Per i medici non c’era speranza, non avrebbe mai parlato, interagito, fatto capire al mondo l’enorme spettro di colori che alberga nel suo animo. Invece Manuel, oggi diciannovenne, ha saputo toccare il cuore di tantissime persone, scrivendo tre anni fa il libro edito da Bompiani “Il bambino irraggiungibile”, che costituisce una liberazione per un ragazzo come lui, grazie al quale potere raccontare l’oceano di colori che fa parte del mondo dei ragazzi autistici.
Non a caso si chiama ”Oceani” il documentario che la regista Barbara Rosanò ha deciso di realizzare dopo avere conosciuto la sua storia, letto il libro e parlato con i genitori, Oceania e Franco, che non hanno mai smesso di lottare cercando la chiave neppure dopo la notizia che anche Daniel, il loro secondogenito, soffriva di autismo.
«Era il 2018 quando mi sono imbattuta in questa storia – racconta la regista, presidente dell’associazione culturale "Kinema" che dal 2013 racconta, attraverso lo strumento audiovisivo, le tante storie di dignità e coraggio che hanno come sfondo la Calabria – e, dopo l’incontro con la famiglia Sirianni, ho deciso di scrivere un soggetto. Poi, grazie a Nicolò Mazza de Piccioli, è arrivata la sceneggiatura. Insieme alla co-regista, Valentina Pellegrino, abbiamo deciso di chiamarlo "Oceani" perché è di oceani interiori quello di cui vogliamo parlare. La particolarità di questa storia sta proprio nella forza di Manuel che dagli specialisti era stato considerato un non pensante, mentre lui ha sbaragliato tutti e, grazie allo strumento della comunicazione facilitata, suggerita dalla terapista Riccarda Alcaro, è arrivato a scrivere il libro dimostrando di sapere leggere, scrivere ed essere in grado di pensare. La storia di questa incredibile famiglia scardina numerosi luoghi comuni e preconcetti che orbitano attorno al mondo dell’autismo. Certo, non è facile, ma è possibile convivere serenamente con due figli autistici. Per il resto del mondo, però è più facile continuare a tenere gli occhi chiusi sull’argomento».
Ovviamente bisognava fare di più. Per caso, nel 2020, in piena pandemia l’associazione scopre il bando di Calabria Film Commission per i documentari, partecipa e vince il primo premio di 30mila euro. Necessario, però, trovare 20mila euro, previsti da bando come cofinanziamento. Somma da raccogliere entro la fine di novembre, pena la perdita di tutto il resto.
«I due anni di pandemia non ci hanno consentito di fare niente, e, nonostante l’aiuto chiesto a diverse aziende e comuni calabresi, non abbiamo ricevuto risposta neanche alle mail inviate. Abbiamo così lanciato il progetto che si può visionare sulla piattaforma di crowdfunding "Produzioni dal basso" dove, al momento abbiamo raccolto poco più di mille euro».
Altri mille li ha donati la dottoressa Amalia Bruni, neurologa di fama internazionale, mentre dallo scultore Paolo Migliazza sono arrivati alcuni suoi scatti fatti al manicomio di Girifalco da potere utilizzare per la raccolta fondi.
«I nostri progetti a sfondo sociale sono sempre stati indipendenti e tali devono rimanere. Crediamo in questo progetto – conclude la regista – perché la storia di Manuel e della sua meravigliosa famiglia è una storia universale che parla di prigionia e di libertà, di solitudine e della forza dell’amore, ma soprattutto parla di possibilità, di rinascita, di forza. Valori e qualità che hanno numerose famiglie come la Sirianni, la cui vicenda spesso rimane chiusa dentro le mura domestiche. Grazie a progetti di questo genere, il mare di silenzi di questi giovani potrebbe diventare un oceano di colori ed emozioni».
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