Cibo e accoglienza

Quell’ospitalità mi insegnò che la tavola è sociale

di Rossana Certini

Quando la sua famiglia ospitò un delegato di Slow Food del Burkina, Benedetta Orsini comprese che mangiare assieme poteva essere una straordinaria opportunità di conoscenza e dialogo. Anche per questo ha messo in piedi un "home restaurant" nella rete delle Cesarine italiane, le cuoche casalinghe ora riunite in società benefit. Un modo diverso di fare ristorazione ma anche di essere turisti

Una parte di curiosità, una di passione e un’altra di incoscienza. Questa la ricetta di vita di Benedetta Orsini lombarda di nascita e torinese d’adozione. Da ragazza sogna di diventare interior designer, per questo studia prima all’istituto d’arte e poi si iscrive al politecnico di Torino. Ma nel 2000 frequenta un corso della Federazione cuochi italiani che le cambia la vita. Da quel momento cucinare diventa il mezzo con cui Benedetta dialoga con il mondo. Conosce nuove persone, cresce sua figlia e viaggia pur restando nella sua casa torinese.

«Credo fortemente che cibo e sociale si intrecciano», spiega Benedetta Orsini, «quando si mangia tutti insieme intorno a un tavolo, anche se si è sconosciuti, si finisce con il diventare familiari. Ogni pranzo condiviso è un’emozione diversa. Ho iniziato facendo torte e piccoli buffè per amici e parenti, poi ho capito che era la mia strada. All’inizio non lo ammettevo perché mio padre era stato cuoco e questo mestiere era il motivo per cui era spesso lontano da casa, quando ero piccola. Davo al cucinare la “colpa” del nostro rapporto difficile».

Ma la passione per i fornelli diventa più forte della razionalità. Benedetta sogna di realizzare un home restaurant.

«Ospitare in casa e offrire il cibo che si è preparato a persone sconosciute rende l’esperienza della condivisione speciale», racconta, «non volevo solo aprire un ristorante ma trasferire valori attraverso il cibo. Le persone che scelgono di mangiare in un ristorante domestico si aspettano calore familiare, piatti preparati seguendo le ricette della tradizione e un ambiente informale e conviviale».

Benedetta Orsini (Foto Cesarine)

Benedetta inizia a informarsi su come realizzare il suo sogno ma si scontra con la burocrazia che diventa sempre più complicata tanto da indurla a desistere. Finché, nel 2014, incontra le Cesarine, la più antica rete di cuoche casalinghe d’Italia che aprono le porte della propria casa a viaggiatori provenienti da tutto il mondo, offrendo loro esperienze incentrate sulla cucina tradizionale del territorio. L’organizzazione, nata nel 2004 sotto il patrocinio del ministero delle Politiche agricole e dell’Università di Bologna, nel 2018 è diventata Piccola e media impresìa – Pmi innovativa e di recente società benefit.

«Quando ero piccola», ricorda, «la mia famiglia ha ospitato per un periodo Silvayn Sawadogo, delegato Slow food del Burkina Faso. L’atmosfera che si respirava in quel periodo a casa mi accompagna ancora oggi. Ricordo quando eravamo tutti intorno al tavolo per cena e lui ci raccontava di queste terre lontane, del cibo e delle sue tradizioni. Ne nacque un’amicizia profonda tanto che due anni dopo siamo andati noi a trovarlo in Africa. Ecco, la mia idea era quella di offrire ai miei ospiti la stessa emozione che io avevo provato da bambina. Diventare una Cesarina nel 2016 mi ha dato la possibilità di rendere concreta la mia idea».

Benedetta Orsini (Foto Cesarine)

Benedetta, in media, apre le porte di casa dieci volte al mese. Gli ospiti prenotano attraverso un sito web. Lei prova a capire quali possono essere i loro gusti cercando i loro profili nelle pagine social. Prepara con cura il menu attingendo dal sapere di famiglia. Sceglie la mise en place più adatta. Fa la spesa come fosse un rito che la riporta indietro nel tempo a quando, con il suo papà, sceglieva le verdure di stagione al mercato, andava dal macellaio di fiducia e cercava per le spezie.

«Ogni volta è un’emozione diversa», racconta Benedetta, «da me prenotano persone che arrivano da tutto il mondo. Molti di loro hanno lontani parenti in Italia e scelgono l’home restaurant proprio perché vogliono rivivere le emozioni dello stare in famiglia. Ogni volta che accolgo degli ospiti nel mio ristorante domestico l’atmosfera è quella che si respira a un cenone di Natale».

La tavola imbandita a festa, un aperitivo di ben venuto e tanti racconti di vita.

»Alle mie cene», racconta, «partecipa anche mia figlia di 7 anni e mia madre di 75 anni. Gli ospiti sono accolti da tre generazioni diverse e ognuna porta le sue storie. Nell’incontro ci scambiamo ricordi, emozioni e speranze».

Un’ospite dell’home restaurant di Benedetta che impara a fare la pasta fresca (Foto Cesarine)

Gli ospiti possono scegliere anche di provare prima di cena un’esperienza in cucina come preparare insieme la pasta fresca o un dolce.

«Tutto questo crea un clima conviviale e familiare», racconta, «ci si siede tutti intorno al tavolo come una grande famiglia e gli ospiti amano ascoltare i nostri racconti e conoscere le nostre abitudini. Si parla di cibo ma soprattutto di vita».

Con molti dei suoi ospiti Benedetta è ancora in contatto perché sono nate delle vere amicizie.

«Ci facciamo gli auguri per le festività», conclude, «per esempio ogni anno ricevo una cartolina natalizia dalla California. Sono una famiglia di tre persone che ha fatto da me un corso per imparare a fare la pasta fresca e da allora non si sono più dimenticati di noi. Quest’estate ho accolto una coppia americana che ha festeggiato con noi l’anniversario di 40 anni di matrimonio. Avevo preparato la torta, i confetti colorati e un mazzo di peperoncini perché nella vita bisogna sempre mantenere quel pizzico di piccante per non annoiarsi».


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