Prossima fermata

L’archivista che dà i voti alle stazioni di periferia: «In treno ogni viaggio è bello»

di Daria Capitani

Bello il mare, bella la vista, ma volete mettere la stazione? Andrea De Santis è un archivista di 27 anni innamorato di treni e stazioni. Originario di Castrovillari in provincia di Cosenza, dove il treno non passa, oggi vive a Firenze, da dove parte per recensire stazioni e raccontare storie sulle ferrovie italiane

Ha occupato pensieri e racconti di innumerevoli scrittori e giornalisti. Luogo di conoscenza di sé per Luigi Pirandello, il mistero della vita che scorre per Dino Buzzati, il mezzo con cui sentire davvero il gusto del viaggio secondo Leonardo Sciascia. Il treno evoca e incanta, le stazioni ancora di più. «Potrei passarci giornate intere», scriveva Tiziano Terzani, «seduto in un angolo, a guardare quel che succede. Quale altro posto, meglio di una stazione, riflette lo spirito di un paese, lo stato d’animo della gente, i suoi problemi?».

Andrea De Santis non è uno scrittore, ma è innamorato di treni e stazioni. 27 anni, professione archivista, laureato in Storia (con una tesi sulle ferrovie), è originario di Castrovillari in provincia di Cosenza, «un posto da cui prendere un treno è impossibile, l’ultima stazione ha chiuso negli Anni Ottanta». Oggi vive e lavora a Firenze e da lì parte, nei giorni liberi, per raggiungere, di persona, stazioni e strade ferrate abbandonate. «Più piccole sono, più mi affascinano». “Prossima fermata” è il primissimo format che ha lanciato sui Social un anno fa. «Bello il mare, bella la vista, ma volete mettere la stazione?», aveva scritto su Instagram da Castiglioncello. Qualche settimana per far sbocciare l’idea («ronzava in testa da qualche anno») e via con la stazione più importante di Firenze, Santa Maria Novella. Location, architettura, servizi, collegamenti: un voto per ogni categoria, «proprio come Alessandro Borghese in tivù con 4 ristoranti», e si raggiunge il punteggio finale. La forbice va da 0 a 40.

«Dare i voti è una copertura»

Lo intercettiamo un venerdì pomeriggio, ha appena lasciato l’ufficio e sta andando a prendere il treno. Spoiler: glielo abbiamo fatto perdere. La prima domanda è d’obbligo: perché lo fai? «In realtà è un progetto che sogno di fare da tempo. Ho messo da parte i soldi, ho acquistato uno smartphone più performante e mi sono messo in viaggio. Dare i voti, in fondo, è una copertura per rendere più accattivante la proposta. Mi piace la stazione come luogo di partenze, amicizie che si separano o si ritrovano, amori che si ricongiungono. La mia è una visione puramente romantica: adoro Roma Termini tanto quanto la stazione di Cecina in provincia di Livorno, è la loro storia a fare la differenza».

Mi piace la stazione come luogo di partenze, amicizie che si separano o si ritrovano, amori che si ricongiungono. La mia è una visione puramente romantica: adoro Roma Termini tanto quanto la stazione di Cecina in provincia di Livorno

Andrea De Santis

Oltre a recensire stazioni, De Santis ricostruisce la memoria delle ferrovie italiane ed esplora linee abbandonate. Da dove nasce questo incontenibile interesse per i treni? «Mi piace prendere il treno perché sono cresciuto senza ferrovie. Da casa mia, il treno non passa, l’unica linea è stata smantellata prima che io nascessi. Il mio primo treno l’ho preso a 19 anni quando mi sono trasferito in Toscana: la tratta Firenze-Pisa è stata per me un’esperienza unica, come essere a bordo di un’astronave».

Le soddisfazioni più grandi nei piccoli centri

I pendolari non la pensano allo stesso modo. L’ultimo, eclatante, blocco alla circolazione ferroviaria risale a una settimana fa per una serie di guasti ed errori, tra cui un chiodo piantato su una canalina in cui passavano cavi elettrici: «Per me ogni viaggio in treno è un viaggio bello: quando ne ho la possibilità, prendo un treno e faccio i miei giretti nelle stazioni secondarie. Le soddisfazioni più grandi le ho avute dai centri più piccoli. Non sai quanti commenti ricevo dagli abitanti di luoghi apparentemente anonimi. Si sorprendono che qualcuno si sia preso la briga di raggiungerli e raccontarli in un video». Un esempio? «La stazione di Altopascio in provincia di Lucca, l’ho definita il regno dei treni regionali, ha fatto più di un milione di visualizzazioni. Nelle mie recensioni cerco di essere il più “ferroviario” possibile, descrivo la stazione in quanto ferrovia, per i suoi servizi, la sua comodità e sicurezza, ma dare un voto è comunque un atto soggettivo, anche rispetto all’orario in cui ci capiti».

«Mi bastano 20 minuti»

Toscana e Calabria sono finora le regioni che De Santis ha esplorato di più, ma non sono mancate escursioni fuori dai suoi itinerari consueti. «Quando vado in vacanza, una deviazione alla stazione la faccio sempre. Bastano venti minuti, dico sempre alla mia fidanzata». “Prossima fermata” racconta le stazioni attive, “Ultima fermata” pone l’accento sulle stazioni dismesse o abbandonate. «Ci sono curiosità incredibili e nascoste». La tua preferita? «La stazione costruita sottoterra tra Bologna e Firenze, 1863 scalini e un’ora di cammino per raggiungerla. Sopra i resti di un borgo fantasma che fu popolato da centinaia di persone. È una specie di ossessione per gli appassionati di ferrovie, non ci può andare nessuno tranne gli operai».

Da casa mia, il treno non passa, l’unica linea è stata smantellata prima che io nascessi. Il mio primo treno l’ho preso a 19 anni quando mi sono trasferito in Toscana: la tratta Firenze-Pisa è stata per me un’esperienza unica, come essere a bordo di un’astronave

Andrea De Santis

C’è una stazione del cuore? «Santa Maria Novella a Firenze è per me la stazione di casa, ma amo moltissimo Reggio Calabria Centrale, Viareggio e Torino Porta Nuova. Ogni grande stazione ha le sue particolarità, le secondarie si somigliano tutte». Chissà se c’è uno scrittore a cui De Santis si è ispirato prima di mettersi in viaggio inseguendo treni e fermate? «Di scrittori ce ne sono tanti, così su due piedi mi viene in mente “L’Italia in seconda classe” di Paolo Rumiz». La stazione è il primo biglietto da visita per un paese: «Se uno vede che la stazione è tenuta bene, pensa di essere arrivato in una cittadina carina, a modo. Il vero problema delle piccole stazioni è tenerle vive».

Una metafora inflazionata ma efficace

Prossima stazione? «Signa in Toscana: sono finiti i lavori, al suo interno è stato realizzato un museo, andrò all’inaugurazione». I treni sono una metafora di vita inflazionata ma non per questo meno efficace: «Io sono sempre dell’idea che i treni vadano presi in ogni caso. Risalirei su tutti. Preferisco avere il dispiacere di aver sbagliato anziché il rimorso di non essere salito».

Le immagini sono state fornite dall’intervistato.

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