Per tirare un primo bilancio di Garanzia Giovani in vista della scadenza di fine dicembre, termine entro cui andranno impegnate le risorse del Programma, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti non può che partire dai numeri: «L’obiettivo, è utile ricordarlo, è quello di migliorare l’occupabilità dei Neet, rafforzando ed adeguando le loro competenze all’evoluzione del mercato del lavoro: i giovani registrati, che continuano a crescere ad un ritmo di 10mila a settimana, sono in totale, ad oggi, più di 861 mila ed oltre 750mila al netto delle cancellazioni; di questi, i presi in carico sono oltre 529mila (il 70,5%), a 222mila dei quali (quasi il 42%) è stata proposta almeno una misura del programma». Per il ministro Giuliano Poletti «sono numeri importanti, per un Paese che sperimenta per la prima volta un modello di politiche attive (rivolte, per di più, ad un pubblico specifico) disponendo di un’infrastruttura organizzativa, quella dei centri per l’impiego, storicamente più debole di quella degli altri Paesi europei, dove gli addetti sono fino a 10 volte quelli italiani. Insomma, con queste premesse, e considerato che nel nostro Paese i centri per l’impiego avevano finora funzionato, essenzialmente, come “anagrafe della disoccupazione", credo vada dato atto positivamente ai loro operatori di aver assicurato un impegno apprezzabile e di aver fatto un buon lavoro».
Cosa risponde invece a chi sostiene che Garanzia Giovani sia un affare più per le agenzie interinali che per i ragazzi?
Gli operatori privati che lavorano, accanto ai centri pubblici per l’impiego, all’attuazione della Garanzia debbono seguire le regole generali valide per tutti. Il loro coinvolgimento risponde all’obiettivo di ampliare al massimo le opportunità concrete da offrire ai giovani iscritti. Non è un caso, infatti, che ai soggetti privati venga riconosciuto un compenso solo al momento in cui il giovane che hanno preso in carico viene avviato a una delle misure previste dal programma. Quindi, le agenzie private hanno la loro convenienza se riescono a ottenere un risultato concreto per i giovani. Diverso è il discorso di eventuali comportamenti irregolari che, quando posti in essere, vanno sanzionati.
Quali sono i risultati che dovrebbe ottenere per far sì che lei si ritenga soddisfatto?
Il meccanismo prevede che le risorse impegnate possano essere spese fino al 2018. E, in proposito, voglio sottolineare che la capacità di impegno della programmazione attuativa si attesta, al momento, ad oltre il 78% del totale. Insomma, mi pare assolutamente superato il rischio, paventato da più parti nei mesi scorsi, che non si riuscisse a spendere tutte le risorse messe a disposizione dal programma. Detto questo, penso di poter dire che mi riterrò soddisfatto se sarò pienamente convinto che tutti -ministero, Regioni, centri per l’impiego ed agenzie private, imprese- avremo fatto il massimo per dare una risposta efficace alle aspettative dei giovani che si sono iscritti al programma.
Nato a Imola il 19 novembre del 1951, Giuliano Poletti ha assunto la carica di ministro del Lavoro e delle Politiche sociali nel febbraio del 2014 dopo aver guidato dal 2002 Legacoop.
Su twitter: @PolettiGiuliano
Quali sono i canali di ingaggio dei ragazzi che hanno funzionato meglio e quali quelli che si sono dimostrati meno efficaci?
Penso che la leva più importante sia rappresentata dalla campagna di comunicazione istituzionale che ha accompagnato il lancio del programma. Una campagna molto articolata, veicolata attraverso molti canali di diffusione e riproposta, con declinazioni territoriali, nelle diverse aree del Paese. Dopo questa campagna non abbiamo realizzato altre iniziative particolari su larga scala, tranne qualche presenza pubblicitaria più mirata su alcuni media. Credo che, una volta avviata la macchina, abbia funzionato il meccanismo tradizionale, ma sempre molto efficace, del passaparola. I giovani che si sono registrati all’avvio del programma ne sono, insomma, diventati i testimonial presso i loro amici ed hanno determinato un’onda che sta continuando a propagarsi, con regolarità, anche adesso. Non si spiegherebbe, altrimenti, che, a un anno e mezzo dall’avvio del programma, ogni settimana, come ho detto all’inizio, si registrino 10mila o più giovani.
