«Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi.» Li rappresenta molto questa frase del giurista americano Charles Evans Hughes che hanno dipinto in una delle loro variopinte sedie. Sedie che alla Locanda del Terzo Settore “Centimetro Zero” di Spinetoli, nelle Marche in provincia di Macerata, i ragazzi realizzano come opere d'arte durante i laboratori creativi e che vanno a ruba tra gli avventori del ristorante, “tesori in vendita” li chiamano qui. Sedie tutte differenti, stabili o traballanti, solari o un po' tetre, con tratti visibilmente fuori dai contorni e, per questo, uniche. Com'è per tutti qui dentro. Qui dov'è più facile capire che non esiste alcun netto confine capace di definire un “noi” e un “loro”.
«Si sentono uguali a tutti gli altri e la normalità qui per me è diventata un punto interrogativo» – ammette oggi che è tempo di bilanci, ma anche di nuovo sprint, la responsabile del progetto Roberta D'Emidio, ascolana cinquantenne di gran brio – «A novembre facciamo 4 anni di attività. Ci siamo ispirati alle prime esperienze inclusive nel mondo della ristorazione, come quella della Locanda dei Girasoli di Roma o alla docufiction televisiva Hotel 6 Stelle, e siamo nati nel 2015 come progetto della Cooperativa Sociale UCOF, sostenuto da un bando nel sociale della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, che ancora ci sostiene insieme all'Ambito Sociale dell'Unione dei Comuni Vallata del Tronto. Così oggi sono attivi in locanda 15 ragazzi in borsa lavoro, tutti dai 20 ai 40 anni, con disabilità intellettive, più o meno gravi, Sindrome di Down, autismo.
Martina, Veronica, Giulia, Francesca, Clarissa, Davide, Fabio, Daniele, Marino, Gabriele, Costantino, Riccardo, Emidio, Alessio e Lorenzo – perché ci tengono a vedere i loro nomi – si prendono cura dell'orto e degli arredi, della cucina e della sala, dei clienti. Hanno ottenuto un contratto di borsa lavoro della durata di 22 mesi, da circa 300 euro per 20 ore settimanali. Oltre a loro, complessivamente siamo in 30 persone: abbiamo anche dei volontari e 6 dipendenti, con contratto a tempo indeterminato, assunti da liste di disoccupazione o in situazioni svantaggiate, come un rifugiato politico del Burkina Faso oppure il nostro chef, Paolo, che lavorava in un ristorante di Acquasanta Terme distrutto dal terremoto del 2016. Per le assunzioni abbiamo preferito queste storie e guardato al lato umano, non solo professionale, per favorire una buona interazione tra le persone. Siamo un gruppo. Qui dentro, distanze tra noi e loro non ci sono, lo percepiscono chiaramente anche i clienti, ed è per questo che il locale si chiama “Centimetro Zero”.»
Un pony, un asino, le tartarughe. Le verdure dell'orto che non bastano mai e vengono integrate a menù grazie a quelle di giovani agricoltori di cui si sostiene la produzione di zona. Un menù sfizioso con tagliolini con battuto di agnello e spaghettoni al pesto di cavolo nero e pinoli; filetto di maiale alla vodka e mela rosa dei Sibillini o stinco di maiale all’arancia e dragoncello. Le vecchie madie in legno recuperate e la carta da parati con la texture di colorati centrini all'uncinetto. L'ambiente informale dove tutti si sentono liberi di esprimersi. Tra sorrisi spontanei e entusiasmi prorompenti, questo posto fa oggi quasi 250 presenze a settimana, con due sale da massimo cinquantina di coperti, aperto a cena tutti i giorni, sabato e domenica anche a pranzo, chiuso il lunedì.
«Le prime volte passavano anche 45 minuti prima di convincerli ad entrare in sala, ora appena arriva un cliente c'è un invasione di campo in cui tutti corrono a salutare e presentarsi e bisogna fermarli» – racconta Roberta, mettendo in luce i buoni frutti raccolti nel tempo in questo locale dalla formula del “colto e mangiato” – «È cresciuta la loro autostima e il loro senso di responsabilità. È normale quando lavori, ti relazioni con le persone e percepisci uno stipendio per questo. Entrano ed escono di qui sempre sorridenti e anche le famiglie, che ogni volta li accompagnano, ci parlano di grandi miglioramenti pure in casa nel quotidiano. Ogni sera ceniamo insieme prima del servizio e anche i laboratori sono momenti di scherzo e di confronto tra loro. Abbiamo venduto talmente tante sedie da rischiare di rimaner senza arredi. Ora per Natale stiamo lavorando alle etichette delle bottiglie del “nostro” vino Centimetro Zero, tutte fatte a mano e quindi in copia unica, una diversa dall'altra. Il viticoltore Roberto Cipresso ci ha regalato 600 bottiglie e poi abbiamo adottato un pezzo di vigna per seguire tutto il processo di fermentazione, a partire dalla pigiatura coi piedi…»
In sala nel mentre c'è un po' come l'eco di chi ripete sempre la stessa frase. Ora che sta arrivando l'inverno pare declinare al triste, ma in estate lo assicurano (anche troppo) euforico. Intanto in due, lei e lui, si danno bacetti, ma furtivi, perché è stato detto loro che davanti ai clienti non sta tanto bene. Comunque tutti sono concordi nel dirsi un po' stanchi del corso di meditazione degli scorsi anni, per cui ora s'è pensato a un corso di affettività con psicologi, assistenti sociali e sessuologi esperti. «Io sono down e tu, che problema hai?» chiede il cameriere al collega durante una veloce pausa di servizio. «Niente, dicono sia un ritardo mentale.» risponde lui. In tutto ciò, continuano gli eventi solidali dal grande pubblico. La serata di gala con una guest star come Massimo Bottura (che ha perso ruolo e microfono in un batter d'occhio) oppure gli appuntamenti di “Adotta una chef” con i cuochi di zona ospiti ai fornelli. Mentre da due anni sono sulla guida Slow Food, premiati per una qualità, offerta a buon prezzo, per cui vogliono proporsi anche come luogo di ritrovo per le famiglie del territorio.
«Questo è il nostro momento di affaccio sul mondo, siamo pronti a concretizzare tanti progetti.» – conclude Roberta, citando alcuni contatti in essere con realtà simili, tra cui l'Albergo Etico di Roma – «I primi due anni sono stati di rodaggio, di formazione con il progetto “Professione Centimetro Zero”. Loro oggi sono persone a cui si concede l'errore ma che fanno bene e la nostra idea ora è quella di creare una vera scuola per formarne tanti altri. Ho già chiesto le statistiche a tutti gli Ambiti Sociali della provincia di Ascoli Piceno per vedere quanti ragazzi potrebbero potenzialmente fruirne. Vogliamo creare delle “speciali” liste di collocamento per consentir loro di essere in rete e da cui attingere per farli lavorare nelle attività ristorative del territorio. Possono portare il loro, che è un valore aggiunto, in qualsiasi altro ristorante”.»
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