Danone&Company

La svolta della Francia verso il social business

di Cristina Barbetta

Intervista a Jacques Berger, Direttore di Action Tank, associazione creata da Danone, a cui aderiscono grandi imprese francesi come Veolia, Renault e Sodexo. Lo scopo? Sviluppare modelli di business sostenibili e innovativi per alleviare la povertà e l'esclusione sociale in Francia.

Si chiama Action Tank ed è un’associazione francese senza fini di lucro nata nel 2010, con la mission di sviluppare programmi di impresa sociale. L’obiettivo? Diminuire la povertà e l’esclusione in Francia, dove oggi circa il 14% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. L’unicità del suo modello risiede nell’interazione di tre diversi tipi di attori attorno allo stesso tavolo: attori privati, pubblici e mondo accademico. Nata su iniziativa di Danone è sostenuta esclusivamente con fondi privati, da altre grandi imprese francesi, come Total, Renault, Essilor, EDF, Veolia, e Sodexo. Ciascuna dona da 25 mila euro a 50mila euro l’anno.
Diplomato presso la business school Hec, Jacques Berger dal 2011 è direttore di Action Tank.

Com’è nata Action Tank?
Action Tank è il risultato dell’incontro tra Emmanuel Faber, oggi ceo di Danone, e Martin Hirsch, che è stato presidente di Emmaüs France, e anche Alto commissario francese per la lotta alla povertà. Hirsch è uno dei personaggi chiave nella lotta contro l’esclusione nel panorama istituzionale francese.
La cattedra di ricerca accademica Social Business-Entreprise et Pauvreté di HEC Paris ha co-fondato Action Tank, il cui presidente onorario è Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace 2006.
Danone è un’impresa particolare perché il suo padre storico, Antoine Riboud, aveva affermato già negli anni 70 che l’impresa deve portare benefici non soltanto agli azionisti ma anche ai suoi impiegati. Faber è poi convinto che nel 2030 le imprese di una certa dimensione non potranno più dire: «Il nostro è il campo dell’economia, il sociale è dello Stato».

In che modo lavorate con le imprese?
Non facciamo filantropia. Sollecitiamo le imprese affinché producano prodotti per categorie svantaggiate a prezzi più bassi. Il nostro scopo è mostrare alle imprese che hanno un interesse strategico a lavorare con noi, oltre che economico.
Riflettiamo con loro sul design di un progetto, cioè su come utilizzare certe caratteristiche di un prodotto per determinate categorie di persone. E' importante identificare il target del programma. Poi cerchiamo di stabilire il prezzo e infine identifichiamo con l’impresa quali sono i partner di cui ha bisogno per lanciare il progetto. Generalmente sono partner sociali che conoscono molto bene la platea a cui ci rivolgiamo. Il prodotto invece rimane immutato.

Cambia solo il prezzo quindi?
Sì, diminuiamo il costo di accesso a determinati prodotti e interveniamo in una maniera tale affinché le imprese non guadagnino, ma nemmeno perdano. Questi programmi non portano profitti supplementari alle imprese. In questo modo però generiamo un cambiamento sociale sia all’interno delle aziende dove maturano certe sensibilità, dal momento che il modello dell’impresa sociale crea una forte motivazione nei dipendenti, sia naturalmente all’esterno.

Il modello dell'impresa sociale ridà senso alle imprese, genera innovazione, cambia la maniera di procedere

Quante persone lavorano ad Action Tank?
L’équipe di Action Tank è composta da 8 persone. Action Tank è anche un ecosistema di partner, con un network in Francia e all’estero di 800 persone.

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C’è un progetto che vuole segnalare al pubblico italiano?
Siamo ancora nella fase sperimentale. L’housing sociale però è un terreno su cui ci sono buone prospettive. Naturalmente non è possibile proporre a un prezzo ipotetico di 50 alloggi che ne valgono 100. Ma se a cambiare sono la maniera in cui fabbrichiamo, produciamo, concepiamo gli alloggi allora possiamo generare uno spazio in cui lavorare. L’anno scorso Action Tank ha creato, in collaborazione con un attore importante nella costruzione degli alloggi sociali in Francia, una società commerciale per sperimentare nuove pratiche che vogliamo testare.

Il modello di Action Tank può essere esportato?
Non vedo perché no. Abbiamo dei contatti in Italia, con la Fondazione Accenture, che è molto interessata al nostro approccio, per esempio. Il punto è vedere che cosa può essere replicato all’estero per creare un’altra Action Tank. A mio avviso è essenziale che al tavolo siedano tre attori: privati, pubblici e il mondo accademico. È questo che rende il nostro modello unico.

Foto gallery
Crediti: Action Tank Entreprise et Pauvreté
Foto 1: Global Social Business Summit 2015: l'équipe e i partner di Action Tank
Foto 2: Global Social Business Summit 2015. Da sinistra a destra: Emmanuel Faber e Martin Hirsch, co-presidenti di Action Tank.
Foto 3: evento organizzato da Action Tank presso la sede di "Le Monde", luglio 2015

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