Ambienti silenziosi, accoglienti, senza luci al neon e odori (ma anche profumi) persistenti. Privi di oggetti particolari che possano disturbare la sensibilità particolarmente acuta di chi soffre di disturbi dello spettro autistico e aumentarne l’ansia. Dovrebbero essere così le camere d’albergo ideali gradite alle persone con autismo e ai loro familiari. Nella realtà non esistono. Perché luci, rumori e odori sono le tre grandi incognite che spesso e volentieri costringono le famiglie a rinunciare anche solo all’idea di viaggiare e di andare in vacanza.
Ma c’è chi per fortuna ha cominciato a porsi il problema. Si chiama “Inclusive Hotel” il progetto frutto di una collaborazione tra il gruppo alberghiero Best Western Italia e l’Associazione L’abilità di Milano, che punta a rendere accessibile e inclusivo il soggiorno negli hotel agli ospiti con disturbo dello spettro autistico, bambini e adulti, ma anche ai loro familiari e caregiver.
«L’idea a dire il vero è venuta al gruppo alberghiero Best Western Italia, che ha cominciato a porsi il problema di come rendere le strutture accessibili a tutti. Quando si sono rivolti a noi per avere indicazioni e consulenza siamo stati ben contenti di fare questa operazione al loro fianco perché crediamo sia molto importante rispondere ai bisogni delle famiglie e promuovere una nuova cultura dell’accoglienza», dice Carlo Riva, direttore dell’associazione milanese L’abilità. Fondata nel 1998 da un gruppo di genitori di bambini con disabilità e di operatori, oggi conta varie sedi operative sul territorio milanese, compreso il centro diurno che ospita circa 160 bambini fino a 10 anni, lo Spazio Gioco e una comunità residenziale. Inoltre attraverso il progetto "Museo per tutti" gli operatori dell'associazione L'abilità hanno creato percorsi e materiali per rendere accessibile il patrimonio artistico e culturale italiano anche a chi soffre di disabilità intellettiva.
«Da anni – continua Riva – lavoriamo sul tema dell’accessibilità e dell’inclusione delle persone con disabilità, per garantire loro una vita il più possibile piena e inclusiva, come vuole la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Siamo dunque orgogliosi di avere pensato ed elaborato questo progetto, e soddisfatti che una realtà tanto importante nel mondo del turismo abbia deciso di favorire l’inclusione. Per le persone con autismo, infatti, e per i loro familiari e caregiver, è molto difficile pensare a una vacanza connotata in termini di benessere: trovare cioè spazi e ambienti che rispettino i loro bisogni e soprattutto personale formato adeguatamente. Questo è un progetto che guarda lontano, nell’àmbito del turismo accessibile e che permetterà di far vivere esperienze di tempo libero che spesso diventano complicate per le persone con autismo».
Ma quali sono gli strumenti utilizzati per rendere gli hotel accoglienti e inclusivi?
«Bisogna sempre chiedersi prima di tutto quali sono i “facilitatori” in grado di aiutare queste persone», risponde Riva. «Se per la disabilità motoria si tratta essenzialmente di pedane e di ascensori, nel caso dell’autismo le cose sono più complesse. Prima di tutto occorre una guida in un linguaggio facilitato (easy to read) che presenti l’hotel e le sue caratteristiche e descriva in anticipo il tipo di esperienza che si andrà a fare in modo da far diminuire lo stress di dover andare in un posto totalmente nuovo. Poi bisogna intervenire su rumori, odori, luci, colori. La prima fase consiste nella mappatura degli alberghi pilota attraverso i sopralluoghi dei nostri operatori che verificano la fruibilità dal punto di vista sensoriale, per evidenziare e diminuire i fattori di stress e convogliare il tutto in una guida che riporterà i suggerimenti e le indicazioni per una più confortevole fruizione degli spazi».
Ognuno di noi ha la sua ferita. Che cerca di rimarginare, curare, magari nascondere. La ferita di questi genitori è una ferita ancora più esposta e chiede incessantemente di essere guarita.
