Pet therapy

Loki, Teo e gli altri. I cuccioli love-giver

di Sara Bellingeri

A Oderzo (Treviso) un'associazione che lavora coi cani a sostegno educativo coi bambini in diversi contesti di difficoltà: devianza sociale, abbandono, difficoltà di comportamento. VITA l'ha incontrata

Sono definiti i migliori amici dell’uomo ma ci sono storie che danno prova di come i cani e la loro speciale amicizia possano, al tempo stesso, promuovere l’autonomia personale, tutelare la salute o addirittura salvare la vita, a qualsiasi età. Accade così nell’ambito del percorso attivato dall’associazione di promozione sociale “Insegnando si Impara”, progetto nato nel 2016 grazie all’idea di Marula Furlan, operatrice pet therapy e specializzata in interventi assisti con gli animali, insieme alla socia Marianna Raneri. «Ho intrecciato le diverse esperienze che fanno parte del mio percorso di vita da oltre 20 anni a livello professionale, formativo, di volontariato e come caregiver», spiega. «Il nostro è un intervento di tipo prettamente educativo che coinvolge aspetti ludici e riflessi di tipo terapeutico».

“Insegnando si Impara” nel tempo ha coinvolto numerosi minorenni a rischio di devianza sociale, abbandono scolastico e difficoltà di comportamento, dando vita a un connubio di intenti virtuosi su più fronti, come conferma la referente dell’associazione:«Abbiamo insegnato ai ragazzi coinvolti a preparare cani da assistenza che al termine del percorso vengono poi affidati a un bambino o a una bambina con disabilità».Ora l’associazione focalizza la sua attività sul territorio Veneto, dove ha sede. I percorsi sono rivolti ai bambini e ai ragazzi della fascia d’età che va dai tre ai ventuno anni e che presentano disturbi, patologie o fragilità. La preparazione della parte tecnica dei cani è curata da Serena Reggiani.

«Veniamo contattati dalle famiglie stesse o dai professionisti che seguono le diverse situazioni» spiega Marula Furlan. «Prima di tutto incontriamo i genitori con cui ci confrontiamo, raccogliendo le loro domande e considerazioni, e scardinando allo stesso tempo eventuali aspettative non realistiche, aspetto fondamentale affinché il progetto funzioni. Fatta questa premessa valutiamo la fattibilità del percorso considerando tempistiche, ambiente fisico e sociale e altri aspetti».

In seguito si concretizza un’altra tappa preziosa: quella dell’incontro con il bambino protagonista del percorso. «Osserviamo l’interazione con il cane già opportunamente preparato, racconta Furlan, «in questo modo capiamo su quali punti di forza lavorare valorizzando gli interessi del bambino stesso e costruendo un progetto estremamente individualizzato». Ogni percorso diventa così un abito cucito su misura e i cani aiutano a tessere questo percorso di fiducia che proseguirà nel tempo.

«Il cane da assistenza viene preparato per svolgere in autonomia determinate funzioni a seconda degli obiettivi da raggiungere ed entra a far parte della famiglia a tutti gli effetti, restando poi per sempre con essa», sottolinea Marula, aggiungendo un aspetto importante: «Il cane supporta non solo il bambino o il ragazzo con disabilità ma crea effetti positivi anche sull’intera famiglia, fratelli compresi». A conferma che al centro restano le persone, oltre la diagnosi. Ecco alcune storie.

L’intesa di Evan e Teo

I protagonisti della prima storia sono Evan (nome di fantasia), quattro anni e mezzo, e Teo, un cucciolo golden retriever di cinque mesi.

Una patologia rara ha determinato in Evan una disabilità motoria e cognitiva oltre ad attacchi epilettici, mettendo presto a dura prova lui stesso e i suoi genitori. «Evan a soli sette mesi ha avuto un’emorragia cerebrale», racconta la mamma di Evan, Francesca (nome di fantasia). «Il nostro bambino ha subìto diverse ospedalizzazioni e interventi chirurgici, per questo temevamo non fosse accogliente nei confronti di nuove attività ma l’esperienza a contatto con Teo ha dimostrato il contrario». Le difficoltà non sono riuscite a scardinare la tenacia dei genitori di Evan che si sono rivolti a “Insegnando si Impara” per attivare un percorso. «Amiamo molto i cani ma i punti di domanda erano tanti», prosegue Francesca, «grazie a Marula e alle altre operatrici dell’associazione abbiamo capito che invece questo percorso era ed è possibile». E aggiunge: «Durante gli incontri ci hanno stupito positivamente sia Evan che Teo e l’intesa speciale che si è creata tra loro fatta di empatia e grande attenzione oltre che affetto manifestato attraverso molte coccole. L’esperienza è andata davvero oltre le nostre aspettative».

«Evan e Teo in questa fase stanno facendo incontri di conoscenza reciproca e di carattere ludico», specifica Marula, che coordina e supervisiona l’intero iter. «Noi osserviamo per intercettare i punti di forza su cui investire: quando a Evan si illuminano gli occhi capiamo che quella sarà l’attività per lui più efficace».

