L’emergenza sanitaria in alcuni quartieri di Napoli si è presto trasformata in emergenza sociale. Non parliamo solo di quei quartieri ai margini della città. Ma di periferie che della città sono il cuore, in senso fisico e non solo metaforico. Come i Quartieri Spagnoli, un reticolo di vicoli. Il 10% della popolazione è rappresentata da minori. Il 34% dei ragazzini tra gli 8 e i 14 anni abbandona la scuola. Non esistono spazi neutri, e se la scuola "espelle” questi ragazzi, se non “li sa trattenere", se non riesce a creare affezione, allora li consegna all’industria dell’illegalità che li usa come mera forza lavoro. Durante questi mesi di didattica a distanza si è perso il contatto con oltre l’80% degli alunni. L’80% è un dato drammatico. A presidiare il quartiere, letteralmente a bussare alle porte di ogni casa per recuperare i ragazzi, anche attraverso il network di scuole "Dalla parte dei bambini", e sostenere le famiglie c’è Foqus – Fondazione Quartieri Spagnoli onlus nata nell’ex Istituto Montecalvario. Oggi è un luogo aperto alla città. Foqus ha avviato il recupero di diverse parti dell’edificio e la formazione di alcuni gruppi di giovani e donne verso esperienze di auto-imprenditorialità, per creare nuova occupazione, costruire nuove imprese cooperative, ospitare imprese indipendenti, pubbliche e private, tutte impegnate nei campi della formazione, dell’istruzione, delle industrie culturali e creative e dei servizi alla persona. La Fondazione promuove pratiche di rete, networking e coproduzione tra tutti i soggetti insediati – diversi per missioni e identità, ma attivi in un contesto unico – per favorire la relazione tra competenze e specializzazioni. L’obiettivo primario è il contrasto all’emarginazione e lo sviluppo socio-economico di questa parte di città. In questi mesi di emergenza la fondazione non si è tirata indietro. «Noi siamo all’interno di una periferia anomala, nel cuore della città», dice la presidente della Fondazione Rachele Furfaro. «Dobbiamo riprogettare insieme una visione del futuro nuova».
La soluzione non è di tenere chiuse le scuole ma, semmai, tenerle aperte 24 h su 24 e immaginare come farle funzionare
Rachele Furfaro, presidente Fondazione Foqus
Come avete sostenuto le famiglie che abitano il quartiere?
In questi mesi, con risorse nostre, con il sostegno di Fondazione con il Sud e grazie alle donazioni di cittadini e gruppi imprenditoriali, la Fondazione ha garantito alle famiglie e ai bambini dei Quartieri lezioni quotidiane a distanza, supporto terapeutico alle persone con disabilità cognitive, una spesa sociale settimanale di beni alimentari che ha coinvolto più di mille famiglie. Foqus ha poi acquistato più di 600 libri per bambini, chiesti alle 24 librerie indipendenti di Napoli e provincia che hanno una sezione specializzata di libri per l’infanzia. E li abbiamo distribuiti, in collaborazione con la II Municipalità a 200 famiglie dei Quartieri Spagnoli. Insieme ai libri abbiamo distribuito anche pennarelli e fogli da disegno. In questo momento così complesso, che ancora non ci siamo lasciati alle spalle, in case e bassi dove la promiscuità e la costrizione rischiano di diventare per i bambini condizionamenti ancora più gravi che per gli adulti, vogliamo ampliare quell’orizzonte ridotto in cui sono confinati.
Durante questi mesi di didattica a distanza perdere il contatto con oltre l’80% degli alunni dei quartieri è un dato drammatico.
Assolutamente. Ma molto spesso parliamo di famiglie assenti. Era già difficile farli andare a scuola prima questi ragazzi, con la didattica a distanza tutto è peggiorato.
Se nei Quartieri Spagnoli la scuola non riesce a creare affezione con i ragazzi rischia di consegnarli all’industria dell’illegalità che li usa come mera forza lavoro
Rachele Furfaro, presidente Fondazione Foqus
Questi mesi ci hanno insegnato che il ruolo della scuola è fondamentale
La scuola è indispensabile per i bambini perché rappresenta oggi l’unico reale laboratorio di contaminazione sociale e culturale, dove le diversità continuano a incontrarsi, a dialogare e a costruire insieme il proprio futuro. Non è vero che questa catastrofe è uguale per tutti: ha scavato un solco profondo tra i bambini che appartengono a famiglie benestanti e tutti gli altri. Non è vero che l’intero Paese ha fatto un balzo tecnologico e che tutti seguono l’educazione a distanza: moltissimi bambini, se avessero voce, le confermerebbero che non hanno avuto possibilità di accedere a quella formazione, che pure ogni scuola ha attivato, perché per accedervi non basta possedere gli strumenti tecnologici, c’è bisogno di avere una casa con uno spazio, un luogo in grado di garantire l’attenzione e la concentrazione che la nuova situazione richiede. E c’è bisogno, forse ancora di più, di adulti che si prendano cura di te. In moltissime periferie delle nostre città, sicuramente nella mia, intere famiglie vivono in pochi metri quadrati e non hanno la possibilità emotiva, sociale e affettiva, di farsi carico dei propri figli. La soluzione non è di tenere chiuse le scuole ma, semmai, tenerle aperte 24 h su 24 e immaginare come farle funzionare, nel rispetto delle regole dettate dall’emergenza sanitaria. Apriamo nuove classi, recuperiamo lo spazio di cui abbiamo bisogno per stare insieme benché distanziati; usiamo tutti gli spazi interni ed esterni della scuola; dividiamo le classi in piccoli gruppi, impegniamo i bambini su una progettazione comune, di cui ogni gruppo si incaricherà, portando poi agli altri le scoperte e i risultati del lavoro svolto. Gli insegnanti italiani sono in grado di sperimentare nuove modalità di apprendimento, non ripiegate sull’istruzione e sui programmi, ma aperte all’innovazione, all’incontro con altri spazi, culturali e naturali, con gli altri e con i tanti diversi spazi con cui i bambini entreranno in contatto. Ridiamo vita agli spazi dismessi o in disuso, come tanti ce ne sono nelle nostre città, per trovare nuove aule e più ampie, attrezziamoli per farli funzionare secondo le prescrizioni.
Dallo scorso 7 luglio fino al prossimo 24 agosto, ogni sera i Quartieri Spagnoli offrono alla città di Napoli, un’esperienza di grande cinema, anteprime, film di qualità e d’essai per un intenso scambio di relazioni. Com’è nato questo progetto?
I Quartieri Spagnoli si devono aprire alla città. Nella Corte di FOQUS presentiamo una rassegna di cinema di qualità, affinché diventi una piazza, un luogo di accoglienza, di benessere e di incontro, a disposizione degli abitanti dei Quartieri e di tutti i napoletani. Una rassegna di cinema con anteprime, proiezioni di film di qualità, incontri con registi, attori ed attrici di diverse opere e con personaggi del mondo dello spettacolo. Portare avanti un’operazione di questo tipo significa pensare di lavorare sulla contaminazione, far uscire dall’ombra i cittadini dei quartieri.
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