La legge per la protezione e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (decreto legislativo 47/2017) promuove la figura del tutore volontario del Minore straniero non accompagnato – Msna. I tutori volontari sono selezionati su base regionale dai Garanti per l’infanzia e l’adolescenza e tutti coloro che sono in possesso dei requisiti possono presentare domanda. In Lombardia per esempio c’è tempo fino al 23 novembre per presentare la domanda per partecipare al corso e assumere la tutela di Msna. Stefano Morzenti, avvocato, vive a Monza, è da sei anni tutore volontario di Msna e racconta a VITA la sua storia.
Morzenti, ci spiega chi è il tutore volontario di minori stranieri non accompagnati?
Ogni Msna ha il diritto di essere affiancato da un adulto che vigili su di lui e garantisca il rispetto dei diritti che la legge gli attribuisce. Noi tutori siamo nominati da un Tribunale perché i ragazzi non hanno i genitori in Italia, non hanno un adulto che eserciti la rappresentanza legale e lo facciamo noi tutori. Il nostro è lo stesso ruolo di tutore che ha un adulto nei confronti di un ragazzo italiano senza genitori. Ogni sei mesi presentiamo una relazione sullo stato del ragazzo, su come procede, sulle sue attività. Noi tutori diamo autorizzazioni, abbiamo delle responsabilità. È un soggetto necessario previsto dall’ordinamento. Il tutore volontario, introdotto dalla “legge Zampa” nel 2017, non fa parte dei soggetti istituzionali, è un privato cittadino che fa il tutore in maniera, appunto, volontaria e che cerca il rapporto uno a uno con il ragazzo.
Lei come ha iniziato a fare il tutore volontario?
Nel 2017, la regione Lombardia ha aperto un bando. Ne ho letto su Internet, non sapevo neppure che esistessero i minori stranieri non accompagnati. Mi sono detto: “Qualcuno dovrà pur farlo il tutore a questi ragazzi”. Ho fatto domanda, c’è stata la selezione, ho iniziato il corso in Lombardia e nel 2018 sono arrivate le prime due nomine. In sei anni ho seguito sette ragazzi: tre albanesi, un kosovaro, un egiziano, un tunisino, un marocchino. Non avevano grandi prospettive economiche a casa e sono partiti con l’idea di cercare un lavoro, di fare il loro percorso da minori e arrivare ai 18 anni con un permesso di soggiorno che permettesse loro di trovare un impiego. Attualmente lavorano tutti: c’è chi fa l’idraulico, chi il muratore, chi l’operaio, chi lavora in uno studio commercialista. Adesso hanno tra i 18 e i 23 anni.
In questo momento di quanti ragazzi è tutore?
In questo momento non sono tutore di nessun ragazzo perché sono diventati tutti maggiorenni. Compiuti i 18 anni, finisce la rappresentanza legale, ma il mio sostegno continua. Soprattutto i neomaggiorenni hanno bisogno di una mano, di una guida di un adulto. Poi sono inserito nell’elenco presso il Tribunale per i minorenni, sono disponibile per essere nominato tutore di altri ragazzi, quindi possono chiamarmi da un momento all’altro.
Cosa ha fatto e cosa sta facendo per questi ragazzi?
L’aiuto materiale (permesso di soggiorno, ricerca della casa) si fa soprattutto quando diventano maggiorenni, hanno bisogno di un adulto che li aiuti. La forza del ruolo del tutore volontario è di avere una persona esterna a quello che è il percorso di accoglienza: esterna alla comunità, all’assistenza sociale. Il tutore è una persona con cui ogni ragazzo ha un rapporto meno formale, che lo sostiene, con cui si instaura un rapporto di fiducia, che va conquistata: ogni ragazzo ha i suoi tempi prima di aprirsi, ma quando vedono la presenza costante capiscono che possono fidarsi. A volte, all’inizio, mi chiedevo: “C’è la possibilità che i consigli vengano ascoltati?”. Mi viene in mente un episodio.
Mi racconti.
Una domenica pomeriggio passai a prendere un ragazzo in comunità per andare a vedere una partita di pallavolo (era Monza-Perugia). Era una delle prime volte che passavamo del tempo insieme. In macchina gli chiesi se potevo dargli un consiglio, mi disse di no, perché “non so cosa è un consiglio”. Gli chiesi di cambiare la foto profilo su WhatsApp, inopportuna per un ragazzo che stava per iniziare un tirocinio e che poteva dare un’impressione sbagliata. La sera mi scrisse un messaggio, ringraziandomi per la giornata, notai che aveva cambiato la sua foto profilo. Ecco, quando mi chiedo se c’è la possibilità che ascoltino i miei consigli, ripenso a quest’episodio e la risposta è “sì”.
Cosa fate insieme, lei e i ragazzi di cui è stato tutore?
