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Alfieri della Repubblica

La legalità si canta in coro, parola di Sofia

di Gilda Sciortino

Far comprendere il valore della legalità attraverso la musica. Ci è riuscita Sofia Gentile, diciannovenne originaria di Vittoria, in provincia di Ragusa, dando vita a un coro di bambini provenienti da diversi quartieri difficili della città. Ed è proprio grazie al progetto "Noi posso", nato in seguito alla sua esperienza a "Rondine, Città della Pace", che è stata insignita dell'onorificenza di Alfiere della Repubblica

Vola Sofia, vola attraverso la musica e le voci dei bambini di Vittoria, il comune siciliano da cui proviene, per i quali oggi il loro è un talento e non più un’occasione per partecipare a un’attività come un’altra. Vola alto attraverso sogni che parlano di legalità grazie alle leggiadre note del pentagramma. In tutto 16, tra bambini e bambine, di età compresa tra i 4 e i 12 anni, che fanno parte del coro del progetto “Noi posso”, giunto all’attenzione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha nominato Sofia – 19 anni – Alfiere della Repubblica, unica siciliana tra i 29 premiati.

Che emozione vedere i nostri bambini capire che potevano aprire il cassetto dei sogni e realizzarli perchè qualcuno credeva in loro

Sofia Gentile, alfiere della Repubblica

Sofia Gentile ha ancora gli occhi che le brillano e, con l’umiltà che è propria di chi ottiene il riconoscimento di un merito che non ritiene tale perché frutto di un impegno quotidiano, continua a pensare che non ci sia nulla di straordinario. Se non i suoi bambini. Per lei, studentessa della facoltà di Psicologia del lavoro a Padova, contano solo i suoi piccoli.

«Per aver saputo veicolare attraverso la musica l’importanza della cultura della legalità. Il canto all’unisono delle voci del suo coro è diventato strumento di coesione sociale»: non ci poteva essere motivazione migliore alla base dell’onorificenza che premia questa giovane siciliana che ha saputo credere che i sogni non devono rimanere tali, ma possono veramente spiccare il volo.

«Tutto ha inizio con l’esperienza fatta due anni fa durante il mio quarto anno di liceo a Rondine, Città della Pace», racconta lei stessa. «Si tratta di un borgo vicino ad Arezzo, nel quale da 25 anni si incontrano ragazzi e ragazze provenienti da Paesi in conflitto o post conflitto – per fare un esempio di conflitti attuali potremmo dire quello tra israeliani e palestinesi, tra russi e ucraini, ma nel mondo ce ne sono tantissimi altri – con l’obiettivo di decostruire l’immagine del nemico, scoprendo la persona che si cela dietro. Si fanno due anni di convivenza, ovviamente sempre affiancati in un processo di supporto psicologico educativo. Il progetto, nato nel 2015, prevede che ogni anno partecipi a questa esperienza una classe di ragazzi di uno dei licei italiani, andando a lezione la mattina, mentre nel pomeriggio si immergono nella dimensione del convitto. Noi, per esempio, eravamo venticinque».

Un percorso che aiuta a conoscere sé stessi, indagare nel profondo, ascoltare i propri silenzi e riscoprirsi liberi….

C’è anche un modulo sugli scopi del Terzo millennio, con una serie di lezioni tenute da professori universitari, formatori di varie discipline, con i quali si dibattono le questioni più calde dei nostri tempi. L’ultimo modulo è quello della vocazione professionale, all’interno del quale si inserisce la progettazione sociale. Chi vuole, una volta tornato da “Rondine”, può mettere in campo nel proprio territorio un progetto di imprenditoria sociale. A me è sembrata sin da subito un’opportunità infallibile, forte del fatto che ritenevo di aver fatto un percorso che mi aveva cambiato moltissimo, mi aveva dato la possibilità di fare uscire dal cassetto quei sogni che avevo messo da parte per tanto tempo perché ritenevo fossero capricci di bambina. Grazie a questa esperienza, invece, ho scoperto che potevano essere uno strumento per gli altri.

I bambini di “Noi posso” (foto fornita da Sofia Gentile)

È a Rondine, quindi, che prende corpo il progetto “Noi posso” che coinvolge i bambini di Vittoria…

Sì, sono bambini che provengono da contesti sociali economici culturali molto diversi anche tra di loro. Grazie alle suore di Madre Teresa di Calcutta siamo riusciti a entrare in contatto con i quartieri più in difficoltà della città, tessendo relazioni con le comunità e le famiglie, proponendo ai più piccoli un progetto che ha innanzitutto una finalità educativa. Contestualmente, infatti, lavoriamo su tematiche come la legalità, l’ambiente, la cura dell’altro, l’attenzione alle emozioni. Concretizzando quello che io sognavo da bambina e che era uno sradicamento dell’espressione egoistica.

“Noi posso” non è, quindi, un errore di concordanza?

