Guerre e conflitti

Maidan, due anni dopo: il retroscena della rivolta anti-russa

di Redazione

L’intervista a Mykola Azarov, Primo ministro del governo ucraino durante il mandato presidenziale di Viktor Yanukovich, che vide il disgregarsi del Paese sotto i colpi delle proteste. «Quelle proteste e la rezione del Governo ucraino furono una strategia americana, una manovra a stelle e strisce che si trascinò dietro anche l’Europa»

Due anni fa, fine novembre 2013, iniziavano i disordini in Piazza Indipendenza a Kiev, ormai noti come la protesta di Maidan. Protesta che nel febbraio del 2014 portò alla capitolazione del presidente Viktor Yanukovich e l’insediamento a Kiev di un nuovo potere. L’Ucraina pre-Miadan non esiste più, il resto è ormai storia: il ritorno della Crimea alla Russia, il massacro di Odessa, la guerra nel Donbass: violenza, sofferenza, morte e distruzione.. il Paese ora sopravvive solo attraverso la concessione di “aiuti” economici (di certo non gratuiti) da parte dell’occidente. A Mosca, Mykola Azarov, Primo ministro del governo ucraino durante il mandato presidenziale di Viktor Yanukovich, ci ha concesso questa intervista

esclusiva che, oltre a rivelare dettagli inediti riguardo alla capitolazione del suo governo, traccia un quadro completo della situazione attuale in Ucraina. Azarov ha inoltre lanciato un appello da consegnare ai media italiani: «Vorrei sollevare la questione dell’arresto di un membro del “Comitato di Salvezza dell’Ucraina” Igor Markov. È stato arrestato a Genova, la giustizia italiana da tre mesi lo tiene in carcere e non risolve il problema del suo rilascio. Le chiedo di sollevare la questione sui media in Italia».

Due anni fa ero in Maidan, dove ho praticamente vissuto in piazza. Come analista geopolitico, ho immediatamente capito cosa stava accadendo: si stava preparando un colpo di stato. In qualità di legittimo rappresentante del governo ucraino in quel periodo, La prego di rispondere alla mia domanda: perché il legittimo governo ucraino non fermò il tentativo di colpo di stato?
È il primo giornalista occidentale che in un dialogo con me fa questa valutazione dei fatti…

Il governo ha il potere di usare legalmente le forze di polizia e altre forze speciali. Se una Maidan fosse accaduta a Roma, New York o Parigi, le forze dell’ordine avrebbero rapidamente risolto la situazione. In Ucraina, questo non è successo e il risultato fu la capitolazione del governo. Perché è andata così?
Ripeto: è il solo a fare questa valutazione. Lei è il primo ad aver esattamente valutato la situazione. Dal 2013, ho incontrato, probabilmente, centinaia di giornalisti stranieri, anche di testate di fama mondiale, tra cui americani, tedeschi e così via. Tutti come una voce sola mi hanno detto che la protesta di Maidan, è stata un mezzo di lotta del popolo ucraino contro un regime corrotto e marcio. Era la lotta del popolo per la democrazia e la libertà.

Sta dicendo però che è un’interpretazione sbagliata…
Sì, io so qual era la situazione reale.

Può spiegarla?
Gli americani davano denaro, diedero istruzioni a Yatsenyuk e a Klitschko, i quali giornalmente, come fossero al lavoro, si recavano all’ambasciata americana. So che Biden chiamò il presidente Yanukovich con la richiesta di non usare in nessun caso la forza contro i manifestanti. Biden impose espressamente di negoziare con i manifestanti, altrimenti avrebbe imposto sanzioni (all’Ucraina ndr). Il 20 gennaio (2014), di persona sono volato dal presidente della Svizzera, che in quel momento era anche il presidente dell’OSCE (a quel tempo, la Svizzera era alla presidenza dell’OSCE ndr). Gli ho posto la stessa domanda che lei mi ha appena rivolto. Gli ho chiesto: «sig. Burkhalter, immaginiamo di essere seduti io e lei, e nel frattempo l’edificio in cui ci troviamo viene preso d’assalto da banditi armati che lanciano su di noi bottiglie incendiarie. Sappiamo che hanno armi, e che se dovessero irrompere all’interno dell’edificio ci distruggerebbero. Quali sarebbero le vostre azioni?». Immediatamente divenne nervoso e mi disse: «In nessun caso voi dovrete usare la forza, obbligatoriamente dovete negoziare pacificamente». Gli ho risposto: «Lei negozierebbe con dei criminali?». A proposito del viaggio in Svizzera, alcuni ucraini vennero a conoscenza del mio imminente incontro con Burkhalter, davanti all’entrata della residenza presidenziale appesero un manifesto a sostegno del Maidan. Sono stato avvertito che mi aspettava un picchetto di 2-3 ucraini, ma all’arrivo non c’era alcun picchetto. Non vedendolo, chiesi che fine avesse fatto. Mi risposero che non essendo autorizzato, la polizia, arrivata sul posto, aveva già provveduto ad ammanettare e a portar via i manifestanti. Ecco un esempio della democrazia svizzera. Ma, nonostante tutto, Burkhalter mi consigliò vivamente, in ogni caso, di non usare la forza.