Fiducia, empatia, relazione: è prezioso il filo che unisce Evan e Teo, il quale nel frattempo è chiamato anche a rispondere a una missione molto importante, ossia promuovere l’autonomia del piccolo su più fronti e allertare i suoi genitori di notte nel caso non stia bene. Una vera e propria azione di prevenzione e sicurezza.  L’effetto positivo di questo aspetto è tangibile nelle parole di Francesca: «Evan è a-verbale e presenta delle fragilità causate dalla patologia rara che ha: il pensiero che Teo un domani potrà dormire in camera con lui e venire ad avvisarci se qualcosa non va rappresenta una tappa incredibile di autonomia. Teo sta inoltre aiutando Evan anche dal punto di vista dell’equilibrio motorio».

«I cani hanno questa grande e importante capacità di rilevare i cambiamenti fisiologici a noi magari impercettibili», spiega Marula Furlan. «L’aumento o la diminuzione del battito cardiaco, una diversa sudorazione, l’odore differente di una persona sono per loro segnali che permettono di agire in prevenzione anche sul fronte degli attacchi epilettici».

Un’amicizia che nutre di fiducia e allo stesso tempo protegge e salva. «La consegna ufficiale di Teo è avvenuta a fine luglio e abbiamo fatto il conto alla rovescia perché non vedevamo l’ora di averlo qui con noi», afferma con entusiasmo Francesca. Le sue parole sono la traccia di un primo grande effetto positivo di questo percorso.

Linda che ha ricominciato con Loki

Attraversare la strada, fare una passeggiata, salire le scale: queste ma non solo rappresentano alcune delle cose che Linda, 17 anni, ha potuto ricominciare a fare senza timori grazie al prezioso supporto di Loki, un vero e proprio cane custode, come dimostra la storia che li ha per protagonisti.

«All’inizio delle scuole medie mia figlia ha cominciato ad avere questa specie di spegnimenti che la portavano ad accasciarsi o anche a crollare a terra, restando poi scollegata da tutto per diversi minuti, in alcuni casi anche venti», racconta Lisa, la mamma, sempre accanto a Linda durante ogni fase della burrasca. Mentre lei parla, Loki con i suoi grandi e vivaci occhi d’ebano s’intromette entusiasta nell’intervista quasi volesse intervenire.

La famiglia di Linda si attiva subito con accertamenti medici che escludono la narcolessia e l’epilessia. Nel frattempo la preoccupazione sale perché gli “spegnimenti” causano in Linda contusioni e sono un rischio su diversi fronti, in un periodo tra l’altro delicato come quello dell’adolescenza dove l’isolamento è una specie di spada di Damocle. «Anche le cose più semplici per lei potevano diventare pericolose», spiega Lisa. «Attraversare una strada trafficata o tornare a casa senza essere affiancata da qualcuno ci dava molta preoccupazione». Nel tempo la ragazza riesce a percepire, pochi istanti prima che s’inneschi, l’arrivo di questi “attacchi”, giusto il tempo di sedersi, togliersi gli occhiali e scivolare in un’assenza che le impedisce di fare altro e accorgersi di ciò che le accade intorno, con tutti i rischi del caso.

La famiglia di Linda decide così di fare un tentativo: «Sapevamo dell’esistenza dei cani da assistenza e ci siamo rivolti all’associazione di Marula». La scelta cade su Loki, che diviene a tutti gli effetti il cane di Linda la quale ne sceglie il nome. Tra loro scocca la scintilla di un’amicizia che si nutre giorno dopo giorno di piccole e grandi scoperte. La missione al quale Loki viene addestrato è quella di restare accanto a Linda mentre lei è in fase di “assenza”, ma ancora prima che gli venisse insegnato di avvisarla dell’arrivo della manifestazione, accade qualcosa di straordinario.

«Loki aveva sei mesi di vita ed era con noi da soli due mesi», racconta Lisa come se rivedesse la scena di fronte ai suoi occhi. «Ricordo che eravamo in casa e ad un certo punto si era messo ad abbaiare muovendosi agitato come se ci volesse avvisare di qualcosa anche se non era successo nulla e noi non capivamo perché. In realtà un motivo c’era eccome: poco dopo Linda ha avuto uno dei suoi attacchi».

Sembra una casualità e invece no: ogni volta che Linda manifesta questi episodi Loki li percepisce in anticipo dandole così tutto il tempo di mettersi in sicurezza ed evitare attraversamenti rischiosi. A settembre ha ripreso l’addestramento con Marula e attraverso il quale Loki sta imparando che cosa fare quando Linda entra in fase di “assenza”, compreso il fatto di proteggerla da potenziali abusi o aggressioni.

«Grazie a Loki mia figlia ha ripreso la sua autonomia e potrà andare anche all’università perché prima sarebbe stato impensabile saperla in un’altra città con questo disturbo», sottolinea entusiasta Lisa. Linda deve però prima terminare le scuole superiore e la speranza dei suoi genitori è che Loki possa essere presente con lei a scuola in alcune ore. «La legge tutela in questo senso chi ha i cani guida ma non da assistenza», precisa Lisa, «speriamo ci sia un’apertura in questo senso e che Linda possa avere accanto a sé l’importante presenza di Loki, compatibilmente con il tipo di lezione che sta svolgendo».

Loki indossa fiero ogni giorno una pettorina che indica precisamente la sua missione anche se l’esperienza più importante l’ha scoperta a soli quattro mesi di vita: l’amicizia e la bellezza di viverla ogni giorno.


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