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Mama Chat in ascolto delle donne

di Antonietta Nembri

“Per ogni donna che chatta c’è sempre una persona che ascolta” così si presenta il primo servizio psicosociale interamente digitale d’Europa che online fornisce aiuto in modo riservato e anonimo. A raccontare la genesi di questo progetto - premiato da Welfare Together – la cofondatrice Margherita Fioruzzi

Si presenta come il “primo servizio psicosociale interamente digitale d’Europa” ed è uno sportello di ascolto e di orientamento per donne che hanno bisogno di un supporto “riservato, accessibile e professionale” il suo nome è Mama Chat. Online da fine novembre 2017 è l’iniziativa che ha fruttato all’associazione di promozione sociale omonima la vittoria del concorso Welfare Together di Reale Mutua per startup sociali (qui la news). Ma la storia di Mama Chat è un po’ più lunga dei sei mesi di presenza sul web. Per scoprire che cosa ci sia dietro a questa iniziativa di aiuto alle donne abbiamo incontrato Margherita Fioruzzi che con Marco Menconi ha dato vita a Mama Chat.

Una laurea in psicologia e un master a Dublino in disuguglianze sociali lei, una laurea in ingegneria meccanica ed esperienza digital (ha lavorato in Google Dublino) lui: ecco il connubio che ha portato alla nascita della chat online.
Poco più di 29 anni, milanese, FIoruzzi ha fatto diverse esperienze nel mondo del non profit in Europa, poi dopo essersi occupata di relazioni istituzionali per realtà del Terzo settore, con Save the Children ha lavorato tre anni «l’ultimo sul campo in periferia a Quarto Oggiaro è stato particolarmente forte» racconta. Lì operando negli spazi mamma-bambino si è resa conto di un a fatto: «per quanto gli operatori cercassero di coinvolgere le donne era come se non avessero alcuna motivazione a farlo eppure avevano vissuti importanti, ero a contatto con donne e mamme con forti bisogno psico-sociali e con scarsa conoscenza dei propri diritti». Ma non è la sola osservazione fatta sul campo: «A qualunque livello di alfabetizzazione fossero queste donne, italiane o straniere, erano tutte su Facebook o su whatsapp, erano molto “connesse”» continua. «Da qui il desiderio di fare qualcosa di concreto a favore di queste donne, ma che fosse online. Per la mia esperienza il non profit sul digitale è un po’ indietro e un servizio come il nostro non esisteva, anzi siamo i primi in Europa a offrirlo», osserva con orgoglio Fioruzzi.

La nostra missione è diventare uno sportello di ascolto e orientamento facilmente accessibile da chi ne ha più bisogno


L'home page del portale Mama Chat, da qui si può iniziare il contatto con le psicologhe

Mama Chat cerca di ovviare a uno dei problemi di chi ricorre a internet – dove le informazioni non sono sempre chiare – e che pur avendo bisogno di un supporto non se la sente di uscire di casa per andare a un centro e a uno sportello d’aiuto «a frenarle a volte è il rischio di essere viste».
La soluzione, dopo uno studio di un anno e mezzo, è l’utilizzo di un sistema di chat anonima, in cui non c’è necessità di iscriversi o lasciare i propri contatti o email. «Siamo online, ma è come se fossimo un’help-line, una sorta di telefono rosa. Abbiamo uno staff di psicologhe che non fanno terapia, ma informano sui servizi cui rivolgersi. La prima fase di ascolto serve per individuare quale sia il problema della donna che ci ha contattato e che invitiamo a rivolgersi ai servizi territoriali o del Terzo settore più adatti. Mama Chat vuole integrare quanto c’è sul territorio non certo sostituirci ai servizi esistenti. Anzi è fondamentale fare rete» spiega.

Ma chi sono le donne che si rivolgono a Mama Chat? Con un’età che va dai 25 ai 44 anni rispecchiano in piano la media italiana delle donne che utilizzano internet. «Ci scrivono mamme e donne e moltissime ragazze che cercano aiuto e ascolto per motivi di salute psicologica (molte donne con disturbi alimentari, disturbi di ansia e panico e depressione), vittime di violenza psicologica che non sono ancora consapevoli di essere vittime di una forma di maltrattamento pericolosa e in questi casi il nostro intervento, abbiamo notato, è fondamentale» chiosa Fioruzzi che sottolinea come «il fatto di riuscire a raggiungere cosi discretamente queste donne rinchiuse in loro stesse ci permette di far compiere loro un primo importante passo verso la consapevolezza della loro situazione».
Molte donne vittime di violenza non sono consapevoli di esserlo, continua Fioruzzi «pensano proprio perché manipolate e rese totalmente dipendenti e nel dominio del partner maltrattante che sia normale che lui le minacci, la umili, la tenga isolata dal resto del mondo perché pensano di meritarselo. È una manipolazione mentale crudele estremamente pericolosa e diffusissima, se non si crea consapevolezza e non si dà coraggio a parlarne e uscirne in fretta, sfocia in violenze fisiche gravi. Mama Chat accoglie centinaia di questi casi, ma aiutiamo e ascoltiamo tutti proprio perché la nostra missione è diventare uno sportello di ascolto e orientamento facilmente accessibile da chi ne ha più bisogno: abbiamo scelto di occuparci di tutte le tematiche femminili di salute psicologica e psico-sociale: salute mentale, maternità, anche perché le nostre psicologhe si occupano di tante tematiche diverse nel loro lavoro».

A volte a una donna serve qualcuno che le dica: prenditi cura di te e chiedi aiuto a un consultorio, o qualcuno che ti dica che no, non è normale il maltrattamento che subisci e sì c’è una via d’uscita dalla violenza

Mama Chat è in italiano, molte delle donne che si rivolgono al portale sono italiane, «ma non mancano straniere come le sudamericane che scrivono in italiano. Chi ha anche contattato un’italiana che risiede all’estero» dice Fioruzzi che spera grazie al recente riconoscimento di migliorare la sostenibilità dell’organizzazione che si basa sul lavoro volontario di una dozzina di psicologhe e psicoterapeute. «Abbiamo scelto di creare un servizio che fosse realmente di qualità e accessibile a tutti in ugual misura, per questo chi risponde sono tutte persone altamente formate sulle tematiche di cui ci occupiamo».

Mama Chat ha anche un altro obiettivo «sfatare il mito per cui devi essere ricco per andare dallo psicologo. Purtroppo molte donne non sanno che esistono servizi accessibili a tutti. Ciò che accomuna tutte le donne che ci scrivono è il bisogno di accedere a un professionista che in maniera disinteressata, facile e gratis ti dica anche solo: prenditi cura di te stessa e chiedi aiuto a un consultorio, oppure qualcuno che ti dica che no, non è normale il maltrattamento che subisci, non tutti gli uomini picchiano, urlano e controllano la propria partner e sì c’è una via d’uscita dalla violenza» conclude Fioruzzi.

In apertura foto di Nicole Mason / Unsplash

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