Di fatto si è trattato di una manovra orchestrata dagli americani, nella quale, gli stessi americani, hanno trascinato anche gli europei

Il discorso che sta facendo porta ad una solo conclusione…
Di fatto si trattava di una manovra orchestrata dagli americani, nella quale, gli stessi americani, hanno trascinato anche gli europei.

Si rende conto che sta facendo accuse gravi? Sono circostanziate?
In Ucraina il governo si occupa delle questioni interne. Il presidente è il garante della sicurezza nel Paese. Secondo la costituzione al presidente sono subordinate tutte le forze di sicurezza, comprese, la polizia, l’esercito e i servizi di sicurezza dello Stato. Purtroppo, il presidente Yanukovich mostrò segni d’indecisione, ascoltava le opinioni di chi gli stava intorno: «Ma cosa diranno?». Su questo eravamo in evidente divergenza. Il mio ufficio con vista sulla piazza si trovava a cento metri dalle barricate, in qualsiasi momento, avrebbero potuto rovesciare le barricate e assaltare l’edificio. L’edificio era sorvegliato da 5-10 persone. Ero a una riunione del governo, dissi: «Come può il governo operare in questa situazione? Finché la protesta era pacifica non abbiamo usato la forza, ma il periodo delle manifestazioni pacifiche è finito!». In quel momento erano già state prese le amministrazione regionale nella città di Lviv, di Rivne, di Ternopil, di Lutsk, e così via. Tutta la parte occidentale dell’Ucraina era ormai persa. Ho incontrato la Nuland (Victoria Jane Nuland, Assistant Secretary of State for European and Eurasian Affairs per il Dipartimento di Stato Usa ndr) mi disse: «È necessario creare un “governo di unità nazionale”», le ho risposto che non era previsto dalla costituzione ucraina. Di fatto, la Nuland, mi propose di rassegnare le dimissioni. Per ben due volte ho ricevuto un voto di fiducia in Parlamento, in base a che cosa avrei dovuto rassegnare le dimissioni? Perciò Putin aveva perfettamente ragione quando parlava di trama, abbiamo avuto le stesse informazioni. Quando all’aeroporto di Boryspol atterrarono due aerei da trasporto militare degli Stati Uniti, con a bordo 20 tonnellate di carico, gli americani chiesero a Yanukovich di spedire tutto all’Ambasciata americana senza esaminarne il contenuto. Naturalmente, ci rendemmo conto che non si trattava di posta diplomatica. Ora Obama ha apertamente ammesso che gli americani parteciparono al cambio di potere in Ucraina. È stato riconosciuto dallo stesso presidente degli Stati Uniti. Che altre prove servono?

So che Lei è il leader del “Comitato Salvezza dell’Ucraina”, per quanto possibile, in questo momento come si può salvare l’Ucraina? Cosa significa “salvezza per l’Ucraina”?
Prima di tutto, un cambiamento di politica. L’attuale regime sta perseguendo in primo luogo una politica di conflitto con la Russia, in secondo luogo di deindustrializzazione e distruzione dell’industria del paese. Gli è stato posto di fronte il compito di trasformare l’Ucraina in un paese agricolo, senza alcun particolare settore! A mio parere si tratta di morte certa per l’Ucraina. Rompere i legami con la Russia equivale alla perdita del mercato principale. La deindustrializzazione e la distruzione del settore porterà al licenziamento di personale, 13 milioni di persone rimarranno senza lavoro. L’agricoltura occupa 7 milioni di persone, il settore industriale ne occupa 13 milioni. Questa politica degli Stati Uniti e dell’Unione Europea ha già mostrato il suo lato peggiore in paesi come la Lituania, la Lettonia, la Romania, l’Estonia, la Bulgaria. Il concetto di “salvezza dell’Ucraina” è soprattutto un impegno per il cambiamento del corso politico ed economico del paese.

