Si chiama Id.Eight ed è un marchio di sneaker sostenibili che ha origini molto lontane: parte dall’amore per la natura e per la vita all’aria aperta di una donna con un passato da scout, Giuliana Borzillo, e dal senso estetico di Dong Seon Lee, stilista sud coreano che dall’Asia Orientale è andato a vivere prima in Germania, e poi in Italia, a Firenze.
A raccontare la storia del marchio, il cui nome sposa le iniziali Id di identità ed Eight, ovvero il numero 8 in inglese, che rappresenta l’infinito, è appunto Borzillo, 36 anni, di origini napoletane. Dopo una laurea triennale a Napoli, si trasferisce a Firenze per frequentare un master in Fashion design al Polimoda.
«Io e mio marito Dong ci siamo incontrati a Milano, alla fiera delle calzature Micam. Io ero product manager di un’azienda del settore e lui lo stilista. Dong mi colpì fin da subito perché parlava bene l’italiano e successivamente scoprii che viveva a Firenze, come me, che aveva studiato al Polimoda e che eravamo addirittura vicini di casa», spiega Borzillo.
Insomma, un po’ troppe coincidenze per far finta di nulla anche nella vita privata: sta di fatto che dopo aver dato vita al brand di sneaker, nel 2020 è arrivato il matrimonio con una cerimonia tradizionale in Corea e, un anno dopo, è nata la loro figlia Yu Jin.
Come è cominciato
Tornando alle origini dell’azienda, racconta Borzillo, «per mio marito non esistono altre scarpe che non siano sneaker, ne ha un quantità incredibile tant’è che quando litighiamo minaccio di venderle tutte su Vinted. A un certo punto della sua vita professionale Dong si è trovato a pensare come investire i soldi della buona uscita ottenuta dall’azienda tedesca per cui lavorava. Abbiamo cominciato a pensare a come sposare l’etica e la sostenibilità con il senso estetico e abbiamo fatto un’indagine di mercato da cui è risultato evidente che non esistevano sneaker belle e sostenibili», racconta Borzillo.
«Nel segmento cosiddetto sostenibile c’erano scarpe con un look un po’ Frate indovino, mentre noi eravamo stanchi di essere parte di un sistema molto inquinante, poco attento all’ambiente e spesso non rispettoso del lavoro delle persone», aggiunge la fondatrice di Id.Eight raccontando come è scattata la molla che ha portato alla fondazione del brand.
Hana, la creatura
Queste le premesse che hanno dato vita alla loro prima “creatura”: Hana, che in coreano significa uno. A disegnarla, ovviamente, è stato Dong Seon Lee, oggi 45enne. «Utilizziamo materiali a basso impatto ambientale, alternativi alla pelle, realizzati a partire dalla trasformazione degli scarti della frutta. Nel dettaglio Uppeal e Vegea, nascono dalla bio-polimerizzazione delle bucce di mela e delle vinacce cedute dalle aziende italiane, Pinatex, realizzato con le foglie degli ananas e BioVeg a partire dal mais», specifica Borzillo, aggiungendo che la decisione di non utilizzare la pelle, materiale derivante dagli scarti alimentari degli allevamenti intensivi ha avuto ragioni sia etiche, sia dovute al fatto che la pelle è un prodotto che subisce trattamenti chimici molto impattanti.
Materiali bio e riciclati
Ai materiali bio per la realizzazione delle calzature si aggiungono tessuti tecnici in poliestere riciclato utilizzati sulla tomaia, e cotone riciclato o biologico per fodera e sottopiede.
Il packaging è studiato come uno strumento per incidere positivamente sull’ambiente: la scatola è in carta riciclata e al suo interno si trova una “bomba di semi”, per contribuire alla creazione di una biodiversità maggiormente favorevole alla vita delle api.
Oggi la collezione di sneaker del brand è formata da tre modelli unisex: Duri, Hana e Samji presentate in diverse varianti colore. Hana è il modello con suola running, Duri è il modello con suola a cassetta, più classico, mentre Samjji è l’ultimo modello, ispirato alla festa coreana Samjinnal. I prezzi vanno dai 189 ai 225 euro.
Obsolescenza battuta
«Le nostre sneaker non seguono la stagionalità tipica dei prodotti moda, ma si propongono come modelli evergreen. Non abbiamo un prodotto con obsolescenza programmata. Inoltre, a Brescia, abbiamo una calzolaia che ripara le sneaker», sottolinea la fondatrice, aggiungendo che la produzione avviene interamente in Portogallo, a Felgueiras, in una fabbrica certificata sia dal punto di vista della qualità dei processi aziendali, sia lato impatto ambientale e sostenibilità delle attività aziendali.
L’azienda, conclude la fondatrice, «ha stretto anche una partnership con Esosport per la gestione, raccolta e recupero dei materiali delle scarpe Id.Eight esauste».
I numeri di Id.Eight
A marzo il marchio toscano di sneaker sostenibili ha chiuso un round di investimento di 350mila euro con A|impact, fondo di investimento alternativo, rivolto a investitori istituzionali, che supporta lo sviluppo e la crescita di startup e piccole e medie imprese innovative che hanno la missione di generare un impatto sociale, ambientale e culturale positivo sulla collettività.
«Questa iniezione di risorse servirà a scalare il nostro business e a realizzare nuovi progetti, anche in termini di ricerca e sviluppo: avremo l’opportunità di testare nuovi materiali, individuare nuove soluzioni in termini di eco design, investire nelle attività di individuazione di materiali ancora più performanti dal punto di vista ambientale. Nel prossimo futuro ci concentreremo nell’ampliamento della gamma di prodotti, nell’ulteriore processo di internazionalizzazione del nostro brand, in particolare in Germania e Olanda (Nord Europa) e nell’accrescimento della nostra capacità produttiva attraverso nuove sinergie», dicono Seon Lee e Borzillo.
Fatturati ed export in crescita
Oggi Id.Eigh fattura 330mila euro, cifra in crescita rispetto ai 236mila euro del 2022. «L’obiettivo del 2024 è raggiungere 1 milione di giro d’affari. Oggi il 60% del fatturato è realizzato in Italia e il restante 40% all’estero: Germania e Belgio sono i principali mercati esteri». Le sneaker sono distribuite attraverso un centinaio di negozi, tra Italia e Estero. Id.Eight è presente Germania, Francia, Portogallo, Spagna, Olanda, Belgio, Stati Uniti.
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