#CentimetriDiComunità

Piacenza, la filantropia che non dimentica i piccoli

di Giampaolo Cerri

Il viaggio nelle fondazioni di origine bancaria di città medio-piccole prosegue. A Piacenza presiede la locale fondazione (che è anche della lombarda Vigevano), un amministratore di lungo corso, Roberto Reggi, che spiega il vasto sostegno (32% delle erogazioni) alle associazioni medio-piccole: micro-progettualità diffusa che serve alla comunità e costruisce cittadinanza attiva

Arriva all’appuntamento, fissato nel bel palazzo in cui ha sede la Fondazione, con uno zainetto in spalla che è griffato col marchio dell’azienda energetica per cui ancora lavora. Sì perché Roberto Reggi, classe 1960, ingegnere, già sindaco di Piacenza, già sottosegretario all’Istruzione dell’era Renzi, già a capo dell’Agenzia del Demanio (quando il rapporto col premier si logorò) e dove durò fino all’arrivo del Conte gialloverde, Reggi, dicevamo, è rimasto una persona alla mano e di un garbo d’altri tempi. Anche se siede nella poltrona forse più importante della città, quella di presidenza alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, e in un’altra non da poco, quella di consigliere nel cda di Fondazione Cassa depositi e prestiti. 

Facendoci da Cicerone nelle stanze più belle del palazzo, osservando dettagli, ricordando dettagli storici, rivela un’appartenenza autentica alla sua città, a questo avamposto emiliano ma che parrebbe Lombardia, se non ci fosse il Po in mezzo, come un Rubicone ogni volta da varcare. Reggi è in carica dal giugno 2021.

Presidente, come lavorate a Piacenza? Avete da poco approvato le linee strategiche 2024-26.

Siamo un ente sussidiario, di supporto alle istituzioni pubbliche, che reinveste l’avanzo di gestione del proprio patrimonio per l’attività istituzionale in alcuni settori come “Arte e attività cultural”, “Educazione istruzione e formazione”, “Ricerca scientifica e tecnologica”, “Volontariato filantropia e beneficenza” e “Assistenza agli anziani”, più i settori ammessi “Famiglia e valori connessi” e “Altri”.

Una fondazione di medio livello…

Medio grande, direi, e che ha come riferimento un territorio non omogeneo – la provincia di Piacenza e il comune di Vigevano (Pv) -, appartenenti a due regioni diverse, con un tessuto sociale e economico differente. Lo scorso ottobre abbiamo approvato appunto, le Linee Strategiche 2024-2026 del Documento di Programmazione – Dpp, che traduce in una strategia progettuale i punti di forza da valorizzare, e di debolezza da affrontare, che appaiono prioritari. Per definire questa strategia è fondamentale un rapporto di collaborazione e dialogo con le realtà pubbliche e private locali. Lo abbiamo presentato ai primi di novembre a tutta la comunità e ne abbiamo approfittato per parlare di giovani e potenzialità del territorio, avendo come ospite la scienziata Amalia Ercoli-Finzi (foto sotto, ndr), che ha incontrato i nostri ragazzi del progetto YouthBank.

Roberto Reggi con la scienziata Amalia Ercoli-Finzi

Cosa c’è nel triennio alle viste?

Abbiamo stabilizzato il volume di erogazioni in 16,5 milioni, il che significa 5,5  milioni all’anno, a cui bisogna aggiungere circa 1,5-2 di soggetti privati che co-finanziano i nostri progetti.

Dove state andando, Reggi?

Dal punto di vista operativo, alla base della nostra strategia di azione ha sempre maggiore rilievo la capacità di creare un lavoro di rete con altri soggetti, istituzionali e non. È importante per una questione di risorse – le Fondazioni svolgono l’attività istituzionale sulla base dell’attività finanziaria che fornisce rendimenti molto discontinui e altalenanti -, ma anche perché in questo modo si realizza uno scambio reciproco di esperienza, conoscenza del territorio, ricezione di input e di bisogni, condivisione di idee e di esperienze virtuose. È un dialogo-collaborazione.

