“Monetine” è un progetto di educazione finanziaria nato da un bando di Fondazione finanza etica e sviluppato da Glocal impact network: il primo in Italia a coinvolgere direttamente le banche nel contrasto alla violenza economica di genere. Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione finanza etica: «È un’iniziativa che vuole formare ai rischi della dipendenza economica e alla prevenzione delle situazioni di abuso o di controllo finanziario»
La violenza economica di genere nelle relazioni bancarie è quell’insieme di azioni che impediscono ad una donna di essere indipendente a livello economico e di gestire liberamente il proprio denaro.
È un fenomeno ancora poco indagato, anche se colpisce circa un terzo delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza. Per far fronte a questo problema è stata lanciata Monetine, piattaforma di attivismo civico e finanziario nata per aiutare le donne seguite e ospitate dai centri antiviolenza che si trovano in condizione di fragilità economica ad avere strumenti concreti di empowerment ed educazione finanziaria.
Mio il denaro mia la scelta!
Il progetto nasce da Mio il denaro mia la scelta!, bando di Fondazione finanza etica del 2023, realizzato grazie al fondo utili di Etica sgr, la società di gestione del Gruppo Banca etica e rivolto a progetti di educazione finanziaria verso donne adulte vulnerabili. Il progetto di Glocal impact network ha vinto su oltre 30 proposte presentate.
A oggi, terminato il sostegno di Fondazione finanza etica, il progetto da un lato può dirsi concluso. Dall’altro Glocal impact network sta lavorando ad una seconda fase dell’iniziativa. «Siamo andati avanti facendo ricerca, indagine e analisi cercando di mettere a fuoco» quanto riuscito e quanto c’era da migliorare, spiega Lorenzo Giorgi, fondatore e direttore esecutivo di Glocal impact network. «Di fatto abbiamo ridisegnato il progetto», aggiunge, «ampliando il tema educazione finanziaria all’accesso al lavoro e all’abitare».
Il Gruppo Banca etica porta avanti questo impegno in un quadro di iniziative per l’inclusione finanziaria di genere: il credito alle imprese femminili e alle donne per favorire autonomia ed empowerment, la selezione delle imprese su cui investire guardando anche alle iniziative per la parità di genere che queste riescono ad attuare. Iniziative in cui rientrano le azioni di sensibilizzazione verso le istituzioni e la società civile.
I rischi della dipendenza economica
“Monetine” è stato anche tra i progetti illustrati lo scorso 12 novembre dalla presidente di Fondazione finanza etica, Teresa Masciopinto, nel corso di un’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sui femminicidi.
Durante l’incontro la presidente di Fondazione finanza etica ha anche avanzato 3 proposte alla politica: tra cui il potenziamento dell’educazione finanziaria nelle scuole in un’ottica di genere. Introdurre programmi che tengano conto delle specificità di genere può contribuire infatti a sensibilizzare ragazze e ragazzi sui rischi della dipendenza economica e sulla prevenzione di situazioni di abuso e controllo finanziario.
«L’educazione finanziaria», spiega proprio Masciopinto, «è educazione sì alla consapevolezza rispetto all’uso del denaro, ma anche alla capacità di sviluppare in maniera critica la conoscenza su queste tematiche».
Potenziare l’educazione finanziaria in un’ottica di genere vuol dire formare ai rischi della dipendenza economica e alla prevenzione delle situazioni di abuso o di controllo finanziario
Teresa Masciopinto – presidente di Fondazione finanza etica
Donne, centri antiviolenza. E banche
Monetine in particolare si rivolge a tre categorie di persone: alle donne vulnerabili dal punto di vista economico, agli operatori dei centri antiviolenza e al personale bancario. È stato il primo progetto educativo in Italia a coinvolgere direttamente le banche nel contrasto alla violenza economica di genere. L’obiettivo era formare il personale di Banca etica perché potesse riconoscere e gestire adeguatamente le situazioni di violenza economica, creando un ambiente di supporto per le donne vulnerabili.
Un passaggio quest’ultimo che diversifica e caratterizza questo programma di educazione finanziaria. «Grazie al rapporto con i centri antiviolenza ma anche con le donne, tramite i centri di violenza o le organizzazioni che si rivolgono a noi come clienti, ci siamo accorti che la banca può essere un ottimo osservatorio del fenomeno», precisa a proposito della violenza economica.
Quella sensibilità agli sportelli delle banche
Un esempio? «Pensiamo ai conti cointestati. Avere un’attenzione allo sportello al come quei conti vengono utilizzati aiuta a capire se il soggetto debole (e non è detto che sia sempre la donna) subisca o sia consapevole delle sue scelte».
Lo stesso si può dire a proposito «dell’accesso al credito, con donne che di frequente sottoscrivono fideiussioni bancarie, senza sapere quali siano le conseguenze».
L’obiettivo? Formare chi lavora in banca «ad accogliere, a osservare e ad essere di supporto. La nostra ambizione è riuscire a creare un processo che, in caso si ravvisino situazioni particolari, porti alla segnalazione al centro antiviolenza». In sintesi, aggiunge, «si vuole contribuire a creare una cultura del supporto che metta le donne nella condizione di parlare e di conoscere fino in fondo i propri diritti rispetto rispetto a questo tema».
Lorenzo Giorgi parla a proposito di imparare a «riconoscere quelle red flag», quegli alert, «che nascondono una violenza economica».
Le fasi del progetto
Il progetto è partito con un questionario rivolto a tutte le 210 persone di Banca etica che hanno contatti diretti con i clienti e alla formazione del personale. Per «I dipendenti sanno riconoscere la violenza economica? Come si comportano? Le domande della survey», spiega Lorenzo Giorgi, che a in merito a questa primissima fase del progetto parla anche dei «tavoli di lavoro con le donne ospiti dei centri antiviolenza».
Le donne non hanno un accesso paritario alle risorse, dal controllo delle quali passa l’indipendenza
Lorenzo Giorgi – fondatore e direttore esecutivo di Glocal impact network
L’obiettivo, in entrambi i casi era raccogliere informazioni utili per comprendere meglio il fenomeno e aumentare la consapevolezza su come la violenza economica di genere si presenta nelle dinamiche bancarie. Nello specifico dei centri antiviolenza la finalità era determinare «quale livello di formazione economica e quali esigenze avessero» le donne.
Il più grande problema delle donne che escono dai centri antiviolenza? «Non hanno le conoscenze finanziarie per comprendere quanto costa la loro vita».
I tre momenti del progetto. Raccolti questi dati, sono stati realizzati i corsi di formazione online, «con il rilascio poi dei video alle donne dei centri antiviolenza di Lucca, Firenze, Pistoia e Prato».
Puntata n. 3
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In apertura foto di Martin Meissner per AP Photo/LaPresse. Nel testo il video è da https://vimeo.com/814905794/eaba0642de, la foto è di Glocal impact network
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