Assolutamente no. Io posso sottintendere “e tu no”, senza curarsi di quello che la nostra azione provoca nella vita degli altri. La forma del canto corale non permette alcuno slancio di protagonismo e sopraffazione e, dunque, rappresenta il concreto rovesciamento dell’espressione egoistica ‘Io posso’.

In che modo segui il progetto da Padova, dove stai studiando?

Mi occupo della parte più educativa e di progettazione, mentre sul territorio si trovano alcuni ragazzi che sono stati presenti sin dall’inizio, come Gabriele Di Falco e Valerio Latino. Francesco Adamo, invece, segue come me il progetto a distanza occupandosi della cura dei social e della presentazione anche all’esterno del percorso. Devo anche dire che tutto questo non avrebbe potuto prendere corpo se Gianna Rizza, una sera di novembre del 2022, non avesse detto di sì alla proposta di dirigere il coro. Allora avevo 17 anni e mi ha ancora di più entusiasmato il fatto che lei abbia creduto sin dall’inizio nel progetto. Lei rappresenta la guida adulta, anche tecnica dal punto di vista musicale, del coro. Da quest’anno collaborano pure Federica Di Raimondo ed Erika Giachi, due ragazze che ci aiutano a realizzare uno dei nostri obiettivi che è quello di esportare il “Metodo Rondine” in tutte le scuole d’Italia, cercando di formare interi consigli di classe alla valorizzazione del rapporto con l’ambiente. Tema, nel quale si inserisce la conoscenza di sé ancor prima di quella relativa alle materie.  Già quest’anno è partita la sperimentazione in una classe del liceo scientifico “Mazzini” di Vittoria e il fatto che se ne occupino due ragazze giovanissime, appena 16 anni, ci dà grandi speranze per il futuro.

Vittoria non è una città molto semplice…

Purtroppo è una città nota per fatti di cronaca nera, ma siano convinti che sia un posto che ha delle potenzialità anche dal punto di vista delle persone che la abitano e che hanno dei talenti straordinari da scoprire. Ha solo bisogno di non essere abbandonata dai suoi giovani, ma di rinascere con loro. Io per prima, che per adesso mi trovo a Padova, non voglio abbandonarla definitivamente. Una volta finiti gli studi, tornerò per sviluppare ancora di più il progetto.

Come ti è arrivata la notizia del conferimento dell’onorificenza?

Devo dire grazie a mio zio che ha candidato a mia insaputa il progetto. Mi ha chiamato mia madre il giorno prima che venisse pubblicata la notizia ufficiale sul sito del Quirinale per darmi la possibilità di “realizzare” quel che sarebbe accaduto di lì a poco. Aveva ragione perché, da quando si è saputo, sono stata travolta e ho avuto poco tempo per razionalizzare quanto stava succedendo.  Tra l’altro avevo anche un esame da sostenere, quindi ho dovuto conciliare le due esigenze. Ho, però, detto che non ci avrei creduto fino a quando non avessi visto un documento ufficiale. Non ci è voluto molto perché ciò accadesse.

Sofia Gentile con i genitori, Cinzia e Luca

Qual è la cosa che ricordi in maniera più emozionante di quella giornata?

È una situazione difficile da spiegare a parole perché si tratta di comunicare emozioni. Mi ha fatto vibrare il breve scambio con il presidente Mattarella rispetto al suo apprezzamento nei confronti del progetto. La prima cosa che mi ha detto è stata appunto che, per lui, lo strumento corale è quello più efficace per obiettivi che guardano a un target di bambini così piccoli. Una conferma che stiamo lavorando bene. Altrettanto indimenticabile vedere l’emozione del Presidente davanti ai doni che ho portato da parte dei nostri bambini: una borsa di tela, che regaliamo a tutti coloro i quali sostengono il coro, con dietro alcuni disegni dei bambini e delle bambine che erano con me idealmente in questa cerimonia, e una maglietta con una grafica realizzata appositamente da Davide Piloto, un  giovanissimo artista vittoriese. Gli abbiamo consegnato anche un brevissimo video di presentazione, accompagnato da una piccola lettera che bambini hanno voluto scrivere proprio per lui. Non mi aspettavo neanche un’altra cosa che ha continuato a farmi commuovere, una chiamata della segreteria del Quirinale che mi portava i ringraziamenti di Sergio Mattarella per questi doni.

Chi ti ha accompagnato per vivere con te questa esperienza?

C’erano i miei genitori, Cinzia e Luca, che hanno colto l’occasione per rivedermi. Vivendo e studiando fuori, torno a Vittoria solo in occasione delle feste comandate e per le vacanze. È stata l’occasione per stare un po’ con loro. Sono molto importanti perché hanno sempre creduto in me. Hanno investito in questa esperienza di formazione incredibile che è stato il “Quarto Anno a Rondine”. Sono impagabili anche perché sono i primi a dare l’esempio come volontari del coro.

Le foto scattate durante la cerimonia di conferimento dell’onorificenza sono di Francesco Ammendola, Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica


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