Il terremoto, il Covid e la lentezza della ricostruzione. Questo borgo del Maceratese poteva diventare un deserto. Ma un progetto della Fondazione Andrea Bocelli ha ridato fiato alla speranza
Otto anni sono tanti per una piccola comunità. In otto anni corrono le età di tutti, dagli anziani agli adulti, ai più piccoli. Per chi è nato e cresciuto in un fazzoletto di terra il rischio di sfaldare un’identità è altissimo. Dopo la bomba del terremoto delle Marche del 2016, lo svuotamento dei borghi delle zone colpite dal sisma ha fatto il paio con le lentezze pachidermiche della ricostruzione e con le difficoltà dell’emergenza Covid. In termini concreti vuol dire il lavoro da cercare altrove e un tetto che lontano da qui è più sicuro, con la costante che il terremoto oltre che distruggere le abitazioni disgrega i legami sociali. Una direzione che tuttavia rileva delle eccezioni.
Niente fondi pubblici: il modello Muccia
Una è Muccia, borgo delle Marche (provincia di Macerata), tra i più colpiti dal sisma. Ad accendere una speranza, e a farlo prima che fosse troppo tardi, è stata la nuova scuola di istruzione primaria e dell’infanzia E. De Amicis, realizzata in 150 giorni grazie ai fondi e alla supervisione di Fondazione Bocelli: 150 giorni, 5 mesi.
«Quando Andrea Bocelli Foundation è arrivata a Muccia la situazione del paese e della comunità post sisma era ancora molto grave», spiega Laura Biancalani, direttore generale della fondazione, «gran parte della popolazione era sfollata sulla costa adriatica e l’altra parte viveva nei container». Eppure, riconosce, «la comunità che abbiamo trovato era unita e resiliente e ha accolto la proposta di Abf di rinunciare ai fondi pubblici per la ricostruzione della scuola, per avere una struttura attiva in 150 giorni, una struttura che squarcia la zona rossa tuttora attiva, che ha ripristinato il concetto di piazza con la possibilità di attività comunitarie sia negli spazi antistanti che interni alla scuola».
Un luogo integrato, co-progettato con la comunità
La struttura è stata consegnata al Comune nel 2019 proponendosi come un luogo integrato con la comunità, perché con essa progettata.
Abbiamo progettato la scuola in maniera partecipata, coinvolgendo le famiglie e i bambini in ogni fase, dalla demolizione dei vecchi edifici alla rinascita
Laura Biancalani – direttore generale della Fondazione Bocelli
Il lavoro partecipato sulla scuola, unitamente ad «una prospettiva pedagogica innovativa basata su arte, musica e digitale, hanno convinto molte persone a rimanere», sottolinea Biancalani, «e a credere nella ricostruzione in un luogo in cui ancora oggi il centro storico è zona rossa».
Arte sociale, il murales negli spazi dell’emergenza
La Fondazione Bocelli a Muccia ogni anno organizza a luglio l’Abf Summer Camp, accogliendo le bambine ed i bambini, gli insegnanti e le famiglie del Comune di Muccia e dei territori vicini.
Nel 2021, durante uno dei Summer Camp, è stato realizzato un murales nel villaggio delle soluzioni abitative in emergenza (le Sae) «che trasforma il muro di contenimento di circa 200 metri in un‘opera d’arte sociale». A realizzarlo è stato uno street artist americano, che «insieme agli educatori ha guidato bambini e comunità nella creazione di una storia, che ha portato a dare vita a uno dei più lunghi murales del nostro Paese e che è diventato punto di ritrovo dei cittadini e non solo».
Muccia ha ripreso forza
Sostenibile e antisismica, questa scuola ha assunto il significato di punto di riferimento importante perché bambini e adulti possano riorganizzare la loro giornata. Quelli di Muccia, come quelli dei comuni vicini.
Con queste premesse, «Muccia ha ripreso forza». Tra feste popolari e nuovi investimenti pubblici e privati, la Fondazione nel 2022 «ha deciso di accogliere decine di famiglie in fuga dal conflitto russo-ucraino. Insieme alla comunità locale abbiamo accolto nei container del terremoto le famiglie ucraine e la scuola ha accolto i bambini con l’inserimento di nostri mediatori culturali».
Il peso della Andrea Bocelli Foundation
«Siamo stati tra i primi comuni terremotati a riaprire le scuole. Era il 23 novembre 2016» racconta il sindaco Mario Baroni (già primo cittadino dal 2001 al 2011 e dal 2016 al 2021), «ma senza l’aiuto della Fondazione starebbero ancora nei container. Per noi è stata una svolta». Per la comunità di un paese distrutto dal terremoto «è stato un momento di rinascita. Stare in un container vuol dire stare in una situazione di provvisorietà, con una struttura fissa si comincia a pensare alla ricostruzione».
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Abbiamo tenuto vivo lo spirito della comunità
Di «velocità impressionante» nella progettazione e nella costruzione della scuola parla il sindaco. «La Fondazione ce l’ha consegnata in 5 mesi». Per un amministratore, abituato alle lentezze della macchina burocratica, è un fatto vicino alla meraviglia. Una possibilità nata da un partenariato tra pubblico e privato. A seguire la procedura standard, spiega, «ci avremmo messo 2-3 anni». E la tempistica è determinante. «Facendo le cose rapidamente», si tiene vivo «quello spirito di comunità che altrimenti si scioglie».
Tutte le foto sono della Fondazione Andrea Bocelli. In apertura il murales realizzato dallo street artist Max Frieder nell’estate 2021
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