Facciamo qualche esempio?

Beh, innanzitutto all’interno della Fondazione, col Consiglio generale aperto agli esterni, che ha un ruolo diretto nelle Commissioni e nel rapporto con il cda, ma anche tra la Fondazione e il territorio (istituzioni, realtà economiche, Terzo Settore, stakeholder ecc). Infine  tra le fondazioni bancarie. Come ha dimostrato Acri con le iniziative di rete per danni alluvione, la Fondazione con il Sud, il Fondo volontariato e, ancora, le fondazioni dell’Emilia-Romagna e la stessa Fondazione Cassa Depositi e Prestiti. Esempi del lavoro di rete sono poi i bandi.

In che senso?

Nel senso che sanno anche recepire esperienze virtuose del territorio e trasformarle in una operazione di sistema, esempio Bibloh e Dalla classe all’orchestra (di cui alla foto in apertura, ndr) o essere di supporto per iniziative a livello nazionale, come il Pnrr. E poi ci sono partnership su vasta scala in ambito welfare, col progetto Energia in comune, o di sostegno alla cultura, Tavolo sul contemporaneo

Torniamo a come operate, presidente.

Dal punto di vista strategico, stiamo privilegiando iniziative di grande impatto, che possono ricadere su più settori di intervento. La nostra azione rientra in ambito welfare, istruzione e cultura e i nostri grandi progetti sono una commistione di questi ambiti, per esempio Santa Chiara, vale a dire welfare per i soggetti con fragilità, arte per il recupero architettonico, istruzione per l’impatto dello studentato sullo sviluppo dell’offerta universitaria.. O il centro XNL, pensato per le arti, ha una impronta fortissima dedicata all’istruzione. O, ancora, le grande iniziative come di Festival del pensare contemporaneo, che in settembre ha registrato un grande concorso di pubblico e che anche voi avete raccontato. Lavoriamo per migliorare il benessere sociale e economico del nostro territorio, ma dobbiamo ragionare su un orizzonte temporale di lungo periodo.  

Festival Pensare Contemporaneo 2023, la coda per partecipare a un incontro

Spieghiamo perché?

Ma perché ce lo impongono certe emergenze dell’oggi, che ci spingono a metterci al servizio delle nuove generazioni affinché siano in grado di affrontare in maniera più attrezzata un futuro complicato da vari fattori – pensiamo al clima, all’ambiente, alle trasformazioni sociali. Anche nell’innovazione e nella ricerca, i cambiamenti avvengono a un ritmo e con un’accelerazione che non ha eguali rispetto alle generazioni precedenti. 

Qual è il rapporto col Terzo Settore? Siete percepiti, come altrove, alla stregua di un bancomat? O vi si vive come fattore di crescita?

Il concetto di fondazioni-bancomat è abbastanza tramontato, obiettivamente. Il ruolo operativo e propulsivo delle fondazione è sempre più marcato e il loro nuovo ruolo di agenti di sviluppo territoriale è sempre più percepito (attraverso soprattutto ai progetti propri); in più le risorse limitate a disposizione ci impongono di privilegiare progetti in grado di avere un impatto reale e di lungo periodo sul territorio. Vi è la tendenza quindi ad operare su interventi d’importo medio/alto, e cioè a sostenere progetti rilevanti per dimensione e per valore. Questo non toglie che molte progettualità che rientrano nel valore delle erogazioni medio-basso, siano comunque presenti. 

Per esempio?

Nel 2022, sono dati di Bilancio, la maggior parte degli interventi – oltre la metà del totale – è costituita da erogazioni il cui ammontare è compreso entro i 10mila euro. Nonostante il gran numero, la loro entità complessiva è pari però soltanto all’11% del totale degli stanziamenti effettuati nell’anno. Questi contributi di minore entità, che non impegnano una quota importante del budget complessivo, consentono tuttavia di rispondere a un elevato numero di sollecitazioni ed esigenze. 

