Conquistare due ori in due discipline non è da tutti. Ma l’impresa è riuscita ad Alessandro Brancale, 23 anni, da sette ospite del Serafico di Assisi, che agli ultimi Special Olympics (le competizioni per i ragazzi con disabilità intellettiva) che si sono tenuti a Torino in giugno ha vinto l’oro sia nel salto in alto, la sua prima disciplina, sia nei 110 ostacoli. A questa XXXVII edizione di Special Olympics hanno partecipato oltre 3mila atleti provenienti da tutta Italia.
Per Alessandro la passione per lo sport è molto forte e lo accompagna da sempre. Fin da piccolo. È sempre stato un bambino dolcissimo, racconta la sua mamma, ma non stava mai fermo, «saltava e correva dappertutto, non si fermava davanti a niente: che fosse una panchina, una sedia o una staccionata, lui doveva saltarla. Si sente libero così, attraverso il salto e la corsa». Ma come questa voglia di saltare è diventata voglia di sport? A raccontarlo è Daniele Gullia, il coach di Alessandro. Gullia è un tecnico Afa (Attività Fisica Adattata). «Alessandro è arrivato al Serafico all’età di 16 anni, con lui come per tutti vengono fatte delle valutazioni motorie. Mi ricordo che era un ragazzo iperattivo e per l’attività sportiva è una’attitudine promettente. Oltretutto lui è uno come dire “un preciso”». L’allenatore ricorda anche che «Alessandro fin da subito ha dimostrato le sue abilità sportive. Certo, è stato necessario lavorare sulla tecnica e sulla tattica perché all'inizio aveva solo voglia di correre e saltare dappertutto. Poi, poco alla volta, tutta la sua energia è stata incanalata e l’atletica è stata una scelta naturale diventando in poco tempo una delle sue attività principali. Alessandro ha un ritardo mentale grave, ma pian piano questo lavoro fatto di tecnica e tempi lo ha appassionato».
Sopra gli allenamenti di salto in alto ad Assisi – In basso un momento della gara finale dei 110 ostacoli a Torino
Allenamenti quotidiani in compagnia del “mister”: migliorando la resistenza con il trekking e con lo spinning, la coordinazione con il nuoto e l’elasticità con tante ore di esercizi in palestra. Gli ultimi anni con la pandemia sono stati un po’ più complicati, ricorda Gullia «vivendo in comunità era tutto difficile, gli allenamenti erano vietati, non si poteva andare al campo sportivo, però abbiamo ricavato spazi nei corridoi e poi vedevamo i filmati sul computer», ricorda ancora il coach. «Alessandro ha guardato le Olimpiadi…. » e gli ultimi giochi olimpici con Tamberi medaglia d’oro proprio nel salto in alto sono stati fonti di ispirazione.
Il momento di mettersi alla prova per Alessandro arriva con l’ultima edizione degli giochi nazionale di Special Olympics, i primi dopo l’interruzione per il Covid. «Oltre che nel salto in alto, la sua specialità, volevamo coinvolgere Alessandro anche in altre discipline che potevano essergli congeniali e dal momento che è uno che ama saltare la scelta è caduta sui 110 ostacoli e dopo gli allenamenti ci siamo accorti che poteva andare bene» continua Gullia. «Dopo i preliminari a Torino era arrivato secondo a 40 centesimi. In camera alla sera gli ho spiegato che era una questione di ritmo che doveva saltare prima del suo avversario e che poteva farcela». Il giorno dopo «ha eseguito tutto alla lettera, gli avevo messo dei pezzi di scotch nei punti in cui saltare… e pensare che di solito dobbiamo fare tanti e tanti allenamenti, ripetere e invece stavolta è volato a vincere l’oro…».
Alessandro si è affidato in tutto e per tutto al suo coach: «Non faceva altro che ripetermi “sì, ok, lo faccio come dici tu”. Ed è incredibile come abbia recepito i miei consigli in così poco tempo; da tecnico, infatti, è stato un momento unico: spiegargli come e quando doveva saltare e vederlo affrontare l’ostacolo con quella voglia…. niente da aggiungere, solo che è stata un’emozione meravigliosa», aggiunge Gullia.
Nel momento della proclamazione dei vincitori, a Torino, erano tutti molto emozionati, Alessandro (nella foto) in primis: «Continuava a saltare da una parte all'altra, era incontenibile, aveva l'argento vivo addosso e la sua gioia era contagiosa! Con le due medaglie al collo mi ha chiesto di fargli tantissime foto, voleva che le facessi vedere a chiunque».
Poi la telefonata a Francesca Di Maolo, presidente dell'Istituto Serafico, ad Assisi: «Ho vinto! Ho vinto le medaglie» le ha gridato nella cornetta non riuscendo a contenere l'entusiasmo e facendo una delle cose che gli riesce meglio: saltare da una parte all'altra.
Nel gruppo sportivo del Serafico ci sono nove ragazzi che si allenano in discipline come i 50 mt, o il salto in lungo, i 400 metri o il salto in lungo per non vedenti… «I ragazzi come Alessandro possono partecipare agli Special Olympics, ma quello che conta per noi è che l’attività motoria deve essere ludica, fare sport deve essere gioia ed è in fondo come dovrebbe essere lo sport per tutti: gioia», conclude Gullia.
Immagini da Ufficio stampa
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.