Io, noi, la società siamo chiamati alla vicinanza, all’accoglienza, alla riscrittura di una partitura che non può essere solo definita nei canoni della tragediaCarlo Riva
L’iniziativa “Inclusive Hotel” prevede il coinvolgimento degli hotel italiani affiliati a Best Western e finora hanno aderito l’Hotel Major, il Madison e l’Antares Concorde di Milano, con il President, il Royal Santina e l’Universo di Roma, ma l’obiettivo è di allargare il progetto a tutte le strutture del gruppo entro il 2019, organizzando anche momenti di formazione.
La speciale guida che verrà preparata per ogni hotel riporterà tutte le informazioni utili per l’ospite, dagli spazi comuni alla sala colazioni, dalla descrizione delle camere alle facilitazioni a disposizione. Sarà in sostanza il punto di riferimento per l’ospite in albergo, con una sezione dedicata anche alla descrizione del soggiorno in hotel con i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA), dove il testo alfabetico verrà tradotto in simboli.
I viaggiatori avranno a disposizione anche un Sensory Box, un kit sensoriale con alcuni oggetti utili ad aiutare la persona con disturbo dello spettro autistico a rilassarsi e regolarsi nel nuovo ambiente dell’hotel (cuffia antirumore; giochi e oggetti come timer, torcia e mascherina per il buio). Infine sul sito internet di Best Western Italia sarà presto possibile accedere alla speciale sezione dedicata alla ricerca e alla prenotazione degli hotel inclusivi.
Capofila del progetto degli Inclusive Hotel è il Best Western Hotel Madison di Milano, diretto da Camilla Doni. Ecco le sue risposte.
Come è nata l’iniziativa degli Inclusive Hotel?
È un progetto nato dal desiderio degli albergatori di far evolvere le strutture alberghiere. Con l’obiettivo di rendere sempre più inclusivo il soggiorno in hotel e di permettere alle persone con autismo e alle loro famiglie di viaggiare e soggiornare fuori casa con il maggiore comfort possibile. La sede di Best Western ha raccolto gli input e trasformato le suggestioni nel progetto.
Quali sono le motivazioni che vi hanno convinto a partecipare?
Siamo sempre alla ricerca di forme di evoluzione nell’ospitalità. Per questo ci siamo subito offerti come hotel pilota e siamo stati i primi ad essere mappati dagli operatori de L’abilità.
Come vi state preparando?
Abbiamo riflettuto in modo crescente su quanto poteva essere fatto. Essere parte di un gruppo alberghiero internazionale credo ci abbia avvantaggiato: gli standard di ospitalità globali ci pongono già in una condizione di eccellenza nei servizi e nella disponibilità nei confronti delle richieste del cliente.
Quanti sono gli hotel coinvolti in questa iniziativa?
L’obiettivo è estendere l’iniziativa a tutti gli alberghi affiliati a Best Western: al momento è in corso la prima fase di mappatura.
In cosa consiste?
Gli esperti de L’abilità stanno svolgendo visite mirate all’interno degli hotel. L’obiettivo è studiare le caratteristiche, i servizi offerti e valutare insieme gli eventuali aggiustamenti. La mappatura della nostra struttura ha riguardato gli spazi comuni – hall e sala colazioni – e alcune camere. In generale posso dire che c’è stato un confronto sulle procedure di check-in e check-out degli hotel, gli orari di massimo afflusso: per noi albergatori è stato importante riflettere e come allinearci.
Quale sarà la tappa successiva?
La formazione in aula: un momento essenziale per preparare tutto lo staff all’accoglienza delle persone affette da autismo e delle loro famiglie. Personalmente è un momento che attendo con grande curiosità ed entusiasmo. Sarà a cura de L’abilità e si svolgerà entro l’estate.
Quando prevedete di ultimare il percorso e di pubblicare la Guida da distribuire ai clienti?
Il nostro obiettivo è essere pronti per l’estate 2019.
Come giudica la realtà del turismo accessibile oggi in Italia? E cosa
pensa che si debba e possa fare in proposito?
Si può fare molto, oltre che in termini strutturali anche con un focus di cultura di un’accoglienza pienamente inclusiva.
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