I più anziani se la ricordano ancora l’esondazione del torrente Lura del novembre 1951 e i danni che ha fatto alla città di Saronno, in provincia di Varese, in particolare nella zona dell’ospedale. Da oggi il pericolo di inondazioni da parte di questo piccolo e solo apparentemente tranquillo torrente sono scongiurate grazie alla realizzazione delle aree di laminazione che intercetteranno a monte del corso l’acqua in eccesso, all’altezza dei comuni di Lomazzo e Bregnano. L’imponente e impegnativa opera è stata inaugurata il 6 marzo dopo tre anni di cantiere grazie alla solidarietà e alla collaborazione di dodici comuni coordinati dal Consorzio del Parco del Lura e ai finanziamenti di Regione Lombardia.
La necessità di restituire spazio al torrente perché potesse trovare sfogo nei momenti di piena risale a una trentina di anni fa. Dopo la grande piena del ’51 ci sono stati altri episodi, anche se meno devastanti, come in tutti i territori fortemente urbanizzati dove i fiumi non trovando aree naturali dove sfogare l’eccesso di acqua accumulato con le piogge sempre più spesso improvvise e concentrate a causa dei cambiamenti climatici. La necessità di prevenire i danni ai centri abitati, alle attività produttive, ai ponti e alle strade ha portato all’idea di realizzare un’opera che limitasse il problema.
Una buona pratica
Il rischio di alluvioni e frane in Italia interessa una popolazione di ben 7 milioni di persone, con l’88% dei comuni a rischio. Sono state più di 5.000 le vittime dal 1950 ad oggi, oltre ad un danno economico in 3.5 miliardi di euro all’anno, secondo i dati dell’ISPRA.
Le aree di laminazione realizzate tra Lomazzo e Bregnano sono una buona pratica, un esempio dell'integrazione delle politiche regionali promosse dalla Lombardia per la difesa del suolo e la riqualificazione dei bacini fluviali.
Sono un esempio di collaborazione tra diverse amministrazioni, professionalità, imprese. L’iter procedurale è stato lungo, complesso ma è stato anche innovativo e partecipativo. Un progetto ambizioso che ha portato alla riqualificazione ambientale di 200.000 metri quadrati, ora fruibili dagli abitanti che qui trovano un ambiente naturale non solo bello ma arricchito da piste ciclabili, sentieri, punti di osservazione per vedere da vicino la fauna che sempre più numerosa sta trovando casa nelle nuove zone umide, nei canneti e nel futuro bosco. L’area è inoltre stata restituita al demanio grazie a un paziente lavoro da parte del parco che ha saputo dialogare con i numerosissimi piccoli proprietari dei terreni che in via bonaria hanno ceduto i propri appezzamenti per l’esproprio, permettendo così l’inizio dei lavori senza intoppi.
“Habitat per tutelare gli abitati” è l’obiettivo del parco e ben sintetizza quello che qui si è saputo realizzare.
Il progetto è pioniere anche per un’altra ragione. Il Torrente Lura nell'area del Lambro – Seveso – Olona è il primo in Italia dove si è sperimentato un Contratto di Fiume. Partito fin dal 2004 il Contratto di Fiume è un accordo territoriale finalizzato a portare tutti gli enti ad attuare politiche di interesse comune, integrando varie competenze professionali e politiche per una migliore e più efficace salvaguardia e riqualificazione ecologico-ambientale dei territori e dei sistemi fluviali, per scongiurare i danni di piene e alluvioni. In sintonia con il Contratto di Fiume previsto per i bacini Olona, Bozzente, Lura questa è una realizzazione riconosciuta a livello nazionale come riqualificazione fluviale e mitigazione del rischio idraulico.
L’importanza del progetto è sta riconosciuta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in una lettera di ringraziamento a Giuseppe Cairoli Presidente del Parco letta in occasione dell’inaugurazione, ha sottolineato il suo «vivo compiacimento per il completamento di un’opera di fondamentale importanza per la mitigazione del rischio idraulico segno tangibile di attenzione di fronte alla fragilità idrogeologica del nostro Paese».
Enti e cittadini coinvolti
Il torrente Lura è lungo in tutto 46 chilometri e nella parte centrale per venti chilometri del suo percorso e quasi 1.930 ettari di superficie, questo territorio per metà bosco e per metà terreno coltivato, è protetto quale Parco locale d'interesse sovracomunale. Il parco è stato voluto e istituito da dodici Comuni lombardi, da Guanzate fino a Garbagnate Milanese. Otto di questi comuni sono in provincia di Como, due in quella di Varese e due nella Città metropolitana di Milano.
