Agricoltura

L’orto, una passione da coltivare con tatto e olfatto

di Antonietta Nembri

Il brianzolo Stefano Iannoli è ipovedente e ha da sempre un sogno: di lavorare all’aria aperta in mezzo alla natura. Grazie al progetto di agricoltura sociale della cooperativa Solaris ha potuto misurarsi con questa attività. E gli adattamenti pensati per lui alla fine sono risultati utili per tutti

Una passione per il verde e la natura che non si ferma davanti agli ostacoli. Anche quelli fisici. Già perché Stefano Iannoli, 42 anni di Carate Brianza ha la sindrome di Usher, una malattia genetica che porta alla perdita progressiva dell’udito e della vista. «Dopo i vent’anni ho avuto l’impianto cocleare» ricorda Iannoli mentre spiega il suo grande sogno: lavorare in un luogo che gli permettesse di stare all’aperto. «Con i miei problemi di vista non trovavo un lavoro», racconta. «Alcuni miei amici dell’Unione ciechi (Uic) di Monza – di cui sono socio da dieci anni – mi hanno consigliato un tirocinio formativo alla scuola agraria di Monza. Con Maurizio, il terapista della scuola di Monza ho potuto così lavorare per sei, sette anni. Alla fine sono rimasto di nuovo a casa e ho conosciuto Andrea (Andrea Caserini, coordinatore territoriale di Monza e Brianza per Agricoltura sociale Lombardia e responsabile dell’area sociale della cooperativa Solaris Lavoro e ambiente onlus) che mi ha proposto di fare un’esperienza alla Giardinella di Agrate che è anche vicino al mio paese».

Così nel luglio del 2017 Stefano inizia a lavorare in un orto della cooperativa Solaris grazie a un bando regionale per l’alternanza, l’orientamento e l’inserimento di giovani disabili.
Un’esperienza che ha visto come partner istituzionale la Provincia di Monza e Brianza e la collaborazione della sezione provinciale dell’Unione ciechi. Come ricorda Caserini «dall’incontro e dall’ascolto della storia di Stefano è arrivata l’idea di metterci alla prova, raccogliere la sfida e provare a costruire un contesto lavorativo capace di accogliere e valorizzare anche una persona ipovedente (nel progetto orto aperto della cooperativa lavorano soprattutto persone in condizione di sofferenza psichica – ndr.), consentendole di lavorare e di riappropriarsi di un ruolo proattivo e permettendo anche a noi stessi di imparare tanto».


Stefano Iannoli , in basso, mentre riconosce i fiori di zafferano tra le erbacce attraverso tatto e olfatto

Stefano Iannoli è stato il primo ipovedente inserito nelle attività agricole della cooperativa (un altro lavora in ufficio – ndr.) e per Andrea Caserini l’esperienza è stata una scoperta positiva per tutti. «Cercando di risolvere un problema per lui abbiamo visto che la soluzione avvantaggiava tutti: in un orto si rischia di lavorare con un po’ di disordine, si lasciano in giro gli attrezzi, non ci si preoccupa degli avvallamenti. Ma una volta che si inizia a chiudere le buche e a riporre gli attrezzi in modo ordinato ci si rende conto che il lavoro è migliorato per tutti: anche girare con la carriola senza incappare nelle buche del terreno è meglio per tutti e l’ordine è un vantaggio anche per chi non ha problemi».

Per aiutare Stefano Iannoli nel lavoro è stata realizzata una serie di strumenti compensativi. «Hanno costruito dei percorsi per aiutarmi nell’orientamento con degli assi, colorato di bianco le casse di coltivazione e poi per seminare ho delle piccole scatoline con dei fori e per trapiantare in file diritte è stato adottato un trucchetto: un bastoncino con un filo», spiegaIannoli che precisa: «Uso molto il tatto, soprattutto per diserbare. Le mani mi aiutano a capire se sta crescendo della gramigna». Certo non mancano le difficoltà «L’insalata è molto semplice da seguire, un po’ più difficile è coltivare le patate, soprattutto capire quando la pianta si ammala».

Prima della sospensione delle attività orticole per l’arrivo della cattiva stagione Stefano Iannoli con Emanuela Macelloni, coordinatrice del progetto è andato in visita insieme al gruppo di lavoro della cooperativa a un orto per fare mezza giornata. Un modo anche per dimostrare che era capace di lavorare «Stefano ha accettato la sfida e la proprietaria, Maria Sangalli, è rimasta molto colpita dalla sua capacità di cimentarsi con le diverse attività» spiega Andrea Caserini: «riconoscere gli ortaggi al tatto e all’olfatto, conoscere le operazioni da fare e quando scopriva la presenza di erbacce iniziava a scerbare (eliminare le erbacce) senza sbagliare. Chissà che da questa esperienza non esca qualcosa di positivo a livello lavorativo per Stefano», conclude Caserini.


Stefano Iannoli con il gruppo degli orticoltori della cooperativa Solaris in occasione della visita a un'azienda agricola brianzola

Il sogno di Stefano Iannoli del resto è quello di poter lavorare come orticoltore e le due stagioni nell’orto della cooperativa Solaris sono state per lui positive. Con l’arrivo dell’inverno le attività orticole si sono fermate, riprenderanno a primavera e nel frattempo? «Vado in palestra e una volta a settimana frequento un laboratorio della Lega del Filo d’Oro a Lesmo. L’altra mia passione è lo sci: sono nel gruppo sportivo non vedenti».
Insomma, conclude «amo ciò che mi permettere di stare all’aria aperta».


Immagini dal progetto di Agricoltura Sociale Lombardia con la cooperativa Solaris

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive