Moda

La sartoria della libertà

di Anna Spena

Una villa sequestrata alla camorra a Castel Volturno, provincia di Caserta, è diventata la “Casa di Alice”. Una sartoria sociale dove ragazze immigrate nigeriane riscoprono che cos’è la libertà attraverso il lavoro. Realizzano coloratissimi vestiti grazie ai tessuti che arrivano dall'Africa

Magenta. Arancio. Blu notte. Cotoni e Lino. Le foglie si attaccano alle stoffe. E le stoffe che, dalla Costa d’Avorio, Senegal, Nigeria, Tanzania e Kenia sono arrivate in Italia, si modellano nelle mani delle ragazze nigeriane che lavorano nella sartoria sociale.

È una storia nella storia quella della “Casa di Alice” dov’è nato il progetto “MADEin CastelVolturno”. 27 anni fa veniva ucciso a Villa Literno, comune nelle vicinanze di Casal di Principe, Jerry Essan Masslo. Era immigrato e lavorava come bracciante nelle campagne adiacenti al comune. È stato ammazzato perché voleva difendere il “salario della giornata” da chi voleva derubarlo, da chi, oltre che ladro, è diventato anche il suo assassino. In quel caso l’opinione pubblica si indignò.

È da questo episodio che è nata l’associazione Jerry Essan Masslo, intitolata al bracciante ucciso, che se prima dava assistenza sanitaria agli immigrati esclusi dal servizio sanitario nazionale, poi ha iniziato ad accompagnarli nei percorsi lavorativi: dovevano integrarsi con la società.

Negli anni dall’associazione sono nate diverse esperienze di impresa multietnica fino ad arrivare alla nostra storia. Alla sartoria sociale. Alla casa di Alice. Nel 2010 viene sequestrata una villa a Castel Volturno, Caserta. La villa era di una boss napoletana, Assunta Maresca detta “Pupetta". Era la sua residenza estiva.

Il comune di Castel Volturno l’ha assegnata all’associazione Jerry Essan Masslo, un comodato d’uso gratuito lungo dieci anni, con l’obbligo per l’associazione di trovare per quel luogo una un riutilizzo sociale del bene.

Così da residenza estiva dei boss è diventato la Casa di Alice, la sartoria sociale. Lo snodo tra Jerry Masslo e la Casa di Alice è la creazione di una cooperativa sociale “Altri Orizzonti” – una costola dell’associazione – che si occupa della gestione della sartoria. L’idea della sartoria sociale è venuta a due giovani donne Anna Cecere, 42 anni che da 15 è volontaria di Jerry Essan e Maria Cirillo, 33 anni, che fa la volontaria da 13.

«Le sarte del laboratorio sono quattro», ci racconta Maria, piena di entusiasmo. «Pat, Bose, Joy, Maureen. Bose è la capo sarta, ha 50 anni. Le altre sono più giovani, dai 22 ai 38 anni».

Bose il mestiere di sarta l’ha imparato in Africa, è nigeriana. Le altre, nigeriane pure loro, invece lo hanno imparato in Italia. E in Italia sono arrivate perché «scappavano dalla guerra, dalla fame. Sono arrivate sui barconi. Hanno tutte una storia triste alle spalle», ammette Maria. «Ma preferiamo sempre non raccontarne i dettagli».

E i dettagli Maria non li racconta per rispetto a loro. Ma che siano state vittime di tratta è una cosa non difficile da immaginare. Ma quella è un’altra storia ancora. Oggi Pat, Bose, Joy e Maureen sono assunte dalla cooperativa e con le stoffe africane, che arrivano della ong locali, queste ragazze ridisegnano sul corpo delle donne anche la loro libertà.

E se loro hanno dimostrato che “le forbici tagliano catene”, attraverso quel lavoro da sarte le ragazze sono diventate libere. Abiti da cerimonia, parei, borse, abitini prêt-à-porter si possono acquistare sul sito on-line del progetto MADEin CastelVolturno.

Questo mix di stoffe africane e moda italiana è nato con un obiettivo preciso: «Dimostrare», spiega Maria Cirillo, «che l’immigrazione è una risorsa per il nostro territorio. Non dobbiamo averne timore. Anzi, a volte è lei che ci aiuta a rimarcare le bellezze del territorio locale».

Castel Volturno che si affaccia sul mare. Castel Volturno che negli anni ottanta e novanta era il “posto di villeggiatura dei camorristi”. «Noi qui con le persone ci parliamo face to face», sorride Maria. «E un po’ condividiamo tutti quel malessere per essere additati sempre e solo “terra di camorra”, “terra dei fuochi”. Ma c’è tanto altro. Sono i singoli cittadini che fanno rifiorire il territorio. La Casa di Alice è solo una goccia. Ma ci sono tante piccole realtà come la nostra: tante gocce che portano bei risultati».

Le foto all’interno dell’articolo le ha realizzate il fotografo Mauro Pagnano di Etiket Comunicazione, l’agenzia di comunicazione sociale che si sta occupando del progetto MADEin CastelVolturno. I capi indossati nelle fotografie sono i modelli della collezione Estate 2016 indossati da tre giovani volontarie dell’associazione, modelle per un giorno.

La sartoria della libertà

Testi di Anna Spena
Foto di Mauro Pagnano

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