Social Innovation

“Quel che gh’è”, il delivery sociale e sostenibile

di Luca Cereda

A Lecco - lo si intuisce dal nome del progetto in dialetto laghèe, di lago, - da oggi è possibile avere la frutta e la verdura fresca sulla porta di casa grazie a un servizio di delivery organizzato da alcune cooperative sociali e aziende agricole che hanno unito le forze per rendere possibile un nuovo modello di distribuzione che faccia bene all’ambiente e alle persone

Da oggi a Lecco e dintorni avere frutta e verdura fresca, biologica e coltivata anche da braccia inserite in un progetto sociale, direttamente sulla porta di casa, è possibile. Il merito è di un progetto che intende coniugare la tutela dell’ambiente e l’attenzione al mondo del sociale e si chiama Quel che gh’è, un’espressione del dialetto laghèe che letteralmente significa “quello che c’è”. Questo è il nome scelto dal nuovo sistema di delivery sociale e verde coordinato dalla cooperativa sociale Il Grigio di Calolziocorte, a cui prendono parte anche le cooperative Larius e Paso con il supporto di Fondazione Cariplo e la collaborazione di Coldiretti Lecco e Como. «Il progetto è unico nel panorama della provincia di Lecco e intente mettere in rete le principali realtà della filiera agricola biologica con quello che è un approccio sociale al mondo del lavoro», spiega Alessio Dossi, coordinatore di Quel che gh’è.

Condividere il km0 fa bene a chi mangia e a chi lo coltiva. E pure all’ambiente…

Questo delivery di ortaggi a km0 – a cui è possibile iscriversi sul portale quelcheghe.it – raggiunge ad oggi gli abitanti di Lecco, di Calolzio, della valle San Martino e di Valmadrera che ricevono a casa i prodotti il venerdì pomeriggio o il sabato mattina, a seconda della scadenza prescelta prodotti freschi che seguono la stagionalità per un km0 vero. «L’iniziativa è volta a raggiungere le famiglie che per svariati motivi non possono accedere ai prodotti a km0, a quelle che non conoscono i loro benefici alimentari e di riduzione dell’impatto ambientale, ma anche a quelle che si rivolgono alla grande distribuzione. Inoltre – continua Dossi – la nostra stessa esistenza diventa la testimonianza che è possibile creare un modello di distribuzione alternativo e diretto nel rapporto tra produttore e consumatore, che faccia bene all’ambiente, a chi mangia i prodotti e a chi li coltiva».

La regia di questa esperienza è nelle mani della cooperativa sociale Il Grigio che inserisce nel mondo del lavoro persone con fragilità nel lecchese e da anni è specializzata nei servizi rivolti alla cura dell’ambiente e della manutenzione del verde, e dal 2014 ha un settore alimentare che offre servizi di catering, la preparazione di pasti per scuole e aziende e un laboratorio di produzione di ravioli e pasta fresca. Inoltre Il Grigio collabora con la Caritas Ambrosiana per lo sviluppo di un progetto di supporto alle povertà alimentare nel lecchese gestendo un magazzino centralizzato per l’acquisto e la distribuzione ai centri di ascolto parrocchiali di generi di prima necessità destinati agli indigenti, e un centro cottura solidale per il recupero delle eccedenze alimentari.

Le storie “verdi”, ma anche giovani, degli agricoltori che aderiscono al delivery

Il Grigio – da cui prende il nome la cooperativa sociale ente capofila di questo delivery “verde” e sociale – era il nome di un cane, simile a un lupo, che compariva nella storia della vita di don Bosco quando il santo era in pericolo o aveva bisogno di protezione dai suoi nemici. Non era una presenza costante ma offriva il suo supporto concreto proprio nei momenti più opportuni: è quello che la cooperativa Il Grigio e le altre che fanno parte di Quel che gh’è svolgono: un servizio di inserimento lavorativo per le persone svantaggiate e deboli, il cui scopo è la riacquisizione del diritto al lavoro.

«Ci rende fiduciosi della bontà ambientale e sociale del progetto – continua Dossi -, il fatto che tanti giovani e tante donne, che rappresentano il volto nuovo delle piccole aziende agricole lecchesi, abbiamo risposto positivamente alla chiamata, entrando nella rete di Quel che gh’è. Speriamo sia l’inizio di qualcosa di importate per il territorio, per gli agricoltori, per le cooperative sociali e per tutti i cittadini che aderiranno». Tra queste c’è anche l’azienda “Colto e Mangiato” nata nel 2012 grazie alla passione per l’agricoltura di Elisa: «Con mio marito Andrea, coltiviamo verdura e frutta avendo come obiettivo la produzione di prodotti buoni, di stagione e rispettosi dell’ambiente». Entrambi si sono laureati e conosciuti alla facoltà di Agraria di Milano, e oggi mettono al servizio del progetto di Quel che gh’è le proprie competenze per ottenere prodotti coltivati con i principi volti a minimizzare l’impatto ambientale e seguendo la stagionalità: «Dalla primavera, in cui nei nostri campi non mancano fragole, piselli e zucchine, all’estate, con pomodori, peperoni e melanzane. In autunno ed in inverno producono radicchi, cavoli, porri e zucche. Offrono anche marmellate, conserve di verdura, salsa di pomodoro e sughi pronti, tutto fatto ovviamente con i prodotti da loro coltivati».

Un nuovo modello di distribuzione biologica e solidale è possibile

Tra le storie green degli agricoltori del progetto lecchese ci sono anche quelle di Mattia e Niccolò, due fratelli Under30 che lavorano i loro ettari di campi tra Brivio e Perego da 7 anni, o quella di Kevin, che a 25 anni e dopo essersi diplomato come tecnico agrario, ha creato la sua azienda agricola nel 2017 a Galbiate coltivando esclusivamente ortaggi di stagione, in serra e in campo aperto, con metodologia di lotta biologica alle avversità delle colture.

Queste vicende umane e lavorative a contatto con la terra, si contaminano in modo esclusivamente naturale con il valore sociale che portano le cooperative de Il Grigio, Larius e Paso che portano sui campi coltivati o ancora da coltivare persone con fragilità che vengono formate alla pratica agricola.

Infine, ma non secondario al progetto di Quel che gh’è, c’è l’idea stessa di distribuire porta a porta diventa un modo per diffondere questo messaggio ecologico sul territorio lecchese, più “contagioso” che far andare le persone direttamente all’azienda agricola.

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Il km0 promosso di Quel che gh’è, oltre a quella ambientale ha una finalità sociale: garantisce l’inserimento lavorativo di persone fragili ma anche persone che si sono trovate in povertà a causa della pandemia nuove. «Offriamo loro un mezzo di sostentamento attraverso un’occupazione regolare e garantita dalle cooperati e sociali che guidano questa esperienza; non solo, offriamo loro anche un contesto di risocializzazione e di acquisizione di nuove capacità lavorative. Il sociale deve sempre di più unire le sue istanze a quelle di cura dell’ambiente: noi abbiamo cercato di farlo con questo progetto», continua Alessio Dossi, che conclude «il km0 non deve essere una semplice moda, ma un’abitudine».

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