Il nome ‘Prati del ceppo’ dato alle aree di laminazione deriva dai prati stabili che hanno da sempre caratterizzato la zona e dalla presenza della pietra locale, il Ceppo lombardo, molto usato in passato nell’edilizia e qui ora utilizzato per rivestire i manufatti realizzati per la regolazione delle acque e per i camminamenti.
La partecipazione dei cittadini è stata importante negli anni e ha consentito di migliorare il progetto, che inizialmente prevedeva infrastrutture ben più impattanti e puramente funzionali allo scopo di tutela idraulica, che non contemplava l’aspetto della fruizione dell’area verde così apprezzata dagli abitanti.
Come sottolineato dalla Sindaca di Bregnano Elena Daddi è stata importante, e non scontata, la solidarietà di amministratori di varie epoche e dei cittadini in particolare dei due comuni di Lomazzo e Bregnano, che hanno subito il disagio dei cantieri durati tre anni. La solidarietà è andata ai Comuni a valle dei loro territori e verso le future generazioni, che possono vivere d’ora in poi in un territorio messo al sicuro dal rischio di esondazioni. Una vera e propria “solidarietà di bacino” come sottolinea il Direttore del parco Francesco Occhiuto.
Le aree di laminazione del Lura sono un esempio concreto di come le opere pubbliche si passano fare, bene, senza implicazioni giudiziarie o drammatici ritardi.
I numeri
- 340.000 metri cubi di acqua invasati nelle due aree realizzate
- 500.000 metri cubi invasati quando sarà completa anche la terza area a cura di Pedemontana
- 12,5 milioni di euro investiti
- 12 i Comuni del Parco Lura
- 200.000 i metri quadrati dell’area interessata
- 0 i metri cubi di terreno usciti dall’area di cantiere
- 10.000 le piante autoctone piantate nell’area
- 3 anni di cantiere
Un nuovo patto tra natura e cultura
Il Masterplan che ha dato l’impostazione paesaggistica a tutto il progetto è di Andreas Kipar, paesaggista, architetto e docente di progettazione del paesaggio al Politecnico di Milano noto per aver lavorato al Parco Nord, al Portello e a Porta Nuova. Kipar è entrato nel progetto nel 2011 e ha definito ‘epocale’ il fatto di essere qui oggi a inaugurare quest’opera, avendo superato le paure degli abitanti e degli stessi amministratori quando anni fa si è cominciato a parlare delle aree di laminazione che si temeva portassero a una ulteriore cementificazione del territorio.
«Oggi ricostruire la natura non è solo un fatto etico ma è anche estetico» ha detto Kipar, che aggiunge, «è questa l’epoca per riavvicinarci alla natura, proprio qui dove illuminati amministratori e imprenditori tanti anni fa hanno saputo coinvolgerci per fare questa dialettica tra natura e cultura, tra ingegneria e paesaggistica». Sarà quindi un laboratorio per tutta la Lombardia per portare questo approccio nei tanti progetti simili che dovranno essere realizzati, visto che l’Autorità di Bacino del Po ha da tempo indicato a tutti i corsi d’acqua che affluiscono nel più lungo fiume italiano la necessità di realizzare aree di laminazione per scongiurare il rischio idraulico.
Natura, cultura, biodiversità sono le parole al centro del lavoro del Centro biodiversità voluto dal Parco a poca distanza proprio dai ‘Prati del ceppo’. La bella struttura in legno del Centro ha preso il posto di un precedente edificio legato agli impianti di depurazione. Aperto nella primavera del 2017, ben prima della fine dei lavori, sta assolvendo lo scopo di avvicinare sempre di più i cittadini alla scoperta della natura di questo territorio, compito affidato dal parco a Koinè cooperativa sociale che ha l’incarico di organizzare attività di educazione ambientale per le scuole del territorio, oltre a corsi per adulti , giornate tematiche aperte a tutti, mostre itineranti e campagne social e video come la recente #aluraparcolura.
La gente del Lura
La comunità che abita lungo il torrente ha sempre avuto uno stretto rapporto con il suo corso d’acqua. «Ci vediamo al Lura!» era una frase di rito fin dagli anni 40, perché al Lura ci andavano tutti ed era proprio lì, sulle rive del torrente, che si svolgeva la vita dei ragazzi, ogni pomeriggio, subito dopo la scuola. Le storie dei ragazzi, di chi ha abitato e ancora oggi vive questo territorio sono raccontate come un vero e proprio romanzo nel libro "Noi del Lura. Il futuro da una storia" dello scrittore Giuseppe Guin. Un libro tutto da leggere che il parco ha voluto realizzare e viene ora distribuito gratuitamente ai cittadini stessi, protagonisti dei racconti di drammi, piccole storie domestiche, scoperte, vita vera.
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