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Bertrand Honoré Mani Ndongbou

«Parlate con le diaspore per scoprire la vera Africa»

di Anna Spena

Il numero di VITA di giugno, “Un’Africa mai vista”, è un viaggio fuori dai luoghi comuni. E per cambiare la narrazione su questo continente straordinario «il ruolo delle diaspore è fondamentale», spiega Ndongbou il presidente del Coordinamento italiano delle diaspore per la Cooperazione internazionale.«L'attenzione esclusiva sulle emergenze umanitarie rischia di ridurre l'Africa a una mera vittima di circostanze sfortunate. Le diaspore africane hanno il potere di sfidare gli stereotipi e presentare una narrazione più completa e veritiera: in Africa non è solo il sole a brillare, ma anche l’ingegno»

Quanto valgono le diaspore? Tanto, tantissimo. Lo sa bene Bertrand Honoré Mani Ndongbou. È nato 45 anni fa a Yaoundé, la capitale del Camerun. Ci ha vissuto fino ai nove anni e poi è arrivato in Italia per raggiungere la madre. Ndongbou è un ingegnere meccanico. E qui, in Italia, che ha costruito una famiglia, senza mai lasciare indietro quella d’origine. Oggi ricopre anche il ruolo di presidente del Coordinamento italiano delle diaspore per la Cooperazione internazionale – Cidci. «Noi diaspore», racconta, «svolgiamo ruolo fondamentale nel promuovere l’innovazione e la crescita del continente africano».

Perché secondo lei la narrazione mainstream continua a schiacciare il continente solo nello stigma delle emergenze umanitarie?

Le radici dello stigma affondano in secoli di colonialismo e schiavitù, che hanno dipinto un quadro distorto dell’Africa come continente intrinsecamente inferiore, selvaggio e bisognoso di salvataggio. Questa narrativa tossica è stata perpetuata da rappresentazioni mediatiche unilaterali che enfatizzano conflitti, povertà e malattie, oscurando la ricca diversità culturale, le conquiste socioeconomiche e la vibrante eredità artistica dell’Africa. L’attenzione esclusiva sulle emergenze umanitarie, pur comprensibile data la gravità delle sofferenze, rischia di ridurre l’Africa a una mera vittima di circostanze sfortunate. Questa visione paternalistica ignora la resilienza, l’ingegno e la capacità di autodeterminazione del popolo africano.

L’Africa è attraversata da un fermento di innovazione in più campi. Secondo lei qual è quello dove l’innovazione è più evidente e sta crescendo davvero in maniera veloce?

In Africa, non è solo il sole a brillare, ma anche l’ingegno! Nascono idee brillanti che cambiano la vita delle persone e danno slancio all’economia. Tra le novità più interessanti troviamo la diffusione dei telefoni cellulari e la possibilità di pagare qualunque cosa con un click. In questo campo siamo un continente all’avanguardia rispetto all’Europa. Io dico sempre “in Africa il Mobile Money” è re. Piattaforme come M-Pesa in Kenya permettono di fare pagamenti, inviare denaro e risparmiare…tutto dal proprio cellulare! Inclusione finanziaria e nuove opportunità per tutti finalmente sono a portata di mano. Poi qui si sta sperimentando l’Agricoltura del futuro: l’Africa punta sul tech! Così vediamo diffondersi sensori per innaffiare solo quando serve, droni per monitorare le colture e app per avere tutti i consigli a portata di smartphone, insomma l’AgTech sta rivoluzionando l’agricoltura africana. Questa rivoluzione significa più produttività, più resilienza e più cibo per tutti. E potrei fare tantissimi altri esempi… insomma l’innovazione africana non è solo un sogno, è già una realtà che sta cambiando la vita di milioni di persone. Un continente giovane e in movimento, pronto a conquistare il suo posto nel futuro del mondo!

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