Transizione digitale e transizione ecologica possono guardare nella stessa direzione? L’intelligenza artificiale sarà uno strumento utile oppure no nell’affrontare i rischi connessi al cambiamento climatico? Che cosa ci dice la mobilità sullo stato di salute della società? Temi complessi ma tutt’altro che distanti, intrinsecamente correlati al nostro modo di abitare un mondo che a una latitudine ha fame d’acqua e altrove rischia di affogare. Se ne occupa la professoressa Marta C. González che questo pomeriggio, al Binario 3 delle Officine Grandi Riparazioni a Torino, ha ricevuto il massimo riconoscimento internazionale per la Scienza dei sistemi complessi e dei dati: il Premio Lagrange – Fondazione CRT.
Origini venezuelane ma americana d’adozione, docente in Pianificazione urbana e regionale e in Ingegneria civile e ambientale all’Università della California Berkeley, González è la quattordicesima personalità scientifica a ricevere il riconoscimento istituito e finanziato dalla Fondazione CRT e coordinato da ISI Foundation – Istituto per l’Interscambio Scientifico con sede a Torino. Alessandro Vespignani, presidente ISI Foundation, sottolinea «l’importanza globale della sua ricerca, in grado di fornire strumenti concreti per lo sviluppo di politiche urbane più efficaci». Prima di lei, nell’albo d’oro compaiono ricercatori e scienziati che hanno saputo distinguersi per l’eccellenza negli studi della complessità: economisti, fisici, biologi, epidemiologi. Come dichiara la presidente di Fondazione CRT Anna Maria Poggi, «il Premio Lagrange – Fondazione CRT è da sempre un riconoscimento a chi contribuisce a scrivere un futuro inclusivo, equo, sicuro».
Città più vivibili
Il lavoro della professoressa González si concentra sulla mobilità delle persone su scala urbana come chiave per comprendere le interazioni fra gli individui e lo spazio costruito. Facendo leva su sorgenti di dati non tradizionali, come quelli derivanti dalla mobilità rilevata dallo smartphone, e su un approccio interdisciplinare che combina scienza delle reti e intelligenza artificiale, ha sviluppato nuovi metodi per studiare e pianificare la crescita delle infrastrutture di trasporto, la localizzazione dei servizi urbani, l’adozione di veicoli elettrici e autonomi, e anche per rendere le città meno inquinate e più resilienti a eventi climatici estremi.
La intervistiamo prima del suo intervento torinese in occasione della consegna del premio, una conversazione sulla sostenibilità nell’era dell’intelligenza artificiale. «Ho deciso di studiare la mobilità delle persone», spiega, «per la grande quantità di dati a disposizione e perché dalla loro analisi è possibile verificare l’efficacia dei modelli che stiamo costruendo. La mobilità è essenziale per comprendere come si traduce in concreto la fruizione delle strade, dei parcheggi, dei trasporti pubblici e degli edifici. In sintesi, è essenziale per la pianificazione delle città».
Smartphone, istantanee dai movimenti
Nelle sue indagini, Gonzàlez ha fatto riferimento a dati non tradizionali come quelli derivanti dalla mobilità tramite smartphone. Un telefono cellulare, dunque, può essere un alleato per gli urbanisti che immaginano le città di domani? «Grazie ai dati forniti dagli smartphone si può dedurre il numero di viaggi di intere popolazioni. Lo stesso strumento può essere adottato per stimare il traffico, la diffusione di malattie o gli incontri tra le persone. Gli utenti degli smartphone, dal punto di vista di un ricercatore, rappresentano una copertura molto più ampia in termini di tempo e spazio rispetto a un sondaggio che analizzi un campione. È importante perché quando si può fare riferimento a proiezioni sull’uso dello spazio, si pianificano aree urbane migliori. Possiamo convertire i dati risultanti dall’utilizzo di smartphone in modelli di traffico o modelli di abitabilità degli edifici, per migliorare gli spostamenti o stimare i consumi energetici».