Qual è la ratio, presidente?

Si tratta di alimentare una fitta rete di piccole organizzazioni la cui azione è concentrata in modo particolare in ambito culturale e welfare. Un contributo, pur contenuto, essenziale per consentire la realizzazione di micro-progettualità apprezzate e partecipate dalla comunità e alla promozione di un virtuoso modello di cittadinanza attiva. Al secondo posto per numero di progetti realizzati, sono state nel 2022 le iniziative sostenute con uno stanziamento compreso tra i 10mila e i 30mila euro: sono oltre un quinto del totale, ed impegnano il 21% del deliberato 2022. Ben più significativa, in termini di risorse, la fascia di interventi il cui importo unitario è compreso tra i 30mila e i 150mila euro: rappresentano il 15% progetti, ma da soli impegnano il 43% dell’erogato, pari a poco meno di 2.600.000 euro. Infine, il supporto dato a iniziative che hanno richiesto oltre 150mila euro di erogazione si riferisce a pochi interventi, solo il 2%, ma ha visto impegnate nel 2022 oltre 1.500.000 euro di risorse, pari al 25% complessivo.

La prima puntata di Centimetri di comunità riguardava Fondazione Caript

Qual è complessivamente il rapporto col Terzo Settore?

Si esprime in numerose iniziative caratterizzate da una co-progettazione permanente come, per esempio, l’Emporio solidale e il Fondo autonomie. Ai progetti in ambito welfare è destinata la maggior parte delle risorse a disposizione, anche nel 2022 il 40% è andato a volontariato, anziani, famiglia, seguito dal 34% dell’istruzione e ricerca e dal 25% delle iniziative nell’ambito dell’arte e cultura. Il restante 1% è stato destinato ad “altri settori”, primo fra tutti la promozione sportiva.

Quali criteri guidano la vostra selezione? 

Nella valutazione delle richieste, il consiglio di amministrazione tiene conto dei criteri che regolano l’attività istituzionale, definiti dalla Carta delle Fondazioni. Oltre all’esperienza, la competenza, la professionalità, la reputazione e la propensione di mettersi in rete con altri partner, rappresentano elementi fondamentali di valutazione la capacità dei proponenti di perseguire, con efficacia, gli obiettivi delle iniziative proposte. La richiesta di contributo viene valutata in relazione al grado di comprensione delle caratteristiche del bisogno, all’innovatività, alla sostenibilità ovvero la capacità di proseguire l’azione oltre i termini previsti dal sostegno finanziario della Fondazione e di catalizzare altre risorse.

Il viaggio di VITA presto in versione podcast

Reggi, chiudiamo sul ruolo della filantropia di origina bancaria in Italia, in passato oggetto di attenzione e di critiche dal mondo della politica.

Guardi, secondo me deve essere un ruolo che garantisca stabilità di lungo periodo all’azione sociale, culturale ed educativa che soprattutto le organizzazioni del Terzo Settore sono in grado di mettere in campo. Al crescere della domanda sociale, anche in corrispondenza ad eventi drammatici imprevedibili, ma purtroppo sempre più frequenti, occorre sostenere con continuità quei presidi di inclusione sociale che, con flessibilità e tempestività, sono in grado di fornire risposte immediate ed efficaci, complementari a quelle fornite dagli enti pubblici, che trovano invece sostegno stabile nelle risorse dei bilanci degli enti territoriali. E poi un ruolo di sperimentazione evoluta di iniziative educative a favore dei giovani per svilupparne il talento in ogni ambito promuovendone le potenzialità, anche inespresse da condizioni di fragilità.

Puntata n. 2

Le foto sono di Fondazione di Piacenza e Vigevano, salvo quella del Festival del Pensare contemporaneo che è dell’autore per VITA. L’infografica è di Matteo Riva e Gaia Pege.

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