Pensa che in futuro le relazioni tra Russia e Ucraina possano essere ricostruite?
Ucraini e russi non solo sono due popoli fratelli, in realtà sono una sola nazione. Per ragioni storiche una parte dell’Ucraina ha vissuto sotto l’impero austro-ungarico, un’altra parte sotto la Lituania e la Polonia, la terza parte, invece, con la Russia. Per questo motivo, nel corso dei secoli abbiamo sviluppato una certa differenza. Il territorio del principato di Kiev apparteneva al principe di Kiev, Yuri Dolgorukiy (il cui monumento si trova vicino al sindaco di Mosca ndr), come allo stesso modo gli apparteneva il territorio dell’odierna Mosca. La tomba di Yuri Dolgorukiy si trova a Kiev, presso la Cattedrale “del Salvatore” a Berestovo. Ho voluto ripristinare il suo sepolcro. Come Primo Ministro ho dato istruzioni per restaurare la chiesa che era stata abbandonata. Fu uno dei più famosi principi che governò contemporaneamente da Kiev, a Mosca, fino a Novgorod. Per tutto ciò la lingua è praticamente in comune. I russi comprendono l’ucraino, gli ucraini parlano il russo. La lingua parlata in Galizia è un misto di polacco e parole tedesche. Pertanto, non è mai successo e non succederà mai che in una vasta parte dell’Ucraina possa venir predisposta una tale ostilità verso la Russia. Nel corso del tempo, passerà questa psicosi, i sondaggi stanno ora mostrano che l’atteggiamento degli ucraini verso la Russia sta cambiando in meglio.

Ucraini e russi non solo sono due popoli fratelli, in realtà sono una sola nazione

Come commenta i risultati delle ultime elezioni in Ucraina?
Innanzitutto le elezioni sono state falsificate con i sistemi più elementari come ad esempio gettando via le schede elettorali; nonostante tante falsificazioni non sono riusciti a nascondere la sconfitta del regime al potere. Da nessuna parte il regime ha ottenuto la maggioranza dei voti. Nel sud-est dell’Ucraina ha completamente perso, nell’Ucraina occidentale hanno vinto i gruppi nazionalisti locali. È evidente che il regime Yatsenyuk-Poroshenko ha perso dappertutto. Questo è il primo risultato. Con questo risultato dovrebbero entrambi ammettere la sconfitta e dimettersi. C’è poi un consolidamento della divisione dell’Ucraina. Un risultato completamente diverso nell’Ucraina occidentale, rispetto al centro e nel sud-est del paese dove ha vinto un partito con un’impostazione totalmente diversa. Questo ha rafforzato la spaccatura dell’Ucraina. Il terzo spiacevole risultato, sta nel fatto che gli oligarchi locali, creando i loro raggruppamenti politici, hanno sottomesso la legge elettorale, il loro potere è locale. Questo è il risultato peggiore, poiché il governo centrale ha perso la possibilità di realizzare le sue politiche economiche e sociali attraverso le autorità locali. Le autorità locali sono completamente controllate dagli oligarchi del posto. A Dnepropetrovsk c’è Kolomoisky, a Kharkov attraverso Kernes c’è ancora Kolomoisky e così via.

Perché vi fate carico degli abitanti di un paese? L’Europa non può risolvere il problema di un milione di profughi dalla Siria, ma può occuparsi di 45 milioni di ucraini? Per quale motivo lo fate?

Ma l’obiettivo del colpo di stato non era la rimozione degli oligarchi?
Certo, ma di fatto il risultato è opposto visto che le regioni rimangono sotto il controllo degli oligarchi. In conclusione, non vi è più alcuna indipendenza in Ucraina. Il regime di Kiev ora dipende completamente dagli aiuti provenienti da ovest. Pensiamo al gas. L’Europa ha dato all’Ucraina 1 miliardo e 300 milioni. Senza questo denaro non avrebbe acquistato il gas. Per l’acquisto di combustibile nucleare gli Stati Uniti hanno fornito 500 milioni. Per pagare gli stipendi ucraini Yatsenyuk di nuovo chiede soldi all’Europa. Io chiedo agli europei: «Perché vi fate carico degli abitanti di un paese? L’Europa non può risolvere il problema di un milione di profughi dalla Siria, ma può occuparsi di 45 milioni di ucraini? Per quale motivo lo fate?».

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