irpinia è tempo di “ricostruzione”. In Campania sono arrivati miliardi di lire per finanziarla. È in quel momento che avviene il primo abbraccio mortale vero tra malaffare e cattiva politica. Ma non pensiamo alla Camorra come unico colpevole. La criminalità ha fatto le cose solo dove gli è stato proposto un business vantaggioso. E non stiamo parlando “dei sacchetti di spazzatura di casa nostra”. Ma di rifiuti industriali che vengono da un’economia e da un indotto industriale che ha la necessità di lucrare, speculare e fare profitto anche sui propri rifiuti. Rifiuti di cui noi non conosceremo mai il dato esatto di produzione.
Perché?
A differenza dei rifiuti urbani, di cui abbiamo, o almeno dovremmo avere, dati ufficiali; per quanto riguarda invece il dato dei rifiuti industriali questi vengono resi noti attraverso una certificazione che si chiama Modello Mud che compila lo stesso industriale e, di fatto, non vengono controllati.
Sì ma gli sversamenti di rifiuti tossici industriali risalgono agli anni novanta. Perché se ne inizia a parlare, in Campania, solo alla fine del 2012?
C’erano troppe morti di bambini. E noi abbiamo prestato attenzione a questo dato. Nelle altre Regioni questa cosa non è accaduta, ma adesso stanno iniziando a prendere coraggio e si stanno formando comitati anche lì. In quelle aree che gridano giustizia.
Quali sono queste aree?
Le prime regioni ad essere stata interessante dallo sversamento di rifiuti tossici sono state quelle del Nord dove insiste un indotto industriale consistente. La Lombardia è una delle regioni più inquinate d’Europa, sintomo di un polo industriale che funziona. Ma il problema è questo: la gravità della storia sta nel fatto che di questa cosa si parla sempre meno. Perché altrimenti si entrerebbe in gamba tesa nel sistema di quella che è un’economia malata. Molte comunità sono rimaste ostaggio della dinamica perché di fatto comunque attraverso le industrie le persone continuano ad avere un lavoro. Poi hanno trovato rifiuto tossici sversati nei mari calabresi, a Taranto si registrano 20mila nuovi casi di tumore all’anno. In Trentino Alto Adige che noi vediamo come un paradiso arrivano i camion e sversano i rifiuti nelle cave. Anche la Toscana… In 19 regioni italiane sono stati sversati rifiuti tossici industriali nel sottosuolo.
Ma al sud Italia non c’è un polo industriale che funziona…
È questa la cosa più vergognosa. Ed anche più criminale. Noi non abbiamo un tessuto industriale radicato quindi certi tipi di rifiuti, di veleni, com’è possibile che ce li siamo trovati sotto le nostre case? Ci hanno colonizzato e poi ci hanno deriso dicendo “sono i vostri stili di vita che vi fanno ammalare e morire”.
Ma c’è uno studio ufficiale che attesti la relazione tra rifiuti interrati e aumento di tumori?
Non ancora. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità dice una cosa molto semplice: il 90% dell’aumento delle patologie tumorali ed oncologiche è dovuto all’impatto ambientale.
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