Pensare che tra le sue vie e viuzze abbia passeggiato Giuseppe Tornatore che l’ha scelto come set cinematografico per "Nuovo Cinema Paradiso", “L’uomo delle stelle” e "Malena”, lo proietta sui red carpet internazionali, facendo volare alta l’immaginazione.
Veramente internazionale, se non addirittura mondiale, è la fama che ha Poggioreale, comune in provincia di Trapani, noto come la "città fantasma", i cui ruderi raccontano le conseguenze del terremoto del Belice, che nel 1968 colpì la zona orientale della Sicilia, demolendo numerose piccole città e mietendo migliaia di vittime.
Come successe per tanti comuni minori, venne ricostruito totalmente pochi chilometri più in là, facendo cadere sui suoi resti il velo della storia, congelando la memoria di un sito che ha nel tempo catturato l’attenzione anche del mondo della fotografia.
Poggioreale è, infatti, uno degli oltre centoventi borghi abbandonati in Sicilia. Siti spesso sperduti nell’entroterra, nei quali a fare da padrona incontrastata è la natura che, durante l’inverno, dipinge di verde le facciate degli edifici mentre in estate prende in prestito dalla tavolozza il giallo del grano e dell’erba arsa dal sole.
Luoghi che hanno una storia non sempre conosciuta, essendo stati abitati da poche famiglie che, una volta chiuse le porte di casa, sono andare a occupare insediamenti abitativi più moderni e vivibili sotto tanti punti di vista.
Un fascino, dicevamo prima, che ha catturato anche il mondo della fotografia. “Sicilia inaspettata”, per esempio, è la pagina Facebook nelle quale la narrazione attraverso gli scatti del fotografo Alessandro Montemagno ci accompagna in luoghi che, diversamente, non sapremmo neanche che esistono, facendo venire il desiderio di prendere lo zaino e vestire, anche solo per un giorno, i panni di provetti Indiana Jones. Un’esplorazione che ha anche un nome. Viene, infatti, chiamata “Urbex” e consiste nel cercare e visitare spesso rovine abbandonate o componenti poco visibili dell'ambiente urbano.
«Ogni volta è un’emozione diversa – racconta Montemagno – ma consapevole che si rischia sempre perché entri comunque in una proprietà privata, in quello che credi un bene di nessuno ma che ha sempre un proprietario. Per ovviare a qualunque problema, “Urbex” impone delle regole, come quella di non toccare e prendere niente. Quando faccio ingresso in uno di questi luoghi, ciò che tocco lo rimetto a posto. Quando entro apro la porta e quando esco la richiudo dietro di me. E poi, fondamentale, quando pubblico sui social le fotografie faccio in modo che non si identifichi dove si trova, Non sono pochi i casi di luoghi che sono stati presi di mira dai vandali che hanno demolito tutto. Non voglio che vengano distrutti più di quanto lo siano».
Poggioreale fa parte di questo mondo, alla scoperta del quale Montemagno va da un po’ di tempo. Un gioiellino che rimane tale, nonostante i suoi ruderi. Basta dedicarsi del tempo passeggiando tra le sue vie per scoprire abitazioni all’interno delle quali ammirare splendidi affreschi. O scoprire che negli edifici che un tempo ospitavano le scuole del paese, ci sono ancora i banchi, quasi ad aspettare che suoni la campanella per essere nuovamente occupati da schiamazzanti bambini desiderosi di imparare ciò che la vita riserva loro.
Scenari congelati dagli scatti di Alessandro Montemagno, aiutato in questa esplorazione da una guida d’eccezione, custode di una memoria patrimonio dell’umanità. Giacinto Musso è presidente dell’associazione culturale “Poggioreale antica” e ci accompagna tra i resti di un territorio veramente speciale affondando nei ricordi della sua infanzia.
«Sono nato a Poggioreale il 1° ottobre del 1967, praticamente 3 mesi prima del terremoto – racconta Musso – e ho passato l'infanzia in mezzo a questa meraviglia. A differenza di alcuni comuni colpiti dal sisma del ’68 come Gibellina, Salaparuta e Montevago che sono state distrutti al 70%, Poggioreale antica è rimasta in piedi all’ 80%. Poche furono le abitazioni danneggiate, ma gli interessi derivanti dalla speculazione edilizia dell'epoca hanno fatto sì che il paese venisse abbandonato. Nonostante abitassimo nelle baraccopoli, però, noi bambini e anche numerosi adulti andavano avanti e indietro. Qualcuno tornava a dormire nel proprio letto, mentre noi bambini, spinti dalla curiosità, entravamo dove vedevamo una porta aperta per cercare qualche giocattolo. Rimanevamo affascinanti dalle pitture antiche, tanto che io stesso mi ritrovavo a fissare le pareti estasiato da tanta bellezza. Il nostri era un paese ricco da numerosi punti di vista, infatti non era difficile trovare dei libri per terra e li portavamo via. Sino a qualche anno fa avevo ancora qualcuno di quei libri».
Un mondo incantato, Poggioreale, il luogo ideale per un bambino, i cui insegnamenti venivano dalla natura, per il quale a battere le lancette del tempo era il sole che sorgeva e tramontava, le cui amiche erano soprattutto le rondini che nidificavano e che non si era mai stanchi di guardare.
Un borgo feudale, Poggiorerale, dall’economia fiorente.
«Era ricco di terre coltivate a grano duro. Poi avevamo olive, vigneti e c’erano tantissime colture di ciliegie. Ricordo ancora il sapore delle amarene che si producevano nella fabbrica del paese. Non ho più vissuto quelle emozioni».
Triste, quindi, per chi la conosceva. vedere la staticità di un luogo che ha sempre avuto tanto da dire.
«Quando sono tornato dal servizio militare decisi che dovevo fare qualcosa – conclude Musso -, così ho fondato l'associazione con la quale abbiamo ripulito i marciapiedi e, nel 2018, abbiamo recuperato le strade di tutto il centro storico,mettendo in sicurezza quelle in cui passeggiavano i turisti. Ci è, infatti, dispiaciuto quando i Vigili del Fuoco hanno organizzato in pieno centro storico le loro esercitazioni facendo crollare parte degli edifici ancora in piedi. Ci ha, invece, fatto felici sapere che Giuseppe Tornatore sarebbe venuto a girare l’ultima scena finale di “Malena”. Pochi secondi, ma è stato da noi una settimana a fare impazzire tutti. Lo dico scherzando, ma è stata veramente qualcosa fuori dal normale. Poggioreale merita di vivere altri momenti del genere perché è uno scrigno che riserva ancora molte sorprese».
Le fotografie sono di Alessandro Montemagno
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