Un approccio interdisciplinare
González ama osservare i fenomeni complessi direttamente sul campo. Le soluzioni urbane sono spesso un compromesso tra sistemi informativi e comprensione del comportamento umano, il che rende necessario l’utilizzo di nuovi metodi e modelli: quello della professoressa venezuelana è un approccio interdisciplinare che, combinando scienza delle reti e intelligenza artificiale, riesce a trasformare enormi quantità di dati digitali in soluzioni pratiche con un impatto sociale significativo. «Le informazioni che otteniamo non sono complete», racconta. «Per questo abbiamo bisogno di modelli statistici per fare delle stime: dobbiamo passare dai dati osservati a modelli validi per tutta la popolazione. Per alcune applicazioni, abbiamo bisogno di conoscere i modelli di traffico, le operazioni di transito, mentre per altre applicazioni dobbiamo ricorrere a discipline che si occupano dell’ambiente. Ma per trasformare la pianificazione in realtà, abbiamo bisogno dei decisori politici».
L’intelligenza artificiale è un mondo ancora in parte inesplorato. La ricerca del Premio Lagrange 2024 trova proprio nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale uno dei suoi punti di forza. «L’AI può scoprire modelli di comportamento della popolazione, ci aiuta a caratterizzare gruppi di stili di vita», continua Gonzàlez. «È un’operazione utile per perfezionare i nostri modelli di mobilità in base alla potenziale domanda dei diversi tipi di strutture quali negozi, parchi, ristoranti».
L’inquinamento e il cambiamento climatico
Come si possono rendere meno inquinate le città? «Il settore dei trasporti genera gran parte della CO2 emessa nelle aree urbane. Se abbiamo a disposizione una serie di modelli, possiamo gestire la domanda di automobili nelle strade e migliorare il traffico. Ma potremo anche pianificare alternative più sostenibili alle vetture: penso alle piste ciclabili, alle auto elettriche o a un sistema dei trasporti più efficiente».
Entro il 2050 credo che la gran parte delle automobili sarà elettrica e che le auto di proprietà saranno condivise
Marta C. Gonzalez, Premio Lagrange – Fondazione CRT 2024
Secondo González, «il patrimonio di dati che emerge dall’analisi degli spostamenti di chi vive o lavora in una città è utile anche per pianificare le evacuazioni durante una calamità naturale o l’esposizione al calore e all’inquinamento». Nell’ambito del cambiamento climatico, le sue ricerche sono in grado di generare una mappa dei rischi: «Servirebbe ad esempio a individuare quali aree abbiano una maggiore probabilità di esondazioni o allagamenti. Di fronte a una calamità, siamo in grado di pianificare il ripristino dei territori danneggiati tenendo conto delle priorità, indicando ad esempio le strade più importanti da riaprire, o di gestire il tempo in caso di evacuazioni».
Come immagina le città nel 2050? «Entro il 2050 credo che la gran parte delle automobili sarà elettrica e che le auto di proprietà saranno condivise: in questo caso avremmo anche bisogno di meno spazio per il parcheggio. Spero che le e-bike diventino il mezzo più popolare e che i parcheggi dismessi vengano rigenerati e trasformati in nuove abitazioni o spazi verdi».
Chi sono gli ideatori del Premio
La Fondazione CRT è nata nel 1991 ed è la terza Fondazione di origine bancaria italiana per entità del patrimonio. Ha erogato complessivamente più di 2 miliardi di euro, rendendo possibili oltre 42mila progetti per l’arte, la ricerca, la formazione, il welfare, l’ambiente, l’innovazione nel nord ovest. Promuove interventi nella logica dell’impact investing per un impatto sociale e ambientale: uno dei massimi esempi in Europa è la rigenerazione urbana delle OGR Torino.
ISI Foundation è un centro di ricerca privato non profit nato a Torino nel 1983 e co-fondato da Fondazione CRT. Si occupa di ricerca scientifica e alta formazione nell’ambito della scienza dei dati, dei sistemi complessi e delle applicazioni dei dati e dei modelli computazionali all’impatto sociale e alla salute pubblica.
In apertura, un ritratto di Marta C. Gonzàlez [Foto Fondazione CRT]
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