Patrizio Bianchi

“Promesso, non torneremo alla scuola di prima”

di Sara De Carli

Una normalità che lasciava indietro metà del Paese non può essere l'obiettivo a cui guarda la scuola. Il ministro Patrizio Bianchi racconta la sua idea di scuola come luogo in cui si costruisce la comunità

L’anno scorso l’attenzione fu tutta sui banchi a rotelle, quest’estate abbiamo avuto le polemiche sulle #finestreaperte e sul Green Pass. L’anno scolastico 2020/21, il terzo segnato dall’emergenza Covid, pare avviarsi senza che siano state messe in atto modifiche strutturali per risolvere i problemi cruciali legati alla pandemia: il sistema dei trasporti non è stato adeguato; le nuove classi iniziali sono state formate con gli stessi criteri di sempre; di un piano di screening si è parlato solo il 6 agosto, con uno stanziamento di 100 milioni di euro. Eppure questo è l’anno in cui gli studenti, tornando a scuola, potrebbero trovare la più grande discontinuità mai vista da decenni. Le risorse oggettivamente non mancano. Il bivio è tornare a un consolante e rassicurante “prima”, tramortiti dalla stanchezza, o accettare di arrischiarsi nel nuovo, con le sue incognite e il suo fascino, in cammino verso quegli “Stati Generali della Scuola” di cui si parla per il 2022, a trenta e più anni da quelli che convocò Sergio Mattarella nel 1990.

Ministro Bianchi, sembra i problemi connessi alla pandemia, nelle scuole, saranno ancora gli stessi. Pur essendo passato un anno e mezzo, strumenti reali e sistemici per affrontarli non ci sono.
Mi spiace ma si sbaglia. In questi mesi il Governo ha lavorato con l’obiettivo della ripresa delle lezioni in presenza e in sicurezza. Abbiamo approvato un quadro di regole, a partire dal decreto che ha avuto il via libera nell'ultimo Consiglio dei ministri, insieme al Piano Scuola e al Protocollo di sicurezza, che accompagneranno le scuole al rientro. E oltre alle regole, dall'inizio del mandato abbiamo investito oltre 2 miliardi di euro. Trecento milioni di euro nel primo decreto sostegni, cui si aggiungono le risorse stanziate con il sostegni-bis: 410 milioni dati direttamente alle scuole per affrontare l'emergenza sanitaria, 500 milioni per il trasporto scolastico, 400 milioni per assumere insegnanti e personale per il potenziamento delle competenze e altre risorse, 270 milioni che andranno agli enti locali per interventi di edilizia leggera o per noleggiare spazi sostitutivi per la didattica. Con l’ultimo decreto abbiamo approvato anche un piano di screening che verrà portato avanti dal Commissario per l’emergenza. Le scuole inoltre hanno la possibilità di usare le risorse stanziate dal Ministero anche per l’acquisto di impianti per la ventilazione meccanica. Ci sono quindi regole e investimenti per la ripresa.

Si può quindi pensare davvero che l’anno scolastico 2021/22 sia in presenza – come tutti auspichiamo – e contemporaneamente in sicurezza?
Nell’ultimo decreto il Governo ha messo nero su bianco che le attività didattiche si svolgeranno prioritariamente in presenza, per «assicurare il valore della scuola come comunità e tutelare la sfera sociale e psico-affettiva della popolazione scolastica». E questo anche perché, rispetto allo scorso anno, abbiamo uno strumento prezioso a disposizione: il vaccino, una scelta fondamentale e un gesto di grande responsabilità e solidarietà a tutela del bene collettivo della scuola. Il Governo ha approvato l’obbligo di green pass per il personale scolastico proprio con questo chiaro obiettivo. Ragazze e ragazzi lo hanno compreso benissimo, aderendo con grande entusiasmo alla campagna di vaccinazione.

Oggi non possiamo permetterci di ritornare alla scuola di prima, perché la scuola di prima non funzionava. Quali sono le priorità che lei vede per favorire e sostenere questo cambiamento radicale, al di là della pandemia?
La scuola è lo specchio del nostro Paese, anche delle disuguaglianze tra Nord e Sud, tra centro e periferia. Tutti elementi che il Covid ha acuito, ma che già prima della pandemia caratterizzavano il nostro sistema. Le priorità che ho individuato e sulle quali stiamo lavorando sono chiare. Abbiamo impresso una grande accelerazione sull’edilizia scolastica: da inizio mandato sono stati assegnati circa 2,6 miliardi per costruire o ristrutturare scuole secondarie di secondo grado, asili nido e scuole dell’infanzia. Altre risorse sono state destinate al cablaggio degli istituti e alla creazione di laboratori STEM. Accanto al potenziamento delle infrastrutture, che proseguirà con le risorse del PNRR, abbiamo lavorato sul fronte del personale, facendo partire il nuovo concorso ordinario per docenti e avviando un sistema che prevede concorsi annuali a regime. Con il PNRR interverremo sulla riorganizzazione del sistema scolastico, la formazione e il reclutamento dei docenti, il contrasto alle povertà educative e la riforma degli Istituti tecnici superiori.

Per leggere l'intervista integrale al ministro Patrizio Bianchi clicca qui.

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