Quattro temi, quattro volti che sono simbolo di una comunità che cambia, che può essere più inclusiva, più sostenibile, più partecipata. Parliamo di “Comunità rigenerate”, un esperimento di welfare generativo che dall’agosto 2023 offre a un gruppo di giovani l’opportunità di essere attori di un cambiamento sociale, economico e comunitario. L’iniziativa è finanziata dal ministero del Lavoro e dalla Regione Sicilia, ed è realizzato da Fondazione Èbbene, Fondazione Milan e il supporto territoriale del Movimento cristiano lavoratori – Unione provinciale di Messina. Il cuore pulsante è InMovimento, l’hub di prossimità aperto a Messina al numero 18 della centralissima via Attilio Gasparr, un luogo inclusivo dove i giovani hanno avuto la possibilità di sviluppare competenze, diventare agenti di cambiamento e contribuire attivamente alla rigenerazione urbana e sociale della loro città. Vi raccontiamo le storie simbolo di questo progetto.
Chardal Ghartey ha 24 anni e rappresenta il volto della nuova generazione che si impegna per trasformare Messina in una città più inclusiva e a misura di giovane. Nata e cresciuta a Messina, Chardal è di origini africane, studia e ha scelto di dedicare il suo tempo a questo progetto. «È stato un vero e proprio colpo di fulmine», racconta lei. «Vedere tanti ragazzi come me lavorare insieme per un obiettivo comune, mi ha fatto capire che anch’io potevo fare la differenza». Da quel momento, ogni martedì mattina, Chardal ha curato “Sicuramente digitali”, uno sportello che nasce con l’obiettivo di digitalizzare le generazioni più anziane. Chardal ha offerto il suo supporto a chiunque avesse bisogno di aiuto con le nuove tecnologie. È in questo contesto che ha conosciuto Suor Concetta, una donna di quasi 75 anni con una voglia irrefrenabile di imparare. «All’inizio ero un po’ intimorita dalle tecnologie moderne», ammette Suor Concetta. «Ma grazie a Chardal, ora mi sento più sicura e riesco a comunicare con le mie consorelle lontane».
Chardal ha scoperto di saper trasferire competenze e dialogare con un’altra generazione, così ha scelto di dedicare del tempo a qualcosa che non immaginava. L’hub è la sua comfort zone.
Il secondo protagonista è Davide, un giovane laureato in moda e design, che affronta le difficoltà lavorative a Messina senza mai arrendersi. Tra lavori occasionali e volontariato, la svolta nella sua vita è arrivata con l’hub di prossimità, che gli offre nuove opportunità. «Imparo nuove modalità di lavoro e strategie d’ingresso nel mercato che permettono alla mia generazione di lavorare coltivando le proprie passioni», spiega Davide. All’hub ha trovato supporto e prospettive insperate. La sua storia rappresenta la resilienza dei giovani del Sud Italia.
Martina e Grazia: una ragazza con una disabilità a livello motorio e mentale dello spettro autistico, e sua madre Grazia. Due donne che ritrovano la speranza e un po’ di leggerezza nel baskin, il basket inclusivo, un’attività sportiva aperta a tutti, giocatori con e senza disabilità di qualsiasi età. Un anno di sport finanziato da “Comunità rigenerate”, un’attività che ha trasformato la vita di Martina, migliorando la sua autostima e il rapporto con i suo corpo, e allo stesso tempo ha offerto a Grazia una comunità di supporto. Sostenuto dalla Fondazione Milan e dall’hub di prossimità InMovimento, il baskin dimostra che l’accettazione della diversità crea opportunità straordinarie per tutti. La storia di Martina è un esempio di come lo sport possa rompere le barriere e creare momenti straordinari per le persone con disabilità e le loro famiglie.
Qual è, dunque, il filo rosso che unisce queste storie? I giovani dell’hub hanno aperto lo sguardo su un modo imprevisto di rigenerare una comunità. «A partire dall’hub, i giovani di “Comunità rigenerate” hanno costruito “Cantieri di idee”, lo spazio dentro al progetto in cui sperimentare il cambiamento del territorio diffondendo l’idea di prossimità di Fondazione Èbbene», sottolineano i responsabili della Fondazione. «Rigenerazione delle comunità e ri-progettazione urbana sono stati gli imperativi che hanno spinto i quindici giovani a intervenire in due aree complesse di Messina. La prima è nella centralissima quarta Municipalità ed è la Scalinata Rosa Donato. Un bene architettonico di grande valore, vandalizzato e punto di ritrovo di molti ragazzi. Spesso vi regna il caos, tra bottiglie abbandonate e scritte sui muri. La scommessa del cantiere è stata renderlo un bellissimo luogo di cultura. Scope, palette e rastrelli i primi strumenti; due iniziative culturali il nostro risultato. Lelio Bonaccorso, fumettista, illustratore e poeta messinese, ha presentato il suo “Vento di libertà”, una graphic novel piena d’amore, orgoglio, desiderio di rivalsa e di libertà in una Sicilia medievale provata dal dominio angioino, da cui è uscito un dibattito che ha coinvolto il pubblico presente, in gran parte giovani con un sogno per la loro città. Lo scorso 22 maggio, sulle stesse scale, i bambini e le istituzioni si sono incontrati per ricordare la strage di Capaci, in un luogo dove la legalità a volte si perde».
La seconda area è stata la parrocchia di Bordonaro – Case Gialle Madonna delle Lacrime. Il volto stavolta è quello di Giorgia Farinella, giovane operatrice di prossimità impegnata in questo progetto. «La parrocchia di Bordonaro-Case Gialle Madonna delle Lacrime è stata una scoperta», ha raccontato Giorgia che ha accompagnato i giovani dell’hub a incontrare Padre Giuseppe, un parroco che ha sempre sentito la vocazione di portare luce nelle tenebre trasformando anche le situazioni peggiori in opportunità di cambiamento positivo. «Una guida nella comunità di Bordonaro-Case Gialle che, nonostante le minacce e le resistenze, ha perseverato diventando un faro di speranza», commentano alla Fondazione Èbbene. «Con la collaborazione dei giovani dell’hub e di Mcl Messina, oltre all’incontro con lo staff parrocchiale, da marzo sono state realizzare le iniziative “Quattro salti in parrocchia”: attività di animazione per famiglie e bambini, momenti di promozione della cultura e lavori di pulizia che hanno coinvolto la comunità e hanno segnato l’inizio di un cammino di rinascita per il territorio. In mano, sempre tante palette per riqualificare lo spazio esterno della parrocchia, coinvolgendo tanti volontari e non solo i ragazzi. A fare da sfondo a tutto questo le oltre 80 famiglie prese in carico dall’hub, con i colloqui per la scrittura del loro “piano di vita”, gli incontri per offrire sostegno alimentare, la bacheca lavoro, i volti di persone che hanno incontrato altre persone».
“Comunità rigenerate” è stata per Messina l’occasione di incontrare un modo diverso di essere attivatori e protagonisti del territorio. Uno spazio perché i ragazzi possano disegnare il cambiamento e renderlo possibile. Il progetto ha varcato i confini della provincia e portato in altre città siciliane l’approccio di prossimità di Fondazione Èbbene, il protagonismo dei ragazzi, la lotta contro l’illegalità, la voglia di generare futuro. L’hub a Messina non ha chiuso le sue porte: il cambiamento continua.
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