Lei recentemente si è espresso per la stabilizzazione del programma. Si aspetta che lo faccia l’Europa o sarà l’Italia a prendere l’iniziativa?
L’Italia ha più volte avanzato la richiesta alla Commissione Europea di rendere strutturale la Garanzia Giovani, a partire dal semestre di Presidenza dell’Ue, registrando il consenso della commissaria per l’Occupazione e gli Affari Sociali Marianne Thyssen e di molti Paesi. La nostra delegazione sta lavorando perché nel prossimo bilancio comunitario sia inserito il rifinanziamento del programma. Noi non vogliamo disperdere il patrimonio di esperienza realizzato finora, anche rafforzando la rete dei servizi per l’impiego, facendo collaborare strutture pubbliche e private. In ogni caso, continueremo a utilizzare, anche dopo la conclusione del programma, l’infrastruttura organizzativa che si è consolidata, per aiutare i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
Dovendo immaginare una fase due della Garanzia cosa e come cambierebbe del meccanismo?
La fase due della Garanzia per noi è già iniziata. Abbiamo lavorato, e lo stiamo ancora facendo, per migliorare il funzionamento del programma sia intervenendo sulle criticità che si sono evidenziate sia introducendo elementi di novità. È il caso, ad esempio, del progetto “Crescere in Digitale”, progetto promosso in collaborazione con Google ed Unioncamere, che offre agli iscritti a Garanzia Giovani formazione online per accrescere le competenze digitali che potranno essere utilizzate con tirocinii retribuiti in piccole e medie imprese per svilupparne la presenza sul web. A due mesi dall’avvio il progetto ha riscosso un’adesione molto forte da parte dei giovani: oltre 34mila si sono iscritti, quasi 20mila hanno completato il primo modulo e quasi 2mila tutto il corso. Senza dimenticare che hanno già aderito al progetto oltre 1.300 aziende, disponibili ad accogliere più di 2mila tirocinanti. A questa iniziativa ne seguiranno altre, sempre nel segno dell’innovazione, che saranno realizzate in partnership con soggetti importanti del mondo imprenditoriale e del credito. L’obiettivo è quello di rendere Garanzia Giovani, sempre più, un contenitore dinamico di opportunità.
Nella sua visione come funzionerà la nascitura Agenzia nazionale unica per le politiche attive e come si coordinerà con le Regioni e i centri per l’impiego e un’eventuale nuova Garanzia Giovani?
L’Agenzia avrà, fondamentalmente, il compito di coordinare la Rete Nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, formata dalle strutture regionali per le Politiche attive del Lavoro, dall’Inps, dall’Inail, dalle Agenzie per il lavoro e dagli altri soggetti autorizzati all’attività di intermediazione, dagli enti di formazione, da Italia Lavoro, dall’Isfol, nonché dal sistema delle Camere di commercio, dalle università e dagli altri istituti di scuola secondaria di secondo grado. Il ministero del Lavoro fisserà linee di indirizzo triennali ed obiettivi annuali in materia di politiche attive del lavoro e definirà i livelli minimi che le prestazioni devono avere su tutto il territorio nazionale. Per garantire questi livelli essenziali di prestazioni, ministero del Lavoro, Regioni e Province autonome definiranno un Piano finalizzato all’erogazione delle politiche attive mediante l’utilizzo coordinato di fondi (nazionali, regionali e del Fondo Sociale Europeo). Allo stesso scopo è previsto che il ministero del Lavoro stipuli, con ogni Regione e con le Province autonome, una convenzione per regolare i rapporti e gli obblighi relativi alla gestione dei servizi per l’impiego e delle politiche attive del lavoro. Si tratta di un percorso già avviato: le prime due convenzioni sono state firmate con le regioni Toscana ed Emilia Romagna. Infine, il ministero del Lavoro controllerà il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale e monitorerà le politiche occupazionali. Garanzia Giovani è all’interno di questo percorso, in quanto componente strutturale delle politiche attive.
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