Alcune attività sono necessarie: l’accompagnamento in banca per aprire un conto corrente o in ospedale per fare il vaccino (la firma del genitore la mette il tutore). Noi tutori abbiamo la responsabilità della gestione del patrimonio (seppur piccolo), che facciamo insieme. Poi a volte ci vediamo per una passeggiata, una pizza, una camminata in montagna, a seconda delle preferenze sia dei ragazzi sia dei tutori. Andiamo a vedere le partite di basket, di pallavolo, di calcio allo stadio. Anche se, a 16-17 anni, i momenti liberi spesso preferiscono viverli con i loro coetanei connazionali. Ho avuto la fortuna di conoscere le famiglie di due ragazzi, è stato molto emozionante.
Ci racconti.
Sono andato in Albania e in Kosovo a conoscere le famiglie di due ragazzi. In Albania è stato un ritorno a sorpresa, è stato fantastico. In Kosovo ho accompagnato il ragazzo e sono stato invitato dalla famiglia al matrimonio di suo fratello. Quest’estate accompagnerò in Tunisia un ragazzo di cui sono stato tutore e che non vede la sua famiglia da quattro anni. Questo ragazzo è arrivato a 14 anni in Italia, fino ai 18 anni è vissuto in comunità, ha fatto il suo percorso per ottenere i documenti. Non vediamo l’ora di tornare insieme nel suo Paese. Appena riescono ad avere i permessi dal datore di lavoro, la prima estate questi ragazzi vogliono tornare a casa. In Albania sono andato con un ragazzo, che è stato una delle mie prime due nomine. Questi ragazzi non raccontano tutto delle loro famiglie, della povertà in cui vivono nel loro Paese. Andare a casa sua a conoscere i genitori e vedere le sue emozioni quando è arrivato è stato molto bello.
Com’è stato il rapporto con le comunità che accolgono, in Italia, questi ragazzi?
Quando si è un tutore di un Msna si entra in rapporto con una struttura organizzata, con certi orari, un linguaggio di un certo tipo… A volte è complicato entrare, da tutore volontario, nella realtà della comunità dei Msna: si parla un linguaggio diverso, bisogna incastrare gli orari delle riunioni con i propri impegni. Ma con l’impegno si riesce a collaborare bene. Quello di tutore è una bellissima esperienza, un ruolo veramente bello: ci si appassiona alla vita di questi ragazzi. Vedere che, con le loro fatiche, ce la fanno è una grande gioia.
Chi volesse diventare, come lei, tutore di un Msna, cosa dovrebbe fare?
I bandi sono regionali, bisogna verificare se nella regione di residenza è aperto un bando, per poter partecipare alla selezione. I requisiti sono: aver compiuto 25 anni, conoscere la lingua italiana, se stranieri (oltre a un permesso di soggiorno se non cittadini Ue); godere dei diritti civili e politici; non aver riportato condanne o avere in corso procedimenti penali o per l’applicazione di misure di sicurezza o di prevenzione. Quando c’è un bando aperto si può fare domanda, viene fatta una selezione (una Commissione cerca di capire le motivazioni che spingono un cittadino a svolgere quest’attività), si partecipa ad un corso, c’è una verifica finale e si viene iscritti ad un elenco presso il Tribunale per i minorenni. Da questo elenco, viene aperta la tutela, i giudici scelgono un tutore da abbinare ad un ragazzo. Una volta nominati, si giura davanti al giudice di adempiere fedelmente all’incarico e si entra nell’esercizio delle funzioni. Ho giurato sette volte finora. Fino a novembre invito i cittadini della Lombardia a presentare le domande per diventare tutori di minori stranieri non accompagnati. Ne abbiamo bisogno.
Non siete molti?
La cosa bella sarebbe che ogni ragazzo avesse un tutore, non è così. La legge prevede che ogni cittadino sia tutore massimo di tre ragazzi contemporaneamente. Ma nella comunità che accoglieva dieci ragazzi, c’erano i tre ragazzi che avevano me come tutore, gli altri non avevano un tutore volontario. Sarebbe bello, ribadisco, che ogni ragazzo minore straniero solo avesse un tutore volontario per avere un rapporto uno a uno, che non è il rapporto che possono avere con loro gli operatori della comunità o gli assistenti sociali, è un altro tipo di rapporto. Quando ci sono i bandi speriamo che ci siano molte persone che abbiano voglia di partecipare e di inviare le domande. C’è chi fa richiesta facendo parte già di un gruppo di persone già informate, chi come me, invece, è arrivato senza conoscere nulla, senza sapere nemmeno, a Monza, qual era la comunità che accoglieva. Ed è molto bello non essere dell’”ambiente”, diciamo, perché posso raccontare la mia esperienza ai miei conoscenti ed amici. Noi tutori di Msna possiamo far conoscere una realtà poco conosciuta ad altre persone e far venire loro voglia di essere, a loro volta, tutori di Msna.
Prima puntata.
Foto dell’intervistato
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